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Chi ha investito in Cina avrà un “risveglio pesante”, perché lo stile di governo dell’economia di Xi Jinping, con la stretta sulle Big Tech e il tentativo di prenderne di fatto possesso, non tiene conto delle esigenze del mercato. Quest’analisi dura è stata pubblicata sul Financial Times e firmata da George Soros. “Xi Jinping, il leader della Cina, è entrato in rotta di collisione con la realtà economica”, scrive, segnalando la debolezza di un settore cruciale dell’economia cinese come quello immobiliare e individuando nella crisi di Evergrande, un gigante del settore che oggi è anche la società più indebitata al mondo, il potenziale epicentro di un “crollo”. Xi non “comprende come opera il mercato”.

Secondo Gianclaudio Torlizzi, fondatore di T-Commodity, “la prospettiva di un allontanamento dal modello economico su cui è ruotata la globalizzazione spinta a cui abbiamo assistito dal 2000 al 2020 è come fumo negli occhi” per Soros. L’esperto aggiunge: “La Cina, come stiamo vedendo, ha scelto di apportare delle modifiche al suo modello economico con il solito approccio top-down” per fronteggiare la diseguaglianza crescente. “Qual è il modello proposto invece dall’Europa?” chiede.

Soros segnala come le politiche di Xi per riequilibrare la demografia cinese, il cui andamento, secondo lui, è peggiore di quanto segnalino le statistiche ufficiali, hanno peggiorato la situazione. Per esempio, la recente decisione del governo cinese di vietare il tutoring privato, un servizio ampiamente usato dai genitori per garantire una formazione d’eccellenza ai figli, non è in linea con l’esigenza delle famiglie di scommettere in un futuro migliore. Questo segnale ha avuto una ripercussione alla Borsa di New York nelle vendite di compagnie cinesi.

Inoltre, aggiunge Soros, un impatto negativo la sta avendo la stretta del governo cinese sulle Big Tech. Ad aprile il governo, scrive, ha preso un posto nel board formato di tre persone di ByteDance, la capofila di TikTok. Si tratta di una posizione strategica, perché ByteDance ha un patrimonio di informazioni personali tra i più grandi al mondo. E, sostiene ancora il finanziere, “il mercato è ancor più consapevole che il governo cinese sta prendendo il controllo di quote influenti di Alibaba e delle sue controllate”.

L’allarme del finanziere ungaro-americano è forte: “Centinaia di miliardi di dollari appartenenti a investitori Usa sono stati spinti in compagnie cinesi la cui corporate governance non rispetta gli standard richiesti: il potere e l’accountability sono ora esercitati da un uomo che non risponde a nessuna autorità internazionale”. Cioè Xi. E dunque, Soros chiede che il Congresso Usa approvi una legge bipartisan che obblighi gli asset manager a investire solo in compagnie le quali abbiano strutture di governance “trasparenti e allineate agli stakeholder”. In particolare queste regole devono valere per chi gestisce fondi pensionistici, in modo che la SEC abbia la possibilità di difendere gli investitori. Anche perché chi investe sembra poco consapevole dei rischi a cui va incontro. “Hanno visto la Cina affrontare molte difficoltà e uscirne sempre in maniera brillante”, spiega Soros. “Ma la Cina di Xi non è la Cina che conoscono. Egli sta mettendo in campo una versione aggiornata del partito di Mao Zedong. Nessun investitore ha alcuna esperienza di quella Cina, perché non c’erano mercati azionari ai tempi di Mao. Da ciò il risveglio duro che li attende”.

Soros si schiera contro Xi e ha un messaggio per chi ha investito in Cina

Il finanziere avverte: chi ha investimenti in Cina avrà un “risveglio pesante” perché il leader di Pechino “non comprende come opera il mercato”

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