Skip to main content

Nelle ultime settimane, l’Europa è stata attraversata da manifestazioni, proteste e scontri sinteticamente etichettabili come “Anti-COVID” nel senso di radunare cittadini impegnati a manifestare, talvolta in modo violento, in particolare in Belgio, Germania, Francia, Spagna e Grecia, contro le misure poste in essere dai singoli governi nella gestione della crisi pandemica in atto.

Le violenze a Roma, davanti alla Camera, rappresentano solo la punta di un iceberg che con il progressivo “surriscaldamento” delle tensioni, più o meno latenti, pian piano si scioglie permeando l’intero tessuto sociale sino ad innalzare così il livello del conflitto sociale sull’intero territorio nazionale.

In tale contesto, appare evidente la necessità di continuare a fronteggiare i modelli tradizionali di infiltrazione/attivazione/strumentalizzazione del conflitto sociale, da parte della criminalità organizzata e dell’estremismo violento. Oggi alla vulnerabilità capillare del nostro sistema produttivo frammentato, già minato dalle dinamiche di globalizzazione, si sommano la fragilità dei mercati e delle supply chain, l’espansione del fronte dei rischi dovuti alla crisi, non solo nazionale, che forniscono il terreno fertile per la penetrazione affaristica e ulteriore espansione delle mafie nel  settore sanitario, nella ristorazione e nel turismo, nell’edilizia, per non parlare delle ecomafie e agromafie, anche a fronte degli importanti finanziamenti previsti sul piano della transizione ecologica.

Mentre, per quanto concerne l’eversione, la crisi ha impresso vigore all'”attivismo” misinformativo nell’ecosistema (cyber-)sociale favorendo la proliferazione di narrazioni su temi tra cui il controllo sociale, la militarizzazione territoriale e la dittatura digitale, che si diffondono attraverso le infosfere estremistico-violente ove l’anarco-insurrezionalismo, il marxismo-leninismo violento, la galassia nera – popolata non solo da neo-fascismo e neo-nazismo – e l’antagonismo violento (ri-)strutturano i propri “obiettivi strategici”.

Tuttavia, risulta necessario comprendere il profondo mutamento socio-culturale nell’attuale scenario di crisi che sta erodendo significativamente il concetto di comunità, determinando così nuove vulnerabilità.

La crisi sanitaria dovuta all’epidemia COVID-19, il collasso economico e occupazionale, la disperazione dei lavoratori, l’alterazione della socializzazione ordinaria, la prolungata compressione delle libertà individuali, hanno determinato uno scenario di incertezza in cui, occorre sottolineare, il persistere sul piano politico-istituzionale tanto della comunicazione incongruente quanto della non-comunicazione, contribuiscono, per i cittadini, a generare percezioni e costruire il senso delle cose, nonché a lasciare ampi spazi argomentativi, soprattutto nell’ecosistema (cyber-)sociale, che divengono terreno di coltivazione disinformazionale, complottisitca e/o estremistico-violenta.

Appare importante, ad esempio, sottolineare come l'”altalenante” vicenda AstraZeneca e la totale inadeguatezza della comunicazione pubblica ad essa associata stia contribuendo all’emersione ed espansione digitale di un nuovo movimento connettivo che potremmo definire “no-trust” – di coloro i quali non hanno fiducia nelle istituzioni, non credono più nelle stesse – come più ampio spin-off del no-vax, in grado di compromettere l’equilibrio democratico del nostro Paese. In tal senso, auspico vivamente che una seria e puntuale gestione della complessità, attraverso la decisione-programmazione-azione-narrazione, determini al più presto all’eliminazione dell’avverbio “forse” nella comunicazione alla popolazione.

