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Vogliono cambiare il clima, sotto tutti i punti di vista. I Grünen tedeschi veleggiano verso le elezioni di settembre con la speranza, o meglio la convinzione, di poter arrivare alla guida del Paese. Annalena Baerbock, 40 anni, di Hannover, è pronta a sfilare lo scettro ad Angela Merkel. “Può farcela, questa volta possiamo vincere”, ci confida Ska Keller, presidente dei Verdi al Parlamento europeo. Serve cambiare pagina, anche in politica estera, spiega. Con Cina e Russia “basta ambiguità”.

Baerbock può farcela?

È la scelta giusta, sotto ogni profilo. Anche Robert Habeck è valido, ma Annalena può farci vincere. È un volto riconoscibile, una persona aperta, generosa, combattente. È anche grazie alla sua personalità se i sondaggi, oggi, ci sorridono. E poi è della mia stessa regione, la Bassa Sassonia (ride, ndr).

Quali sono i pilastri del programma?

Il partito approverà il programma finale a giugno. Si parte dalla pandemia, per trovare una via d’uscita definitiva entro dicembre, e fare i conti con le sue conseguenze. Dobbiamo imparare la lezione sulla Sanità, mettere da parte l’idea di una privatizzazione tutta mirata al profitto e investire di più in ricerca e sviluppo, sostenere gli infermieri. Poi il clima: la Corte costituzionale ha chiesto al governo di accelerare, di definire target precisi per il 2030 per tutelare le nuove generazioni.

Pro o contro austerity? Si torna indietro al vecchio Patto di stabilità?

Non abbiamo mai supportato l’austerity, neanche di fronte alla crisi del debito greco. Crediamo che la politica del taglia-tutto non serva a nulla, così come non è opportuno gettare il denaro dalle finestre. Il settore healthcare sta lì a ricordarlo, gli enormi costi si riverseranno sul deficit. I tagli, come gli investimenti, devono essere mirati. Se oggi, in uscita da una pandemia, tagli sul lavoro, le conseguenze sull’accesso al mercato, la formazione, l’occupazione possono durare anni.

Politica estera, da dove si parte?

Da una politica estera coerente, che metta al centro il rispetto dei diritti umani. La Baerbock ha studiato diritto internazionale, è convinta che i diritti umani vengano prima degli interessi economici.

Blocchereste il gasdotto russo Nord Stream II?

Sì, deve essere fermato. Quel gasdotto è stato costruito con l’obiettivo di danneggiare e isolare l’Ucraina e la Polonia. Con un’emergenza diritti umani che in Russia si aggrava ogni giorno, di cui il caso Navalny è solo la punta dell’iceberg, non si può proseguire nella costruzione. Dobbiamo e possiamo trovare forniture alternative e più verdi del gas russo.

Capitolo Cina. La Germania di Merkel è stata spesso accusata di essere troppo timida sui diritti umani. È così?

In parte è vero. Vale lo stesso discorso della Russia, non si possono mettere sullo stesso piano gli affari e i diritti umani. Né, alla luce della legge sulla sicurezza nazionale cinese, considerare Huawei un semplice, libero operatore di mercato. Le politiche di austerity hanno portato a una privatizzazione su larga scala che ora apre le porte allo shopping cinese, bisogna essere coerenti e mettere dei paletti.

La Commissione Ue ha fermato la ratifica dell’accordo sugli investimenti con la Cina (Cai). Un passo avanti?

Nonostante la ratifica sia stata solo sospesa, e non congelata, la mossa va nella giusta direzione e risponde a una richiesta quasi unanime del Parlamento europeo. Non possiamo concludere un così ampio accordo sugli investimenti finché la Cina continua a impedire l’accesso a Parlamentari europei, a violare i diritti umani, a rinchiudere gli uiguri in Xinjiang.

Anche con la Russia l’Ue si è fatta sentire poco. Serviva più coraggio?

Questo è un problema intrinseco della politica estera europea. La volontà degli Stati membri è molto più forte di quella dell’Ue, sottoposta ogni volta a una impossibile ricerca dell’unanimità e ai veti incrociati. Il sistema di voto deve cambiare.

Chiudiamo con le elezioni. Se vincete a settembre, con chi vi alleate: Cdu o Spd?

Se paragoniamo i programmi, il nostro è evidentemente più vicino a quello dei socialdemocratici. Attualmente però i sondaggi dicono che quell’ipotesi è in salita. Noi andiamo per la nostra strada e, il giorno dopo del voto, siamo disposti a parlare con tutti i partiti democratici.

Perché, ce ne sono di non democratici?

Afd (Alternative für Deutschland, ndr), loro non lo sono. Con loro non parliamo.

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