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Con la pandemia di Covid-19, abbiamo visto che è “interesse vitale” dell’Unione europea diventare “meno dipendenti in settori critici”. Basti pensare alle mascherine provenienti dalla Cina perché “abbiamo portato alcune nostre aziende” del comparto salute “in altre regioni” del mondo. È quanto dichiarato da Annalena Baerbock, ministra degli Esteri tedesca, nel corso di un evento con l’omologo italiano Luigi Di Maio organizzato dall’Istituto Affari Internazionali, dopo il bilaterale a Villa Madama.

A moderare l’incontro, dal titolo “A green revival for a political Europe”, Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto Affari Internazionali, professoressa onoraria all’Università di Tübingen e Pierre Keller Visiting Professor alla Harvard Kennedy School dell’Università di Harvard, a Cambridge, in Massachusetts, oltreché special adviser dell’Alto rappresentante dell’Unione europea e vicepresidente della Commissione europea Josep Borrell.

L’incontro tra i due, il secondo dopo quello a margine del G7 Esteri di Liverpool a inizio dicembre, è servito a dare il via al Piano d’azione per approfondire e rafforzare i rapporti tra Italia e Germania. “Con la ministra Baerbock ci siamo dati delle tempistiche che guardano a metà anno per organizzare il summit bilaterale tra Italia e Germania e in quell’occasione firmare il piano d’azione”, ha detto Di Maio in conferenza stampa indicando nella lotta al cambiamento climatico e nella transizione verde due delle priorità condivise. “Insieme, oggi abbiamo dato il via insieme al nostro Piano di azione tra Germania e Italia. Vogliamo dar vita alla politica estera”, ha scritto su Twitter la ministra Baerbock ringraziando l’omologo.

“Il trattato di Aquisgrana è già stato firmato, quindi ci troviamo ovviamente a un livello diverso”, ha spiegato Baerbock rispondendo a una domanda di Formiche.net. “In ogni caso”, ha proseguito, non è questione di confrontare i trattati”. Serve piuttosto, ha dichiarato, guardare “alle possibilità e anche alle sfide tra i nostri due Paesi”. Il piano su cui le diplomazie stanno lavorando “non è contro nessuno”: l’obiettivo è raggiungere un’intesa – che però non avrà la forma di un trattato come quello francotedesco – affinché “la cooperazione tra Germania e Italia possa fare la differenza e aiutare l’Europa”.

“Non credo si debba creare l’aspettativa” di un accordo che sostituisca l’asse francotedesco, spiega Riccardo Alcaro, coordinatore delle ricerche e responsabile del programma Attori globali dell’Istituto Affari Internazionali. Ci sono differenze di vedute tra Roma e Berlino, basti pensare alla governance dell’eurozona. È però un “fatto positivo”, evidenzia Alcaro, che il Piano d’azione si focalizzi molto quella questione climatica, e dunque energetica, su cui spesso i due Paesi hanno avuto posizioni ben diverse. “Tuttavia, non vedo lo stesso livello di convergenza tra Italia e Germania rispetto a quello che sottostà al Trattato del Quirinale” firmato da Italia e Francia a fine novembre, aggiunge.

“Non è impossibile”, continua, “che prima o poi si possa giungere a un triangolo italo-franco-tedesco che sostituisca quello franco-tedesco come principale promotore della cooperazione intraeuropea. Molto dipenderà dalle capacità dell’Italia di sfruttare il Trattato del Quirinale e il Piano d’azione con la Germania ma anche di gestire la sua economia in maniera credibile”, osserva. “Non penso che l’Italia abbia le capacità politico-istituzionali per arrivare a questa posizione, tantomeno nel breve periodo, a meno che Mario Draghi non resti alla guida del governo o, se andasse al Quirinale, sia capace di indirizzare un’azione di governo che rifletta quanto si è visto in questo suo primo anno di premierato che effettivamente ha visto l’Italia recuperare un peso e un’influenza nella cooperazione intraeuropea che non si vedeva dagli anni Ottanta”, aggiunge Alcaro.

Le posizioni dure di Baerbock verso Cina e Russia sono note. Lo stesso sono quelle, più merkeliane, del cancelliere Scholz. Tanto che l’emittente tedesca Zdf ha riproposto un interrogativo molto tra gli anni Novanta e i Duemila, con Gerhard Schröder e Joschka Fischer: chi è “il cuoco” e chi “il cameriere” della politica estera tedesca tra il cancelliere e il ministro degli Esteri? “È possibile ipotizzare un cambiamento di rotta della politica estera tedesca” verso un maggiore allineamento alla linea dura voluta dagli Stati Uniti di fronte a una maggiore assertività di Cina e Russia, “senza che però questo si traduca in un pieno allineamento”, spiega Alcaro. “Non credo questo possa avvenire nel breve periodo, poiché”, per esempio, “le relazioni commerciali della Cina con la Germania e l’Unione europea sono troppo importanti”, conclude.

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