La coltivazione digitale di questi ultimi anni, che ha visto nell’odio e nel rifiuto dell’alterità il propellente di sciami di Like con l’obiettivo di polarizzare politicamente l’opinione pubblica, anche attraverso campagne di cybertrolling e batterie di bot, ha ormai i suoi “terminali tattici” in grado di organizzare/attivare sul campo il conflitto violento. Occorre semplicemente che vi sia un “movimento connettivo” – negli USA BLM e Pro-Trump ne sono un utile esempio – in cui si riscontrino quindi gruppi diffusi di protesta, micro-reti di comunità e/o categoria, collettivi organizzati, movimenti decentralizzati, attivismo reticolare, cui si inseriscono in modo parassitario gruppi e/o cellule estremistico-violente di diversa matrice – sempre più caratterizzati sia dall’espansione delle rispettive infosfere che dalla compressione dello spettro ideologico -, pronte ad innescare l’azione violenza eterodiretta per poi (ri-)costruire ex-post narrazioni dell’evento conflittuale funzionali al proprio assetto ideologico con l’obiettivo di allargare il proprio cono d’influenza, contando su un’infrastruttura socio-relazionale e un capitale sociale non propri, così riducendo significativamente i fattori di rischio e “colonizzando” ampie zone grigie cui poter attingere in termini di reclutamento e radicalizzazione violenta. Si assiste, pertanto, in Germania a manifestanti che si riconoscono nell’ideologia nazionalsocialista dichiarandosi “non-nazisti”.

La crisi è un driver che funziona come acceleratore delle disuguaglianze e del conflitto sociale. La “dittatura dell’incerto”, l’impoverimento che colpisce oggi il nostro Paese – destinato nei prossimi anni a dilagare in ampie fasce della popolazione -, unitamente al collasso della fiducia, consente/consentirà una grande permeabilità alle cospirazioni con il moltiplicarsi dei pretesti d’innesco violento. Ne sono un esempio nel nostro Paese i recenti atti intimidatori, più o meno simbolici, ai danni di istituzioni e amministratori. La pandemia COVID-19, rappresentando la prima crisi sistemica della post-verità, è in grado di (ri-)generare le visioni cospirazionistiche di carattere transanzionale, come nel caso del QAnon, che in Europa possono assumere la forma di “pseudo-ideologia ombrello” in grado non di radunare identitariamente a sé, come negli USA, ma di connettere tra di loro i diversi interpreti, collettivi e individuali, del conflitto, garantendone il rafforzamento dell’infrastruttura connettiva nell’ecosistema (cyber-)sociale.    

La prevenzione, e ancor prima l’anticipazione delle minacce, si fonda sulla conoscenza. Ciò significa comprendere che in questa crisi sistemica, non si deve osservare la massa, ma esplorare la connettività individualizzata, attraverso l’ecosistema (cyber-)sociale, in cui oggi il singolo individuo talvolta costruisce la pseudo-ideologia che lo motiva all’azione, mescolando elementi propri di assetti ideologici tra loro distanti, se non del tutto opposti, connettendoli ad un vissuto doloroso che nella crisi diviene sempre più condiviso e storificato, anche in termini di autogiustificazione della violenza come sopravvivenza per sé e per i propri cari.

Tutto ciò ridefinisce i termini del conflitto sociale di cui stiamo osservando i primi segnali. Si tratta di un tessuto socio-culturale che ha la sostanza di un patchwork identitario caratterizzato da un’elevata mobilità e fluidità interna. Le piazze “calde” rappresentano, quindi, soltanto il momento di condensazione tattica della minaccia.

Sul piano della sicurezza pubblica, ma soprattutto su quello della sicurezza nazionale, occorre provvedere alla protezione non solo del sistema finanziario e degli asset ritenuti strategici, ma porre la massima attenzione alle trame di questo patchwork anche al fine di prevenire ed evitare che soggetti e/o gruppi proxy trovino funzionali punti di ancoraggio con l’obiettivo di generare e/o alimentare sistemi e/o campagne di interferenza, influenza e ingerenza, dal basso, con l’obiettivo, tra l’altro, di contribuire alla compromissione reputazionale istituzionale, interna ed esterna, così come al depotenziamento socio-economico del nostro Paese al fine di facilitare sofisticate operazioni predatorie e/o speculative, tanto nel territorio della guerra cognitiva, quanto in quello ibrido. Il nuovo (dis-)ordine sociale si (ri-)stabilisce e (ri-)genera attraverso la violenza convergente.

Non dobbiamo lasciare, quindi, che il conflitto sociale, relegato alla sola dimensione dell’ordine pubblico nelle piazze, produca il senso delle cose.

