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La maggioranza degli europei crede che sia in atto una nuova “guerra fredda” tra gli Stati Uniti e i relativi rivali internazionali, Cina e Russia. Ma pochissimi in Europa ritengono che il proprio Paese stia direttamente prendendo parte a questi conflitti, mentre molti credono che la leadership dell’Unione europea a Bruxelles sia in conflitto con Cina (62%) e Russia (59%). È quanto emerge da un nuovo rapporto basato su sondaggi svolti dallo European Council of Foreign Relations.

“Il pubblico europeo pensa che sia in atto una nuova guerra fredda, ma non vuole averci niente a che fare. Il nostro sondaggio rivela che un’inquadratura da ‘guerra fredda’ rischia di alienare gli elettori europei”, ha dichiarato Mark Leonard, coautore e direttore fondatore dell’Ecfr. “Finora sono solo le istituzioni europee, e non i cittadini europei, a essere pronte a vedere il mondo di domani come un crescente sistema di competizione tra democrazia e autoritarismo”, ha dichiarato Ivan Krastev, coautore e presidente del Centre for Liberal Strategies.

Già prima dell’annuncio del progetto Aukus, un’alleanza tra Stati Uniti, Australia e Regno Unito al fine di contenere la Cina, i cittadini di diversi Stati membri avevano un atteggiamento ambivalente nei confronti della possibilità di nuovo scontro globale. Questi risultati mostrano i pericoli di un divario in continua crescita tra l’opinione pubblica europea e gli Stati Uniti, nonché tra gli approcci nazionali e la posizione più aggressiva della leadership politica europea a Bruxelles.

Per esempio, il sondaggio dell’Ecfr ha rilevato che solo il 15% degli europei intervistati ritiene che il proprio Paese si trovi attualmente in una situazione di una nuova “guerra fredda” con la Cina, con questa cifra che sale solo al 25% per quanto riguarda la Russia. In Bulgaria e Ungheria è stata inoltre rilevata una valutazione positiva dell’atteggiamento di queste autocrazie rispetto alle principali sfide politiche di oggi.

A livello nazionale, gli europei non credono che la Cina sia una minaccia. Il sondaggio dell’Ecfr ha rilevato che solo il 15% dei cittadini europei considera il proprio Paese in una situazione di alta tensione con la Cina. In Italia, che è stata un destinatario di alto profilo degli aiuti cinesi durante la prima ondata della pandemia di Covid-19, solo l’11% degli intervistati ha espresso questa opinione, mentre il 67%, un’ampia maggioranza, ritiene che “non sia in atto una guerra fredda” tra il loro Paese e la Cina. La posizione prevalente, in ciascuno dei 12 Stati membri intervistati, è di distacco, con gli intervistati in Ungheria (91%), Bulgaria (80%), Portogallo (79%) e Austria (78%) più propensi a ritenere che il loro Paese non sia in conflitto con Pechino. Gli svedesi, come per i precedenti sondaggi dell’Ecfr, sembrano essere i più aggressivi, con il 33% che ritiene che il loro Paese sia attualmente in una posizione simile alla “guerra fredda” con la Cina.

Gli autori del report avvertono che “se Washington e Bruxelles si stanno preparando per una lotta generazionale di ‘tutta la società’ contro le autocrazie di Pechino e Mosca”, potrebbero scoprire di “non avere un consenso sociale pronto a sostenerli”. Per questo, Leonard e Krastev esortano la leadership europea a sostenere politiche più decise nei confronti di Cina e Russia, relativamente agli interessi europei e nazionali, piuttosto che una logica della guerra fredda, in modo da poter rappresentare per i cittadini europei una potenza forte, unita e convincente per il futuro dell’Alleanza atlantica.

Cosa pensano gli europei della guerra fredda tra Usa e Cina-Russia

“Il pubblico europeo pensa che sia in atto una nuova guerra fredda, ma non vuole averci niente a che fare. Il nostro sondaggio rivela che un’inquadratura da ‘guerra fredda’ rischia di alienare gli elettori europei”, ha dichiarato Mark Leonard, coautore del rapporto Ecfr

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