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“Insieme”, soggetto politico neonato, democratico e di ispirazione cristiana ha l’ambizione di partecipare attivamente al recupero della buona politica al servizio della persona. La crisi della politica e di conseguenza quella dei partiti ha bisogno di analisi serie e rigorose. Relegato il “centro” nel ripostiglio delle cose inutili, la disputa tra esponenti di destra e di sinistra, abbandonati i fantasmi del passato, fascismo e antifascismo, che tanto male hanno fatto all’Europa e all’Italia nel Novecento, oggi si svolge su due nuove visioni del mondo: sovranismo e populismo, sentimenti politici surrogati, approssimativi, con peculiarità differenziate nei vari Paesi del Globo.

Non sembra che le due idealità definiscano con nitidezza la loro identità, tanto che l’informazione sovente invece di spiegare la natura delle diversità, per niente culturali, ideali, etiche manipola e strumentalizza, prendendo parte a discussioni asfittiche e inconcludenti, che accentuano il disorientamento. Non si ricavano elementi utili per risolvere dubbi, perplessità, né per stabilire differenze d’impostazione. Gli attuali partiti privi di ispirazione culturale ed etica dovrebbero interrogarsi sul loro ubi consistam, invece, avendo difficoltà a definire la propria identità si barcamenano tra genericità e anonimato, impegnando i media ad una narrazione sciatta, superficiale, inattendibile. Il caos regna sovrano, come si dice.

Finito il tempo della repubblica dei partiti, l’Italia si è ritrovata con la repubblica degli “uomini soli al comando”. Le organizzazioni politiche non si sa cosa sono: club, circoli elettorali, associazioni finalizzati alla raccolta del consenso per legittimare il potere o altro ancora. Il cammino delle democrazie moderne dimostra che un partito ha bisogno di peculiarità non secondarie, guardando alla società in cui opera: di una utopia, di una cultura, di una organizzazione che, attraversando le giuste strade, tende alla realizzazione del bene comune. La storia politica dell’Italia, dalla fine del XIX secolo si è caratterizzata per la presenza e l’azione di partiti di massa, che sono riusciti nel tempo a rappresentare più del 70% dell’elettorato. I ceti deboli e quelli medi si sentivano pienamente garantiti da queste forze politiche: democristiana, comunista, socialista, laiche capaci di farsi carico dei bisogni popolari. La parola popolo aveva valore. Era familiare a partiti veri non improvvisati, con tradizione consolidata fatta di sapere, di etica, di esperienza dura, di lotte, di contrasti con il potere tanto che godeva di rispetto, prestigio, consenso. Caduto il Muro, qualcuno teorizzò che i primi cinquant’anni della Repubblica erano da archiviare per condotta discutibile.

Una spudorata falsità. La menzogna per sconvolgere l’ordine democratico nel nostro Paese, ben studiata, si avvalse dei referendum elettorali degli inizi anni ’90, della cancellazione della legge elettorale proporzionale, della contemporanea operazione di terrore giustizialista e dell’abolizione della immunità parlamentare. Sfregiarono ignobilmente la prima esperienza repubblicana, ferendo a morte i partiti di massa, anche se protagonisti della nascita della democrazia e della crescita del benessere in Italia. La verità, invece, stava nella diversa impostazione di politica economica, sgradita ai Paesi anglosassoni che mal sopportavano il sistema produttivo dell’Italia, incentrato sul rapporto pubblico privato (economia sociale di mercato) in contrasto con le politiche dichiaratamente liberiste della globalizzazione. Era necessario mettere fuori gioco i partiti di governo, Dc e Psi, con il pretesto del finanziamento illecito: verità forse verosimile, ma che non poteva essere causa di condanna della intera classe di governo dell’Italia repubblicana.

L’aver distrutto il sistema dei partiti, nato con la Repubblica, ha significato perdere pezzi di democrazia affannosamente conquistati, tanto che addirittura Marcello Sorgi su La Stampa arriva a ipotizzare un governo dei militari, in un eventuale dopo Draghi. Sarà un paradosso, ma l’idea circola. Le mutazioni genetiche, i cambiamenti repentini, gli stravolgimenti politici ci sono, c’è un disordine preoccupante tanto che non si capisce più chi fa la sinistra, chi la destra e se esiste ancora un centro. L’anomia dei partiti è un dato consolidato, con la triste conseguenza che la politica è anonima, non a caso si sostiene che la politica è in crisi. L’inconsistenza e l’incoerenza degli attuali “partiti” chiarificano. La politica dov’è finita? E il popolo dove sta, il bene comune in quale programma compare? Il governo Draghi è stata una scelta necessitata di Mattarella, non c’erano alternative, visto lo scontro muscolare e inconcludente tra sovranisti e populisti.

“Insieme” vuole partecipare e rendere ancora nobile la politica, ascoltando la società e proponendo soluzioni adeguate alla domanda di governo che viene dalla gente: giustizia e pace sociale. L’imperativo categorico è organizzare democraticamente i partiti, in grado di accogliere e dare voce a chi è stato espulso o relegato volutamente ai margini della vita politica italiana. Si straparla di pacificazione nazionale: i governi democristiani, dopo la caduta del fascismo e dopo la fine della seconda guerra mondiale, per riconciliare lo Stato con il popolo assegnarono la terra ai contadini e la casa ai lavoratori. Il partito popolare di Sturzo dopo il primo conflitto mondiale chiese l’istituzione del ministero della Concordia Nazionale per alleviare le sofferenze di tutti coloro che avevano pagato un prezzo altissimo alla causa della guerra. Sturzo e De Gasperi di fronte all’attuale grave crisi economica che affligge il ceto medio e la povera gente non avrebbero esitato da uomini illuminati e di carità, da “popolari”, a studiare e ad attuare politiche di sostegno a favore dei ceti in difficoltà.

Non ci sono purtroppo in giro né De Gasperi né Sturzo. Speriamo però che l’idea e l’impegno dei tantissimi cattolici in politica ritrovino ampi spazi di azione per sostenere una vera governabilità nella stabilità. Il partito “Insieme” vuole cimentarsi, senza timori in questo tortuoso cammino, potendo contare su un consolidato, ricco e straordinario patrimonio culturale, politico, sociale, economico maturato dagli inizi del XIX secolo ad oggi.

Stabilità e governabilità. Così i cattolici devono tornare a contare

“Insieme” vuole partecipare e rendere ancora nobile la politica, ascoltando la società e proponendo soluzioni adeguate alla domanda di governo che viene dalla gente: giustizia e pace sociale. L’imperativo categorico è organizzare democraticamente i partiti, in grado di accogliere e dare voce a chi è stato espulso o relegato volutamente ai margini della vita politica italiana

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