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Tutti vaccinati, anzi no. Proprio tutti no. L’Italia della grande paura per la quarta ondata scatenata dalla variante Delta si divide in questi giorni sul se e come incentivare, per non dire costringere, gli italiani più scettici a vaccinarsi. Le vacanze ormai sono alle porte e la sensazione che viaggi e buon umore possano essere spazzati via, anche per colpa di chi il vaccino non lo vuole fare, è piuttosto forte.

Nelle ultime ore si sono susseguite alcune proposte volte a stringere il cerchio intorno a chi non si è vaccinato. C’è chi, come la virologa Ilaria Capua, suggerisce di far pagare l’eventuale ricovero in ospedale a chi viene contagiato e non è vaccinato, oppure chi, come l’ex presidente della Consob, Giuseppe Vegas, intervenuto sulla colonne di MF-Milano Finanza, propone un’imposta addizionale del 5% sui redditi dei non vaccinati. Insomma, chi non si vaccina deve pagare, contribuendo ai costi del sistema sanitario. Formiche.net ne ha parlato con Alberto Mingardi, saggista dalla solida estrazione liberale e direttore dell’Istituto Bruno Leoni.

In questi giorni sono state avanzate alcune proposte volte a convincere i molti scettici a vaccinarsi, evitando cosi ulteriori danni al Paese. Dal contributo ai costi della sanità alla tassa del 5% sui redditi di chi non si è vaccinato. Che effetto le fa?

Mi sembra che si stia dimenticando un banale precetto della saggezza popolare: le api si prendono col miele. Si discute incessantemente di incentivi molto forti e per così dire negativi, delle punizioni insomma, trascurando tre elementi di fondo.

Ovvero?

Primo, la campagna vaccinale in Italia sta andando bene. Abbiamo circa 35 milioni di persone che hanno già fatto la prima dose, e che dunque hanno aderito con convinzione. Se pensiamo all’atteggiamento prevalente nel nostro Paese verso la scienza, non era per nulla scontato. Fra persone che hanno avuto il Covid e vaccinati almeno con una dose, abbiamo il 65% della popolazione che è immunizzato. Secondo, sarebbe importante capire chi sono gli italiani che non si stanno vaccinando e chiedersi perché, per definire gli incentivi appropriati.

Proviamoci noi, a dare una risposta…

Se non capisco male, una preoccupazione forte è quella rispetto a persone di età avanzata che risiedono al Sud e sarebbero renitenti al vaccino. Pensiamo davvero di convincerli vincolando la partecipazione a un concerto rock alla vaccinazione? Ci sono professioni, come gli insegnanti, per cui l’obbligatorietà è molto sensata: lo Stato che ne è datore di lavoro deve pretendere da loro che si vaccinino. Ma per quel che riguarda agli altri mi sembra che la frenesia di copiare la Francia abbia fatto impazzire la discussione pubblica.

Mi parli dei No Vax. Quelli duri e puri. Se è vero che rischiamo la quarta ondata, ammesso e non concesso che non sia già in atto, perché non provare misure ai limiti del forzoso?

I No Vax ideologici non verranno convinti dal Green Pass e anzi lo interpreteranno come una conferma delle loro teorie complottiste. Non sono però loro che possono e andrebbero persuasi, bensì tutti coloro che esitano, magari anche a causa del disastro informativo verificatosi col pasticcio AstraZeneca. È curioso pensare a provvedimenti che hanno un sapore punitivo prima, per esempio, di avere realizzato una campagna d’informazione a tappeto, che non c’è. In compenso usiamo il servizio pubblico per ospitare le liti fra virologi. Ed è curioso aver passato mesi a fare l’elogio della medicina del territorio e avere cantato tutti in coro le lodi dei medici di medicina generale, e poi non usarli per contattare gli esitanti e proporre loro la possibilità di vaccinarsi.

Allora, Mingardi, prima è meglio lavorare di buona informazione e usare al meglio le medicina dei territori e poi, nel caso, provare la stretta…

Sì. Ma mi faccia aggiungere un concetto. Fatte queste cose, ci si dovrebbe chiedere chi non si è vaccinato sino ad ora e si dovrebbe ragionare su come incentivarlo. Siamo nel Paese dei bonus e non ci viene in mente di dare un modestissimo bonus ai chi si vaccina? Dargli in omaggio dei biglietti del cinema o farlo partecipare a una lotteria per un abbonamento per andare allo stadio? Un’ultima cosa, su questo punto.

