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Di tutti i muri da abbattere, questo era uno dei più granitici. La stampa olandese elogia l’Italia di Mario Draghi e il suo Recovery Plan. Tutto vero: Het Financieele Dagblad (Fd), il primo quotidiano finanziario del Paese, si lancia in un lungo applauso alla politica economica italiana con un editoriale dal titolo eloquente, “L’Ercole Mario Draghi farà tremare l’Italia?”.

“Miracoli: dopo decenni di stagnazione economica, l’Italia può farne buon uso”, esordisce l’articolo. A Roma “si è invertito un trend”: le riforme “non sono più una minaccia, ma un’opportunità”.

In un’estate che vede l’Italia finalista a Wimbledon e Wembley succede anche che la frugale Olanda di Mark Rutte, il “dottor Strarigore”, batta le mani al Pnrr italiano. E pensare che è passato solo un anno da quella copertina della rivista olandese Elsevier Weekblad: un italiano steso al sole a sorseggiare vino, un olandese impegnato a sudare in fabbrica, e un titolo-accusa: “Noi lavoriamo per pagare le vacanze agli italiani”. Ma all’epoca a Palazzo Chigi c’era un altro inquilino, Giuseppe Conte. Il suo governo, accusa ora FD, “ha perso tempo prezioso a discutere con Bruxelles sulle riforme”, mentre Draghi “ha raggiunto un accordo nel giro di due mesi”.

Sta tutto qui, nel cambio della guardia alla guida del governo, il cambio di passo dei “falchi” olandesi verso le finanze del Belpaese. E infatti è sul destino politico di Draghi che si interroga il quotidiano olandese con un girotondo di economisti italiani, da Francesco Giavazzi a Carlo Cottarelli fino a Paolo Balduzzi. “Tutti sono d’accordo su un fatto: l’Italia deve affrontare un compito enorme. Come un moderno Ercole, Mario Draghi deve scuotere il Paese, il suo governo, la sua economia e la sua società. C’è un problema: questo Ercole è di passaggio”.

Eccolo, il vero cruccio: quanto resta Draghi al timone? “C’è una possibilità che lasci Palazzo Chigi nel 2022 e appaia al Quirinale. In ogni caso, nel 2023 l’Italia eleggerà un nuovo Parlamento, e per allora le possibilità che Draghi sia ancora primo ministro sono scarse. Che ne sarà di tutte le ambizioni?”. Più che una congiuntura politica, il governissimo guidato dall’ex numero uno della Bce è “un’occasione storica”, scrive Fd, quella di cancellare una volta per tutte dal nome Italia “lo status di “malato dell’Europa”.

È una legacy che può e deve durare oltre questa legislatura. Anche per questo “Draghi sta istituendo un segretariato tecnico per sovrintendere la governance politica e alle riforme. Quella segreteria resterà fino alla fine del 2026, quando scadrà il piano di ripresa. Roma la vede come una garanzia per gli scettici in Ue”. Chiunque venga dopo Draghi, comunque, dovrà proseguire il lavoro avviato. “Non rispettare gli accordi significa che Bruxelles chiude il rubinetto dei soldi. Nessun governo si assumerà questo rischio, perché gli aiuti europei ammontano all’11% del Pil italiano”.

E insieme al lavoro, spiega Fd, chi salirà le scale di Palazzo Chigi dovrà fare suo il “metodo” Draghi per le riforme. “La strategia del governo è quella di apportare semplici modifiche il più rapidamente possibile. Sulle ferrovie, nell’istruzione e nella sanità. L’obiettivo è dimostrare che il piano di rilancio sta funzionando e instillare fiducia negli italiani”. Un approccio “sensato”, perché, prosegue l’analisi, “molti italiani associano l’intervento nell’economia al bavaglio degli investitori stranieri e dalla crisi dell’euro hanno concluso che le riforme si fanno solo perché i mercati finanziari non vogliono sentir parlare del debito italiano”. L’Italia “deve imparare a farcela da sola”, tuonava la scorsa estate Rutte. Con Draghi ce la sta facendo, risponde ora Fd. Quanto durerà?

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Un editoriale del principale quotidiano finanziario olandese FD applaude al Recovery plan di Mario Draghi, “è come Ercole, può riscattare l’Italia in Ue”. Sembrano lontani gli strali dei falchi olandesi contro le finanze italiane e gli ultimatum di Mark Rutte. Ma resta un dubbio: cosa succede quando Super Mario non c’è più?

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