Scontri di Montecitorio? Dai no-vax siamo passati ai no-trust. Ecco chi sono

Di Arije Antinori

La coltivazione digitale di questi ultimi anni, che ha scatenato campagne di interferenza, influenza e ingerenza con l’obiettivo di polarizzare politicamente l’opinione pubblica, anche attraverso cybertrolling e batterie di bot, ha ormai i suoi “terminali tattici” in grado di organizzare sul campo il conflitto violento. L’analisi del fenomeno di Arije Antinori, professore di “Criminologia e Sociologia della Devianza” alla Sapienza di Roma

Biden prepara l'Ocse alla rivoluzione fiscale

Emergono i primi dettagli della minimum corporate tax. Le imprese verseranno una quota delle imposte sui profitti direttamente nel Paese dove li generano, grazie a un’operazione che abbraccerà l’intera sfera Ocse. E che serve allo stesso Biden per finanziare i maxi-piani pandemici americani

Forze armate fra sicurezza, salute e rilancio tecnologico. La strategia di Guerini

Il ministro è tornato di fronte alle Commissioni Difesa di Senato e Camera per proseguire il dibattito sulle linee programmatiche del suo secondo incarico a palazzo Baracchini. Entro aprile arriverà la direttiva di politica industriale, basata sulla spinta alle “sinergie” tra pubblico e privato. C’è “l’impegno” per investimenti certi, mentre su Sahel e Libia…

Imbarazzo italiano. Così la maggioranza si spacca sul genocidio nello Xinjiang

In commissione Esteri della Camera la Lega presenta una risoluzione per condannare il “genocidio” degli uiguri. Si unisce Fratelli d’Italia. Pd, M5S e Iv sono contrari all’uso di quel termine. Non resta che rinviare la discussione ma ormai la maggioranza è divisa

L'Africa come game changer nella transizione energetica. Luci e ombre

Di Lorenzo Proietti

L’Africa potrebbe legittimarsi come il pivot delle future sfide della transizione energetica grazie allo sviluppo e all’implementazione delle nuove tecnologie ma anche grazie all’esponenziale aumento demografico. Proprio per questo è imprescindibile l’autosufficienza energetica, obiettivo ambizioso al centro dell’Agenda 2063, il progetto per trasformare l’Africa in una grande potenza del futuro

Cina, golden power e vaccini. La road map di Giorgetti

In audizione alla Camera le linee programmatiche del titolare del Mise. Sulla concorrenza sleale cinese l’Ue in colpevole ritardo, ora si estenda il Golden power per proteggere automotive e siderurgia (ma anche i vaccini). Per le Pmi in difficoltà un nuovo fondo, rivediamo le norme sugli aiuti di Stato

Ecco i documenti a cui aveva accesso Walter Biot. Il punto di Guerini

Il prosieguo del dibattito alle Commissioni Difesa di Senato e Camera è stata l’occasione per la prima comunicazione istituzionale sul caso Biot. Una comunicazione “doverosa” per Lorenzo Guerini, che ha spiegato le mansioni dell’ufficiale presso lo Stato maggiore della Difesa e i documenti a cui aveva accesso

Draghi stoppa ancora il 5G cinese. Golden power su Huawei e Zte

Dopo l’altolà a un accordo Fastweb-Zte pochi giorni fa, il governo applica di nuovo i poteri speciali sul 5G: imposte “prescrizioni” sull’acquisto di Linkem di forniture da Huawei e Zte

Una strategia per la Difesa missilistica. Guerini a confronto con l'industria

Lorenzo Guerini, Enzo Vecciarelli, Alessandro Profumo, Guido Crosetto e Lorenzo Mariani. Ecco i piani dell’Italia per affrontare le nuove minacce missilistiche, tra l’esigenza di investimenti certi e la collaborazione pubblico-privata. Il dibattito allo Iai per lo studio “Europe’s missile defence and Italy: capabilities and cooperation”

Quale Europa, fra Biden e il Mediterraneo? La risposta di Enzo Amendola

Su AstraZeneca l’Ue ha firmato accordi al buio, ora acceleriamo la produzione e puntiamo sull’intesa Roma-Parigi. Parla Enzo Amendola, sottosegretario agli Affari Europei. Dalla Libia alla Turchia fino alla Russia e alle tensioni con l’Ucraina, ecco perché Europa e Italia hanno bisogno di Joe Biden

×

Iscriviti alla newsletter