Prego…

Non c’è bisogno di essere un mago dello storytelling per sapere che il modo in cui si imposta la comunicazione ha conseguenze sulle aspettative e le percezioni delle persone. Si vuole far passare il messaggio che si chiudono alcuni luoghi alle persone senza Green Pass. Perché non fare e dire l’esatto contrario, cioè che si aprono alcuni luoghi per esempio, le discoteche a chi è vaccinato?

Ci siamo dimenticati il terzo elemento.

La Francia ha fatto il Green Pass ma ha annunciato contestualmente un obiettivo chiaro: 50 milioni di vaccinazioni entro fine mese. Io non ho sentito il generale Figliuolo dire che potrebbe vaccinare più persone di quanto stia facendo, e che per questo servono incentivi adeguati. Di che parliamo se non sappiamo quanti sono i vaccini in più che potremmo fare, come e quando?

Va bene, messaggio ricevuto. Però mi tolga un dubbio: l’Italia vive la più grave crisi socio economica dal 1945 ad oggi. Le ragioni dell’economia e dunque la possibilità di avere un futuro, a patto che ci si vaccini, come si possono concertare con la libertà di tutti noi, garantita dalla Costituzione?

Il problema di questa gazzarra sul Green Pass è anche l’effetto che avrà sull’economia. Il Paese è in una fase di ripresa: si tratta, è evidente, di un rimbalzo dopo il tonfo dello scorso anno, ma è un rimbalzo più deciso e veloce di quanto in molti ci aspettassimo. In questa fase bisogna stare attenti a non giocare con le aspettative delle persone.

Si spieghi…

Se l’idea che passa, continuando a guardare i contagi e non invece le ospedalizzazioni e gli esiti sanitari gravi, è che in qualche modo si è aperto troppo e dunque si deve fare uno sforzo disperato col Green Pass perché nuove chiusure sono dietro l’angolo, verosimilmente le persone rallenteranno le spese che avevano preventivato, saranno tiepidi su acquisti e investimenti a breve termine eccetera…

Se le chiedo un esempio?

La servo subito. Il ristorante che non sa se sarà aperto o meno a settembre non farà grandi ordini di bottiglie di vino. Anche per questa ragione il dibattito di questi giorni mi sembra un po’ surreale.

A questo punto è lecito chiederle qualche suggerimento.

In linea più generale, una società prospera e aperta ha bisogno che vi sia una certa fiducia fra estranei, che una persona non veda l’altra solo come un potenziale vettore di contagio ma come una persona con cui può intrattenere degli scambi, senza temere che parlarci assieme ci mandi in ospedale. Anche per questo l’immunizzazione è importante. Se fossimo al contrario molto più indietro, o se avessimo scorte di vaccini che marciscono nei centri vaccinali, ragionare sull’obbligo avrebbe senso.

Potere della disinformazione. Non è che è il solito vizio italico di dipingere l’Italia peggio di quella che è?

A me sembra che il dibattito non sia per nulla sintonizzato sulla situazione nella quale ci troviamo e che ancora una volta non dia conto del fatto che alla fine i nostri concittadini sono molto più prudenti di come li raccontiamo, correndo dietro a vecchi stereotipi.

Si rischia il tutti contro tutti.

Sì, è semplicemente scattata una molla che è purtroppo molto presente nelle classi dirigenti italiane: la voglia di dire agli altri cosa fare, magari giustificandosi col fatto che gli altri sono dei bifolchi e pertanto non possono sapere cosa è davvero meglio per loro.

Tasse a chi non si vaccina? No al maccartismo, sì agli incentivi. Parla Mingardi

Intervista al saggista e direttore dell’Istituto Bruno Leoni. Prima di pensare a misure forzose dal vago retrogusto punitivo, come tassare chi non si vaccina, servirebbe fare della buona informazione e magari pensare a qualche bonus per incentivare gli scettici. I No Vax? Non verranno convinti dal Green Pass…

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