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Nel giro di qualche mese la Russia fornirà all’Iran un satellite dual-use di tipo “Kanopus-V” in grado di migliorare notevolmente le capacità di intelligence e militari della Repubblica islamica. Teheran ne otterrà una abilità senza precedenti nel tracciare obiettivi e raccogliere informazioni su un’areale che va dal Mediterraneo al Golfo Persico, fino all’Eurasia.

La notizia la dà il Washington Post attraverso imbeccate ricevute da funzionari statunitensi sia in servizio che in congedo, e come sempre quando escono certe informazioni c’è da valutare la tempistica (che ne dà la ragione). Lunedì 14 aprile il presidente statunitense, Joe Biden, incontrerà a Ginevra il russo Vladimir Putin: primo faccia a faccia tra i due che arriverà dopo il G7, il vertice Nato e vari bilaterali con gli alleati (alleati che per Biden devono avere un doppio comune denominatore: condivisione dei valori democratici, elevati a vettore di politica internazionale, e ingaggio contro i competitor illiberali, dunque Cina e Russia su tutti ma anche Iran). Non solo: nei prossimi giorni ci saranno, a Vienna, nuove riunioni del formato Jcpoa+Usa, ossia del meccanismo diplomatico attraverso cui l’Unione europea permette dialogo indiretto tra americani e iraniani per trovare il modo di ricomporre l’accordo sul nucleare del 2015.

Biden vuol riportare gli Stati Uniti nell’intesa da cui Donald Trump li aveva tirati fuori in forma unilaterale, ma ha messo bene in chiaro che non brucerà i tempi. In particolare, sta pressando l’Iran affinché il cambio di comportamento non si fermi al ritorno nella compliance dell’accordo atomico, ma vada oltre. Ossia, Teheran dovrebbe arretrare sulle proprie ambizioni regionali: in quel modo, frenando gli impulsi militaristi, otterrebbe probabilmente maggiori concessioni sugli spazi geopolitici in cui allungare la propria sfera d’influenza.

La Russia è della partita. Quel Putin che vedrà Biden sta da tempo cercando di gestire al meglio il rapporto di necessità strategica con l’Iran. Muove le proprie carte nel Jcpoa; cerca di trovare equilibri con le varie posizioni a Teheran (la linea dura dei Pasdaran, quella ideologica della Guida, quella pragmatica di varie formazioni politiche); prova a sfruttare il rapporto con gli iraniani a proprio vantaggio nonostante Mosca abbia più di una volta dimostrato che la relazione è complicata.

Per esempio in Siria, dove la Russia vuole una presenza molto meno rumorosa di quella iraniana e anche per questo concede il lasciapassare aereo ai cacciabombardieri israeliani che colpiscono i passaggi d’armi con cui i Pasdaran riforniscono le milizie sciite regionali. Un modo per non perdere il dialogo con Tel Aviv mentre i russi segnano accordi con l’Iran. Qualcosa di simile riguarda le monarchie sunnite del Golfo: Mosca ha la necessità di approfondire certe relazioni, sebbene quei Paesi alla stregua dello stato ebraico vedano la repubblica teocratica sciita come rivale esistenziale (sentimento presente anche a Teheran). La Russia mentre dà capacità all’Iran cerca di porsi come mediatore e controllore delle ambizioni della Repubblica islamica.

Far uscire adesso la notizia sulla fornitura del satellite russo (tutto negato da Mosca) ha lo scopo di mettere in guardia Putin e gli iraniani, ma anche di dimostrare che Washington è vicina agli alleati mediorientali — in grado di fornire più sicurezza di chiunque altro — nonostante sia attivo un processo di disimpegno dalla regione. Un modo per tornare a mettere in guardia sulle ambiguità russe. La sonda darebbe ai Pasdaran (milizia teocratica un gradino sopra all’esercito laico) la possibilità di avere in mano informazioni sulle attività israeliane, o su quelle petrolifere nel Golfo, o ancora sulle mosse militari americane nell’area. Dati che potrebbero essere anche usati per indirizzare operazioni delle milizie sciite — che anche tre giorni fa hanno attaccato con dei droni il compound del dipartimento di Stato (leggi: Cia) all’interno dell’aeroporto internazionale di Baghdad (ci sono 3 milioni di dollari americani per chi fornirà informazioni su quel che è successo).

La capacità di acquisire immagini ad alta definizione (il satellite avrà una telecamera con dettaglio di 1,2 metri) è un fattore di valore per le formazioni militari. Teheran da diverso tempo sta investendo nel potenziare le proprie tecnologie, e già nel 2015 era stato annunciato un programma di cooperazione con la Russia. L’Iran investe in queste nuove forme lasciando indietro la manutenzione di armamenti e strutture meno futuristiche, spesso vittime di particolari incidenti. D’altronde il paese vuole dare di sé un’immagine muscolare, ma la situazione economica che attraversa è critica. La sonda sarà messa in orbita dalla Russia, sia per una questione di costi sia perché più volte certe operazioni sul suolo iraniano sono finite vittime di sabotaggi da parte dei rivali di Teheran.

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