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Come possiamo vincere la guerra dell’informazione senza venire meno ai nostri valori democratici? È la domanda attorno alla quale ruota il rapporto presentato ieri dalle deputate francesi Natalia Pouzyreff (Renaissance) e Marie Récalde (PS), alla commissione Difesa dell’Assemblée nationale. L’obiettivo: rafforzare la risposta della Francia alla guerra dell’informazione senza adottare pratiche antidemocratiche. Il documento propone 34 raccomandazioni per una strategia nazionale d’influenza e contro la disinformazione, con un messaggio chiave: coinvolgere la società civile per superare i limiti dell’attuale architettura statale.

Il quadro generale

Le campagne di manipolazione informativa contro la Francia si moltiplicano. Solo tra il 2023 e il 2025, Viginum – l’organismo nazionale incaricato della vigilanza sulle ingerenze digitali straniere e rientrante sotto la responsabilità del primo ministro attraverso il Secrétariat général de la Défense et de la Sécurité nationale – ha identificato 77 operazioni di disinformazione riconducibili alla Russia, molte delle quali legate alle elezioni legislative, ai Giochi Olimpici di Parigi e alla presenza francese in Africa.

Secondo il Servizio europeo per l’azione esterna, la Francia è il secondo Paese europeo più colpito dopo l’Ucraina, bersaglio anche di attori come la Cina e l’Iran. Le tecniche si diversificano: identità istituzionali falsificate, bot network, contenuti generati da intelligenza artificiale, uso di influencer per diffondere narrazioni ostili.

Nonostante l’impegno crescente dello Stato – con la recente istituzione di Viginum, l’inserimento dell’“influence” nella Revue nationale stratégique e l’impegno di diversi ministeri – il sistema appare disperso e centralizzato, incapace di arrivare efficacemente sul territorio. Le azioni sono spesso relegate a una rete ristretta e iperspecializzata, e mancano strumenti condivisi per la formazione, il coordinamento e l’intervento rapido.

Due strumenti per colmare il divario

Per superare questa frammentazione, il rapporto propone due soluzioni principali. Primo: un’accademia pubblica per la lotta contro la manipolazione informativa, costruita attorno a Viginum, che unisca formazione, produzione di risorse, sostegno agli enti locali e cooperazione internazionale. Rivolta a scuole, imprese, media, enti pubblici e parlamentari, l’accademia dovrebbe essere operativa tra il 2025 e il 2026. Secondo: una “riserva civica informazionale”, ovvero una rete di volontari con competenze in Osint, comunicazione, cybersecurity e pedagogia, da attivare in funzione di allerta o prevenzione, soprattutto a livello locale. L’obiettivo è portare la difesa dell’informazione dove oggi lo Stato è assente: nei bar, nei forum, nei gruppi chiusi su Facebook.

Cultura della verità, non controllo sociale

Non si tratta di trasformare ogni cittadino in una spia digitale, spiegano le relatrici. L’obiettivo è promuovere una cultura della verità, dell’analisi critica e della fiducia nei fatti. Come ha detto Marc-Antoine Brillant, capo di Viginum, “la minaccia è intima perché ci obbliga all’umiltà e, domani, a risposte che non dipenderanno solo dallo Stato ma dall’educazione e dalla società civile”.

Il rapporto propone anche di: rafforzare la comunicazione strategica delle ambasciate; rendere più chiara la dottrina di risposta alle manipolazioni; includere la resilienza informativa nei percorsi educativi e nei momenti civici nazionali (come la Giornata della Resilienza o quella della Cittadinanza); sostenere ricerca, debunking e prebunking, evitando però approcci moralistici o paternalisti.

La proposta delle due deputate francesi è ambiziosa. Punta a costruire un ecosistema più coeso, capace di rispondere a una minaccia ibrida in continua evoluzione. Un messaggio attraversa tutto il rapporto: la difesa democratica dell’informazione non è solo questione di tecnologie o servizi segreti, ma di partecipazione civica e cultura critica.

Vincere l’info-war senza tradire la democrazia? La relazione francese

Due deputate francesi propongono una strategia nazionale per rispondere alla disinformazione e rafforzare l’influenza del Paese senza compromettere i valori democratici. Al centro, una riserva civica di esperti e la creazione di un’accademia pubblica per formare e coordinare gli attori del contrasto alle manipolazioni informative

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