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Un progetto di ampio respiro tra Italia e Germania, che consolidi l’industria nazionale nel campo terrestre e le permetta di agganciare i grandi programmi europei. È ciò che propone Rheinmetall al mondo della Difesa italiano, spiegato a Formiche.net da Alessandro Ercolani, amministratore delegato di Rheinmetall Italia. Oggi il Sole24Ore racconta la visita a Roma, il 30 marzo, dell’ad del gruppo tedesco Armin Papperger, con incontri con Lorenzo Guerini, e i vertici di Leonardo e Fincantieri. Due settimane prima il ministro italiano era stato a Berlino per un vertice con la collega Annegret Kramp-Karrenbauer in cui si è parlato anche di collaborazione industriale. Venerdì scorso, al ministro Guerini ha fatto visita l’ambasciatore tedesco in Italia Viktor Elbling, registrando “tanta congruenza nell’ambito della politica di difesa e sicurezza”. Fronte industriale, negli ultimi mesi sono emerse l’ipotesi tedesca per Fincantieri (con trattative con Thyssenkrupp per i sommergibili) e la proposta di Rheinmetall Italia per un polo congiunto volto alla collaborazione nel settore degli armamenti terrestri, con la sostituzione dei veicoli Dardo dell’Esercito nel mirino. Ma andiamo con ordine.

Rheinmetall sta presentando nel nostro Paese diverse proposte nel campo della Difesa. Quale è l’origine di tale attivismo?

Abbiamo cominciato a lavorare su un progetto di aggregazione del “mondo difesa italiana” nel campo terrestre da settembre, e a gennaio lo abbiamo presentato in un’audizione alla commissione Difesa della Camera. È un progetto nato cercando di cogliere le esigenze del comparto militare, che per l’Esercito italiano traguardano il totale rinnovamento della flotta terrestre. Su questo abbiamo pensato di elaborare una proposta che abbracciasse alcuni requisiti, a partire dalla crescita del comparto industriale nazionale, e dall’esigenza di colmare il gap sul settore terrestre. Il tutto, in un’ottica di consolidamento che guarda ai grandi programmi europei. È stato questo il punto di partenza dei nostri ragionamenti.

E dunque dei contatti con Leonardo e Fincantieri?

Sì. Gli obiettivi che ci stiamo prefiggendo nel dialogo con i principali attori industriali italiani (e parlo da rappresentante di un’azienda italiana) è l’individuazione di spazi di ragionamento industriale. Siamo ben consapevoli che in Italia ci siano grandissime competenze e tecnologie. Riteniamo che qualunque piano di crescita del settore industriale italiano nell’ambito della Difesa europea non possa che partire da importanti cooperazioni industriali. Nel contesto attuale, è difficile immaginare una traiettoria di crescita dell’industria nazionale, in termini di posti di lavoro e di competenze tecnologiche, senza guardare a partnership importanti. Queste devono però preservare alcuni elementi.

Quali?

Prima di tutto la sovranità tecnologica. È chiaro che un discorso di cooperazione esula rispetto al tema stretto della proprietà, ma riteniamo essenziale definire il perimetro delle competenze da preservare sovrane, sia per l’Italia, sia per l’Europa. Da qui emergono spazi di ragionamento su cui innescare logiche di crescita industriale.

È noto soprattutto l’interesse per la sostituzione dei Dardo dell’Esercito italiano (si parla di almeno 400 macchine). Può essere questo il programma di partenza per la “partnership” da lei descritta?

Sì. La successione del Dardo può essere il punto di partenza di una collaborazione di ampia portata. Anche perché, come abbiamo proposto, determinerebbe la creazione di un polo italiano nel campo terrestre, che affiancherebbe quello aeronautico e quello navale, diventando il terzo polo di eccellenza industriale e militare. Si tradurrebbe in un innalzamento tecnologico per l’intero sistema nazionale, con la creazione di centri di eccellenza, l’aumento di competenze e ricadute senza precedenti.

E poi c’è il carro armato del futuro. Per ora l’asse franco-tedesco è sembrato piuttosto chiuso ad accettare altri ingressi. Ci sono margini per una partecipazione italiana?

Riteniamo di sì. Proprio il programma di sostituzione dei Dardo (categoria Infantry Fighting Vehicles) rappresenta il punto di partenza su cui costruire la partecipazione italiana al progetto Mgcs (Main Ground Combat System, ndr) e rispondere all’ambizione dell’industria nazionale di ottenere importanti quote di partecipazione. Se visto in un’ottica di rafforzamento degli assetti nazionali, il Mgcs offrirà l’occasione per portare l’Italia in Europa, ma anche l’Europa in Italia.

I contatti tra Roma e Berlino sono stati numerosi nelle ultime settimane. Quanto, della Difesa europea, passa secondo lei dalla collaborazione tra Italia e Germania?

Credo che nell’attuale quadro geopolitico, l’Italia (e con lei l’Europa) non può che rafforzarsi da una cooperazione più stretta con la Germania. Come valore di interscambio parliamo di circa 130 miliardi di euro all’attivo per il nostro Paese. La Germania è tra i mercati che crea maggiore valore in termini di bilancia commerciale per l’Italia. Nel quadro dell’europeismo e del multilateralismo che il Paese segue, sono punti di riferimento importanti. Noi possiamo confermare, sia dalla prospettiva italiana, sia da quella tedesca, che c’è ampio margine per un’alleanza che vada oltre l’aspetto tattico o l’opportunismo del singolo programma. Basti ricordare grandi programmi come Tornado, Eurofighter e sommergibili, i quali hanno offerto spazi di collaborazione ad altissimo contenuto sia per la Germania, sia per l’Italia.

Rheinmetall Italia si presenza come azienda italiana. Che ruolo immaginate di avere in questo processo?

Rheinmetall Italia è un’azienda italiana di diritto, che impreziosisce il già ricco panorama industriale nazionale. Abbiamo 450 dipendenti a Roma, circa duemila in tutta Italia. Siamo leader a livello mondiale nella difesa aerea, e ci candidiamo, in virtù delle nostre eccellenze tecnologiche, come aggregatori per collaborazioni di ampio impatto strategico. Proponiamo un progetto di rafforzamento della filiera nazionale italiana attraverso programmi che guardano a Italia, Germania, a tutta l’Europa e al business potenziale che ne può derivare.

Più Difesa tra Italia e Germania. Ercolani spiega le proposte di Rheinmetall

Partirebbe dalla sostituzione dei Dardo per arrivare al futuro carro armato europeo il progetto di “consolidamento dell’industria nazionale ed europea” che Rheinmetall propone alla Difesa italiana. Conversazione con Alessandro Ercolani, amministratore delegato di Rheinmetall Italia

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