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Arriva il report dell’Oms sul Coronavirus ed è…incompleto. Dopo mesi di ritardi, alimentati dalle autorità cinesi che non volevano scritto nero su bianco che il regime aveva cercato di minimizzare o insabbiare l’epidemia, l’Organizzazione ha finalmente pronto il documento da 123 pagine che sarà diffuso domani. Il New York Times ha potuto vederlo in anteprima, e tra le pagine si legge che l’ipotesi di un virus scappato accidentalmente da un laboratorio cinese è “estremamente improbabile”. Dunque non impossibile né esclusa dalle ricerche dell’Oms, che parlano di un coronavirus passato da un pipistrello a un animale intermedio (non ancora individuato) e infine all’uomo.

Ma i problemi del rapporto non si fermano qui. Il team di 17 esperti internazionali che solo recentemente ha visitato Wuhan per raccogliere le informazioni necessarie, è stato supervisionato da 17 scienziati cinesi, molti dei quali affiliati al governo. Le loro visite sono state più volte bloccate, e i funzionari cinesi si sono rifiutati di condividere dati grezzi su alcuni dei primi pazienti con casi sospetti di Covid-19.

La mancanza di trasparenza della Cina (e non solo) ha spinto un gruppo di scienziati a chiedere una nuova inchiesta sull’origine della pandemia, considerando l’Oms troppo legata al governo di Xi Jinping. Il governo cinese ha difeso il suo approccio, dicendo che sta cooperando pienamente con l’Oms.

La scarsa collaborazione offerta da Pechino non è affatto piaciuta a Washington. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha spiegato in un’intervista alla Cnn che gli Stati Uniti nutrono “preoccupazioni” sulla “metodologia e il processo” seguiti dall’Oms per la stesura del rapporto. Il capo della diplomazia statunitense ha poi puntato il dito contro il governo cinese per il fatto che “pare abbia aiutato nella stesura del rapporto”.

Il mese scorso Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Joe Biden, aveva avvertito l’Oms definendo “imperativo che questo rapporto sia indipendente, con analisi degli esperti libere dall’intervento o le variazioni da parte del governo cinese”.

Nella stessa intervento alla Cnn, Blinken ha spiegato che l’amministrazione statunitense non intraprenderà azioni punitive contro Pechino per la gestione dell’epidemia. L’intenzione appare dunque quella di scommettere sull’indebolimento dell’immagine internazionale del governo cinese. Approccio che sembra trovare una discreta conferma anche nella campagna vaccinale condotta dagli Stati Uniti con i loro alleati Quad (Australia, Giappone e India) nel Sud-Est asiatico per contrastare l’espansionismo di Pechino nell’area.

Il virus è scappato da un laboratorio di Wuhan? Arriva il report (incompleto) dell'Oms

Domani sarà presentato il rapporto da 123 pagine dell’Oms. Ma oltre ai ritardi e alla stretta supervisione degli scienziati cinesi, le autorità di Wuhan non hanno condiviso i dati sui primi casi dell’epidemia da Covid-19. Cosa che spinge un gruppo di scienziati a chiedere un’altra inchiesta, davvero indipendente

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