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Occorre dare atto a Vittorio Colao e ai ministri che più hanno lavorato con lui, nonché loro dirigenti e funzionari, di aver preso un documento ereditato dal governo Conte 2 difficilmente presentabile e di avere nel giro di poche settimane redatto un programma per la transizione digitale migliorabile (in questo periodo d’interlocuzione con la Commissione europea) ma di buon livello sotto il profilo tecnico. È un programma trasversale che riguarda tutti i settori del Pnrr (in primis la pubblica amministrazione) e che prevede investimenti per 40 miliardi di euro. In questa nota, se ne riassumono in punti essenziali e si offrono alcune idee per migliorarlo.

L’Italia si posiziona oggi al 25esimo posto in Europa come livello di digitalizzazione, a causa di varie determinanti, tra cui la limitata diffusione di competenze digitali e la bassa adozione di tecnologie avanzate, ad esempio le tecnologie cloud. Una delle determinanti che limitano la crescita di produttività è il basso livello di investimenti in digitalizzazione e innovazione, soprattutto da parte delle piccole e medie imprese che costituiscono la maggior parte del nostro tessuto produttivo, come sottolineato dalla stessa Commissione europea. Ciò riguarda non solo l’industria ed i servizi in generale, ma in particolare la cultura ed il turismo: nonostante l’Italia sia il paese con il maggior numero di siti Unesco, non riesce a posizionarsi al vertice in Europa come numero di visitatori. E le aziende del settore sono tra quelle colpite in modo più significativo dalla pandemia. La rivoluzione digitale rappresenta un’enorme occasione per aumentare la produttività, l’innovazione e l’occupazione, migliorare la pubblica amministrazione e ampliare l’accesso più ampio all’istruzione e alla cultura e colmare i divari territoriali.

Un primo obiettivo del Pnrr è offrire una connettività omogenea ad alta velocità in tutto il Paese per residenti, aziende, scuole e ospedali. Per farlo è necessario utilizzare tutte le tecnologie più avanzate (Fibra, FWA7, 5G) e adattare il quadro normativo in modo da facilitarne l’implementazione. Occorre investire nella trasformazione digitale della pubblica amministrazione, seguiamo una strategia “cloud first”: le amministrazioni possono scegliere se migrare verso una nuova infrastruttura cloud nazionale all’avanguardia (“Polo Strategico Nazionale”) o verso un cloud “pubblico” sicuro, a seconda della sensibilità dei dati e dei servizi coinvolti. La migrazione al cloud offre l’opportunità di eseguire un’importante revisione e aggiornamento dei processi, particolarmente in materia di semplificazione.

Nel Pnrr le amministrazioni sono aiutate in questo percorso con finanziamenti, capacità e riforme. Vengono razionalizzati gli appalti ICT, e create squadre d’implementazione dedicate al sostegno delle amministrazioni locali e centrali durante l’attuazione al fine di giungere al più presto alla piena interoperabilità tra enti pubblici e le loro basi informative per cui cittadini e imprese debbano poter fornire “una sola volta” le loro informazioni ad autorità ed amministrazioni. Ciò implica intendiamo rafforzare l’identità digitale, a partire da quelle esistenti (Spid e Cie), migliorare i servizi offerti ai cittadini, tra cui i pagamenti (PagoPA) e le comunicazioni con la PA (Domicilio Digitale e Piattaforma di Notifica), e fare leva sull’app “IO” come principale punto di contatto digitale con la PA. La pandemia ha messo in evidenza come la sanità sia un’altra area che richiede un significativo aggiornamento digitale: il Pnrr accelera in modo decisivo il miglioramento, l’armonizzazione e la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) quale pietra angolare per l’erogazione dei servizi sanitari digitali e la valorizzazione dei dati clinici nazionali. Inoltre, sviluppa ecosistemi avanzati di telemedicina, asse portante del rafforzamento della sanità territoriale e del miglioramento degli standard di cura di cittadini e residenti. Il Pnrr rafforza la sicurezza informatica e costruisce un sistema integrato all’avanguardia fra le diverse entità del Paese e lo collega a livello internazionale con partner e fornitori di tecnologia affidabili. Si rafforza anche la “cittadinanza digitale” attraverso iniziative dedicate volte a migliorare le competenze digitali di base.

La digitalizzazione è strumento chiave per la semplificazione amministrativa e normativa. In passato si sono avute semplificazioni sporadiche, legate a esigenze contingenti, mentre il programma di riforme richiede uno sforzo sistematico. Ed energico. Nell’affinare questa importantissima parte sono essenziale due aspetti. Il primo è a carattere organizzativo. Il secondo riguarda l’analisi economica.

Sotto il profilo organizzativo, il Pnrr sottolinea che per “la semplificazione” occorre che la presidenza del Consiglio si doti di appropriate professionalità. Ciò probabilmente implica cosa fare con la esistente unità per l’analisi dell’impatto della regolamentazione (Air) composta di “consulenti storici” nominati nel 2006 da Romano Prodi ed ora sessantenni o quasi, di cui si sono visti rari prodotti in questi quindici anni, in cui, tra l’altro, la disciplina ha avuto un vasto sviluppo metodologico.

Sotto il profilo dell’analisi economica, due suggerimenti: a) cercare di calibrare il programma econometrico MACGEM-IT messo a punto dal Dipartimento del Tesoro del ministero dell’Economia e delle Finanze può essere calibrato per una stima econometrica dei benefici del programma complessivo; b) selezionare alcuni progetti del programma e sottoporli ad analisi costi efficacia. Ciò rafforzerebbe il programma di fronte alle autorità europee e, soprattutto, offrirebbe una base per la successiva valutazione ex-post prevista nel regolamento del Pnrr.

Pnrr e digitalizzazione, due consigli al ministro Colao

La digitalizzazione è strumento chiave per la semplificazione amministrativa e normativa. In passato si sono avute semplificazioni sporadiche, legate a esigenze contingenti, mentre il programma di riforme richiede uno sforzo sistematico. Ed energico. L’analisi di Giuseppe Pennisi

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