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Se fosse possibile discutere seriamente sul decreto legge Zan senza farlo da “tifosi” credo che arriveremmo alla conclusione che non c’è comunque nulla di urgente né di indispensabile per dover approvare questa legge.

A parte gli imbecilli e gli ignoranti che ci sono da sempre ed ovunque, mi sembra che l’Italia non sia un Paese particolarmente ostile alle persone omosessuali, né lo è secondo le graduatorie europee dei Paesi “gay-friendly”, né tantomeno nei dati relativi agli episodi di aggressione a persone omosessuali.

Ci sono stati in passato singoli episodi, certamente da condannare, ma non sono certo prevalenti; sono infinitamente più numerose le violenze sulle donne o sui minori – tanto per fare un confronto – e quando ci sono casi di omofobia possono (e devono) essere perseguiti, anche aspramente, già nell’ attuale quadro normativo, per esempio considerando le aggravanti “per futili motivi”.

Certamente ci sono poi persone che soffrono per la loro situazione di “diversi” ma certo non sarà una legge a risolvere i loro problemi psicologici interiori, anche perché credo che l’omosessualità sia una situazione personale assolutamente trasversale anche in politica e chi conosce un po’ di storia sa che ha sempre fatto parte dei nostri costumi già dai tempi di Atene o dell’Impero Romano.

Il ddl Zan è invece sbagliato perché – almeno secondo me – prima di tutto è ideologicamente orientato ad imporre un punto di vista di parte. La totale incertezza giuridica del cosiddetto “reato di omofobia” renderebbe l’applicazione della legge estremamente incerta, affidata all’ interpretazione del giudice ed esponendo legittime affermazioni di libertà di opinione al rischio di essere tacciate di omofobia.

Se per esempio affermo che un bambino ha diritto ad un papà e ad una mamma sono omofobo oppure no? Se sostengo che non è legittimo “reperire” all’estero un figlio partorito su commessa da una donna sono omofobo? Il rischio sicuramente c’è e si presta ad ogni tipo di strumentalizzazione favorito da una “lobby gay” che controlla buona parte dell’informazione.

Ho sempre avuto l’impressione che promozioni e favoritismi in tv e sui giornali abbiano spesso origine tra le lenzuola, sia “omo” che “etero”. Secondo me è una assoluta verità, ma solo dirlo potrebbe diventare perseguibile.

Comunque se oggi io insulto una persona sono condannabile in ogni modo, se esprimo un giudizio con una forma adeguata credo di poterlo liberamente fare.

Se dicessi però che certe manifestazioni gay “pubbliche” non solo mi sembrano di cattivo gusto, ma a volte “mi fanno schifo” supero o no la linea rossa del punibile?

Per esempio, c’erano tante persone che festeggiavano liberamente e simpaticamente ai vari “gay pride” (e siano le benvenute nella loro libertà di espressione), ma certi costumi, pose, travestimenti a me hanno fatto letteralmente schifo: potrò ancora dirlo? Non era offensivo il gay che andava in giro sculettando facendo la macchietta di Gesù con tanto di maxi-croce di cartone sulle spalle?

E chi tutela il mio diritto all’indignazione?

Perché il ddl Zan non si limita a chiedere pene più pesanti per atti concreti di violenza (reali, non di opinione), ma costruisce soprattutto una serie di attività di “propaganda gender” (la giornata nazionale del 17 maggio, i corsi nelle scuole, anche a bambini di dieci-dodici anni, la “rieducazione” di chi viene condannato) che evidentemente servono a condizionare le libere opinioni, più che a proteggere le eventuali vittime.

Ma perché dovrei subire una propaganda in questo modo? La Zan non è una legge per “salvaguardare” ma per “rovesciare le carte” ovvero diventare apertamente fonte di propaganda. C’è di più: ogni espressione contraria in questo campo (ovvero sostenere idee “normali”, senza per questo qualificare “anormali” chi la pensa diversamente, ma dobbiamo pure intenderci) rischia di essere accusata di essere “discriminante” e quindi perseguibile.

L’articolo 3 della legge per esempio è un autentico guazzabuglio, un minestrone. Nella versione emendata recita: “Ai fini della presente legge sono fatte salve (testo originale: sono consentite) la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”. Vi sembra un modo chiaro di esprimere un concetto? Perché – attenzione –  l’articolo 3 non si riferisce agli omosessuali ma ai “normali” e ai loro limiti di potersi esprimere “contro”.  Fatemi capire: devono essere “fatte salve” le MIE opinioni? Siamo al travisamento della situazione perché tutti questo diritto dobbiamo averlo perché è nelle leggi, nella Costituzione, nei diritti acquisiti di omosessuali e non omosessuali, ci mancherebbe una legge che adesso ci “consente” di esprimere una opinione!

All’estero dopo leggi come queste il concetto si è esteso al punto che un giudice può perseguire un cittadino che dica “La famiglia è fondata su un padre ed una madre!”.

Qui non si tratta quindi di negare diritti e tutela a persone quando ne hanno bisogno; si tratta invece di rifiutare una legge che rischia di diventare un tribunale ideologico liberticida, senza alcuna reale tutela nei confronti delle persone omosessuali.

Cosa succederà alle prossime persone (anche omosessuali) che hanno comunque pubblicamente condannato l’utero in affitto, e che sono state ferocemente accusate di omofobia da tante associazioni e leader LGBT e da opinion leader di vario genere? Verranno portate in tribunale, per il reato di omofobia previsto dal ddl Zan?

Sì, se passerà questa nuova legge di cui non ne abbiamo alcuna necessità.

Un no ragionato al ddl Zan. Firmato Zacchera

Questo ddl è sbagliato perché ideologicamente orientato ad imporre un punto di vista di parte. L’incertezza giuridica del cosiddetto “reato di omofobia” renderebbe l’applicazione della legge estremamente incerta. L’opinione di Marco Zacchera

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