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E se tra Angela Merkel ed Emmanuel Macron la spuntasse Armin Laschet? Il candidato cancelliere dell’Unione Cristiano Democratica racconta la sua visione in politica estera (“prima di tutto europei”) alla vigilia di una campagna elettorale che si annuncia particolarissima in Germania, non fosse altro perché la prima nell’anno zero del post merkelismo. Al di là dei programmi interni, tutti ricurvi sulla ripresa post covid e sulle politiche green, ecco che Laschet mette alcuni punti fissi circa la rinnovata relazione transatlantica e il ruolo della Germania nell’affrontare le principali sfide politiche globali.

STILE LASCHET

L’occasione è il Brussels Forum, organizzato dal German Marshall Fund, di cui Formiche.net è media partner. Punto di partenza? La speranza. Il suo obiettivo è mescolare la “sobrietà” del cancelliere tedesco uscente con la “passione” del presidente francese. Ovvero quello che lui stesso definisce lo “stile Laschet”. “Penso che la sobrietà di Angela Merkel abbia aiutato in passato. Sulle questioni europee ho più passione di Macron. Forse ha a che fare con il luogo da cui provengo. Se vieni da Aquisgrana, Parigi è più vicina a te di Berlino per quanto riguarda la distanza”.

QUALE RECOVERY

Non va dimenticato, però, che proprio i due leader cui Laschet dice di ispirarsi hanno evidenziato negli anni posizioni diverse su alcune tematiche. Si prenda quella dell’integrazione europea in occasione del discorso di Macron alla Sorbona nel 2017. La cancelliera non condivise quelle tesi, forse perché le richieste francesi di un budget comune per l’eurozona avrebbero avuto effetti chirurgici per le tasche dei contribuenti tedeschi. Posizioni che però, lo scorso anno, si sono parecchio avvicinate in considerazione dell’emergenza pandemica, quando l’integrazione economica è stata raggiunta sul Next Generation Ue.

Un tratturo, quello dell’impostazione del Recovery, in cui Laschet ha ammesso di proseguire nel solco tracciato da Merkel, precisando che dovrebbe trattarsi di una tantum e non di una messa in comune permanente del debito nell’Ue, tornando a stringere il filo ideologico caro all’ex ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, che recentemente si è espresso a favore di un ritorno allo status quo ante bellum, e per guerra intendiamo la pandemia da Covid-19.

NUOVA DINAMICA IN UE

Ma Laschet in questa conversazione con Melissa Eddy, corrispondente da Berlino per il New York Times, è riuscito a stemperare quella visione schaeubleiana aggiungendo che “dopo la pandemia, abbiamo bisogno di una nuova dinamica” in Europa. Il riferimento non è solo al versante economico, e qui sta la novità del suo pensiero, quando ai potenziali cambiamenti dei trattati Ue. Ovvero si potrebbe “anche immaginare che avremo un altro tentativo, anche in politica estera, di allontanarci dall’unanimità al voto a maggioranza”. Ufficialmente mette l’accento su “emendamenti al trattato per più Europa”, sostenendo che l’Ue dovrebbe anche ottenere maggiori poteri per combattere il terrorismo internazionale e la criminalità transfrontaliera.

PRIMA DI TUTTO EUROPEI

Ciò non metterà in secondo piano l’appartenenza europea, ha sottolineato, dal momento che un approccio europeo comune “viene sempre prima del pensiero nazionale”. Ma ha osservato: “Secondo me, un cancelliere tedesco, se si sveglia alle 4 del mattino e c’è una crisi, deve pensare subito: ‘ Come lo risolviamo a livello europeo?’ La cosa da guardare deve sempre essere subito che non saremo in grado di farcela da soli”.

E a proposito di versanti di crisi, il pensiero corre ai fronti aperti soprattutto sul costone balcanico in ottica Nato, come Polonia e Ungheria, impegnate in una feroce battaglia per lo stato di diritto con Bruxelles per il loro arretramento democratico e a cui il capo della Cdu ha inteso lanciare una scialuppa di salvataggio.

BALCANI & NATO

Secondo Laschet l’Ue dovrebbe segnalare che non vogliamo guardarli dall’alto, “e questo perché c’è una grande sensibilità, soprattutto negli stati dell’ex Patto di Varsavia, perché l’idea di libertà era collegata con l’idea dell’indipendenza nazionale”. La sterzata, dunque, va impostata seguendo “i principi dello stato di diritto perché si applica il diritto europeo, anche in Polonia e Ungheria”. Certo, occorrerà tempo e testa per “capire questi paesi, anche con la loro storia, e per includerli di nuovo un po’ più fortemente nei processi europei”.

Su un punto però non sembrano esserci ripensamenti o possibili correzioni: la Germania deve disporre di forze dispiegabili se vuole dare il suo contributo all’Alleanza. “E ai sensi dell’articolo 5, ci aspettiamo che l’Alleanza ci sostenga se ne abbiamo bisogno”.

Ovvero se da un lato il divario est-ovest è un problema nell’Ue e deve essere superato, di contro l’Occidente dovrebbe mostrare più comprensione per l’Europa centrale.

twitter@FDepalo

Armin Laschet

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