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Si rafforza l’intesa tra gli organi antitrust sulle due sponde dell’Atlantico. Oggi la commissaria europea per la concorrenza Margrethe Vestager è a Washington per un incontro con la giovane e agguerrita leader della Federal Trade Commission, la trentaduenne Lina Khan, scelta personalmente dal Presidente Joe Biden per portare avanti la crociata regolatoria contro Big Tech.

Per Vestager si tratta del secondo viaggio statunitense nel giro di poche settimane. A fine settembre era a Pittsburgh per il lancio ufficiale del Consiglio commercio e tecnologia (Ttc) tra Ue e Usa, un’infrastruttura di confronto costante attraverso cui i partner transatlantici possono parlarsi ed eventualmente coordinare le rispettive posizioni su temi tech pressanti, dalle catene di produzione ai semiconduttori e l’intelligenza artificiale.

Il Ttc è uno dei risultati emersi dal summit Ue-Usa dello scorso 15 luglio, in cui Biden e la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen hanno delineato il futuro della collaborazione transatlantica. E oggi ne emergerà un altro, nella forma del “Dialogo congiunto sulla politica di concorrenza tecnologica” (Joint Technology Competition Policy Dialogue), che verrà presentato da Khan e Vestager.

Essenzialmente, questo nuovo forum è per l’antitrust quello che il Ttc è per il confronto commerciale, con l’ambito tecnologico a fare da comun denominatore. Sarà una piattaforma di dialogo per interfacciarsi sulle aree di interesse reciproco. Non solo sul lato dell’applicazione della legge, riporta Politico, ma anche su come i regolatori da ambo le parti gestiscono i flussi di dati (uno dei nodi cruciali da sciogliere). E come avvenuto con la riunione inaugurale del Ttc, oggi verrà rilasciata una dichiarazione congiunta che costituirà la base delle discussioni nei prossimi mesi.

Le posizioni di Vestager e Khan in materia Big Tech e concorrenza sono quantomento assimilabili: entrambe credono si debba limitare il potere delle Bih tech. L’europea è stata tra le prime a congratularsi con l’americana per la sua nomina lo scorso giugno, e da allora le due si sono sentite frequentemente. Tuttavia, America ed Europa si stanno muovendo in maniera molto diversa sulla questione antitrust. Anche perché cambia il contesto, dato che le aziende leader del settore tecnologico sono praticamente tutte statunitensi.

Oltreoceano la Ftc di Khan si sta muovendo contro le Big Tech (spiccano il recente blocco all’accordo Nvidia-Arm e una causa antitrust contro Facebook/Meta, rinnovata e ancora al vaglio dei giudici). Intanto i cinque disegni di legge presentati a giugno dai democratici per riformare il mercato digitale sono ancora al palo per via della resistenza dei repubblicani, l’innegabile influenza delle compagnie locali e una più generale mancanza di consenso sui temi (altamente polarizzati e polarizzanti) alla base del dibattito.

In Europa invece la questione gravita attorno a due macro-pacchetti legge presentati dalla Commissione, il Digital Services Act e il Digital Markets Act (Dsa e Dma), che dopo l’approvazione dei ministri dell’innovazione procedono spediti attraverso l’iter nell’Europarlamento. L’approvazione finale dovrebbe avvenire nel 2022, ma anche se i testi passassero nella forma attuale non si prevede l’entrata in vigore prima del 2024, complice un periodo di aggiustamento per le aziende di un anno e mezzo.

Sul breve termine il nuovo Dialogo congiunto sembra un buon terreno per discutere di questioni scottanti come il Privacy Shield attraverso un dialogo strutturato, basato sulla comunanza di valori e progettato per continuare indefinitivamente. Per questo, sul lungo termine, il nuovo forum può diventare il luogo in cui si dirimono le questioni più esistenziali legate all’operato dei campioni digitali, che sono occidentali in senso lato e dunque riflettono le società di derivazione. Per questo l’iniziativa è molto utile anche in vista del Summit delle democrazie di Biden, in cui si toccheranno anche temi tech.

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