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L’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, è stato assolto nel processo sulla presunta maxi tangente pagata nel 2011 dal gruppo petrolifero italiano e dal colosso olandese Shell per ottenere i diritti di esplorazione del giacimento Opl 245, al largo delle coste nigeriane. Il manager era imputato di corruzione internazionale. Sentenza di assoluzione anche per il suo predecessore e attuale presidente del Milan, Paolo Scaroni, e per tutti gli altri 13 imputati, comprese le due società Eni e Shell, finite sotto accusa per responsabilità amministrativa. Secondo i giudici della settima sezione penale del Tribunale di Milano, “il fatto non sussiste”. Più chiaro, impossibile.

La procura, rappresentata dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e dal pm Sergio Spadaro, aveva chiesto di condannare tutti gli imputati, proponendo 8 anni di carcere ciascuno per Descalzi e Scaroni, e di confiscare in solido a Eni, Shell e agli altri imputati 1 miliardo e 92 milioni di dollari, somma che equivale al prezzo della commissione che sarebbe stata intascata da una cerchia di politici nigeriani.

Per la Corte non è andata così. Assoluzione con formula piena, che fa esprimere soddisfazione ad Eni. I giudici, aggiunge il gruppo petrolifero di San Donato Milanese in una nota, hanno “finalmente stabilito, dopo quasi tre anni di dibattimento, che la società, l’amministratore delegato Claudio Descalzi e il management coinvolto nel procedimento hanno mantenuto una condotta assolutamente lecita e corretta”.

E il ringraziamento va a tutti gli stakeholder “che hanno creduto nella correttezza dell’operato della società e del suo management, non facendo mai mancare la propria fiducia, rispettandone le attività e la reputazione”. Come Matteo Renzi, che su Twitter scrive: “L’assoluzione di Descalzi e Scaroni sulla vicenda Eni-Nigeria perché ‘il fatto non sussiste’ dimostra che la verità è più forte del giustizialismo. Orgoglioso di aver sempre difeso la grande famiglia ENI dagli attacchi violenti di qualche partito e di qualche testata editoriale”.

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