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Ren Zhengfei, fondatore di Huawei, ha minimizzato l’impatto delle restrizioni all’export imposte dagli Stati Uniti nei confronti della Cina. E l’ha fatto in un’intervista sulla prima pagina del People’s Daily, organo ufficiale del Partito comunista cinese, in cui ha dichiarato di non essere preoccupato per i tentativi di Washington di bloccare l’accesso della Cina alle tecnologie americane, in particolare nel settore dei semiconduttori. Secondo Ren, le aziende cinesi possono adottare soluzioni alternative per ottenere performance simili a quelle dei semiconduttori più avanzati. Per esempio, Huawei sta utilizzando l’impilamento di chip presso Smic (Semiconductor Manufacturing International Corporation) per sviluppare chip AI ad alte prestazioni, cercando di avvicinarsi alla tecnologia offerta da colossi come Nvidia. Inoltre, ha espresso ottimismo sulla possibilità che la Cina compia progressi significativi nell’intelligenza artificiale e nello sviluppo software, specie in un contesto sempre più aperto all’open source.

L’intervento di Ren arriva in un momento cruciale: Stati Uniti e Cina proseguono i negoziati per ridurre le tensioni legate alla tecnologia e ai materiali critici, come le terre rare. La presenza alle trattative di Londra del segretario al Commercio statunitense, Howard Lutnick, evidenzia quanto il tema dei controlli all’export sia centrale nei colloqui. Lutnick ha sostenuto che la Cina non è ancora in grado di produrre semiconduttori avanzati su larga scala, confermando l’efficacia delle restrizioni americane.

Come raccontato su queste pagine, negli ultimi anni, Huawei è passata dall’essere un produttore di smartphone e infrastrutture per le telecomunicazioni a diventare un simbolo dell’innovazione cinese, attiva anche nel campo dell’intelligenza artificiale e dei veicoli elettrici. Per Washington resta però una delle aziende più sensibili, a causa dei presunti legami con il governo di Pechino. L’azienda, da parte sua, continua a sottolineare di essere controllata dai dipendenti.

Ren, ex ufficiale dell’Esercito popolare di liberazione, è diventato una figura centrale nel dibattito tecnologico cinese da quando, durante l’amministrazione Trump, Huawei è stata inserita nella “Entity List”, limitando fortemente il suo accesso a componenti e software americani. Quella mossa ha danneggiato l’azienda, ma l’ha anche spinta a reinventarsi. Oggi Huawei ha riconquistato quote di mercato, ha sviluppato soluzioni più avanzate del previsto e si sta affermando anche nel software per l’intelligenza artificiale e i veicoli elettrici. Una svolta che sta imponendo agli Stati Uniti una discussione sugli strumenti da dispiegare.

Huawei dopo le sanzioni. La tecnologia cinese non si ferma

Ren Zhengfei, fondatore di Huawei, ha dichiarato che le restrizioni tecnologiche statunitensi non fermeranno l’innovazione cinese. Intervistato dal People’s Daily, ha sottolineato il potenziale dell’open source e delle tecnologie alternative per continuare lo sviluppo di chip avanzati e intelligenza artificiale. L’articolo esce nel bel mezzo delle trattative tra Washington e Pechino

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