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Mentre il dossier migranti e quello energetico procedono di pari passo tra super players come Usa, Russia e Cina e referenti della macro regione Mediterranea (come la Turchia), negli Usa si registrano due iniziative, solo apparentemente slegate, ma che danno la cifra del nuovo interesse a stelle e strisce per le dinamiche del mare nostrum. L’occidente si prepara al dopo Erdogan? A Washington è stata costituita un’associazione denominata ‘Turkish Democracy Project’.

Tra i fondatori l’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, l’ex governatore della Florida Jeb Bush e l’ex ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi Sant’Agata. Il Turkish Democracy Project è un’organizzazione politica internazionale senza scopo di lucro, apartitica, creata in risposta al recente allontanamento della Turchia dalla democrazia verso l’autoritarismo. Obiettivo è accendere un fascio di luce anche per analizzare le prospettive future del paese, proprio mentre negli Usa il ddl Menendez segna un passo storico nelle relazioni tra Washington e Atene.

TURKISH DEMOCRACY PROJECT

Gli occhi dell’occidente da tempo sono puntati sulla Turchia: la ‘Turkish Democracy Project‘ ritiene che Erdogan abbia sostenuto gruppi estremisti, inviato rifornimenti per sostenere i conflitti dal Medio Oriente all’Europa, espulso minoranze etniche, distrutto la stampa libera, imprigionato e ucciso oppositori politici. Allo stesso tempo l’economia turca, secondo i fondatori, ha subito una grave recessione economica a causa delle politiche di Erdogan.

“Mentre lo stato di diritto peggiora e la corruzione si diffonde, Erdogan e i suoi oligarchi continuano ad accumulare ricchezza e potere”. Uno dei casi più spinosi riguarda il procuratore capo della Turchia, che ha recentemente presentato un secondo atto d’accusa volto a chiudere il Partito Democratico del Popolo (HDP) filo-curdo. Si tratta del secondo partito di opposizione del paese. Parlamentari, sindaci e funzionari di partito, compreso il numero 2 Selahattin Demirtas, rimangono in carcere per via di accuse politiche.

INTOLLERANZA

Un altro episodio, fra tanti, riguarda la decisione delle autorità turche di espellere 30 leader religiosi protestanti nel 2020 e 35 nel 2019. Sono inoltre stati deportati coniugi stranieri del clero protestante turco, così da costringerli ad abbandonare il Paese. Inoltre il Dipartimento di Stato, la Camera e il Senato hanno spesso espresso condanne sugli atti di antisemitismo in Turchia, come anche sulle recenti parole di Erdogan contro Israele.

Il Presidente turco aveva accusato Israele di “terrorismo” contro i palestinesi, dicendo che era “nella loro natura”. “Sono assassini, al punto che uccidono bambini di cinque o sei anni. Si accontentano solo di succhiare il loro sangue”, le sue parole. Erdogan aveva anche lanciato precise accuse a Joe Biden, dicendo che il leader degli Stati Uniti ha “mani insanguinate” perché sostiene diplomaticamente Israele.

DDL MENENDEZ

La nascita dell’associazione si inserisce all’interno di una serie di avvenimenti che stanno caratterizzando le dinamiche euromediterranee e le reazioni analitiche della Casa Bianca, molto attenta a mettere in pratica una nuova visione del mare nostrum.

Una delle mosse Usa alla voce difesa (con gli F-35 che potrebbero sbarcare in Grecia) risiede nella nuova legge Usa per la cooperazione militare ellino-americana che porta la firma di Bob Menendez, presidente della commissione per le relazioni estere del Senato, e del senatore Marco Rubio.

Obiettivo è rafforzare la difesa degli Stati Uniti nel partenariato con la Grecia. Si aumenta il sostegno alla modernizzazione militare greca autorizzando nuovi trasferimenti di equipaggiamento militare americano e promuovendo un maggiore impegno multilaterale tra Cipro, Grecia, Israele e Stati Uniti in un momento in cui andranno valutati gli impatti del recente vertice Nato sulle policies erdoganiane nel Mediterraneo orientale: se apparentemente calmierate per il possibile nuovo accordo milionario sui migranti o meno.

La Grecia è di fatto entrata in una nuova era geopolitica, dopo gli squilibri finanziari della crisi economica del 2012 e quelli politici dati dalle relazioni filo cinesi dei governo Tsipras. Fra le altre cose, Atene ha da poco riaperto rappresentanze diplomatiche in Libia e in Siria, due dei fronti più caldi del’intera area.

twitter@FDepalo

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