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“Dalla fine degli anni 2000, la Francia e l’Europa hanno dovuto affrontare una serie di shock e di crisi inerenti alla storia del XXI secolo: il crollo finanziario del 2008, le turbolenze intorno all’euro, gli attacchi terroristici islamici, le ondate migratorie, l’espansionismo russo in Ucraina e in Medio Oriente, e quello turco in Siria e nel Mediterraneo”. Si apre in maniera diretta il rapporto “Ripensare la nostra Difesa a fronte delle crisi del XXI secolo” (qui il sito) presentato dall’Institut Montaigne, prestigioso think tank indipendente parigino, indirizzato all’analisi della corrente situazione strategica globale e alla proposta di alcune raccomandazioni per il governo francese. Nella ricerca della task force coordinata da Nicolas Baverez e dall’ex-primo ministro Bernard Cazeneuve, sono state intervistate oltre cinquanta realtà governative, private, civili e militari, col preciso obiettivo di fornire dodici punti attraverso i quali preparare la Francia ad affrontare le sfide del futuro. In questo senso, la relazione è molto chiara: “La Francia deve preparare le proprie Forze armate e l’intero ecosistema industriale di difesa per conflitti sempre più duri”, con una apertura netta, in pieno stile transalpino, alla cooperazione Europea: “semplicemente, non c’è alternativa”.

PRESERVARE IL RUOLO DELLA DIFESA

L’analisi, esaminando i principali trend globali, non esclude la possibilità in futuro di un conflitto vero e proprio, che le Forze armate dovranno necessariamente essere pronte ad affrontare. “Le Forze militari possono fornire una rassicurazione nei contesti non militari, ma non dovrebbe essere la soluzione preferenziale”. Per questo, secondo la pubblicazione, le Forze armate dovrebbero essere potenziate utilizzando tre leve principali: finanziamenti, risorse umane e innovazione. “Dal 2015 il contesto securitario a cominciato a deteriorarsi, richiedendo un rafforzamento della difesa; le Forze armate dovrebbero essere potenziate per permettergli di fare ciò che sanno fare meglio”, sottolinea il rapporto, analizzando la Legge di programmazione militare (Mpl) varata dalla Francia per il periodo 2019-2025. L’analisi registra anche l’incremento complessivo dei principali attori internazionali, che senza esclusioni hanno visto decisi aumenti di budget militari nell’ultimo ventennio, con alcune importanti differenze: mentre i principali Paesi europei spendono in media tra 11 e il 14% in più oggi rispetto a venti anni fa, la Russia ha visto un aumento del 175% e la Cina addirittura del 521%.

INNOVAZIONE

In questo contesto di vera e propria corsa agli armamenti tra potenze militari internazionali, potenziare la Difesa passa necessariamente dall’innovazione dei propri mezzi e strumenti. Il report dedica ampia parte al settore, sottolineando l’importanza che avranno nel futuro le tecnologie disruptive attualmente in fase di sviluppo: Uav e sistemi autonomi, connettività e Internet of things, IA, reti cyber sicure e veloci, saranno tutti elementi indispensabili sia per la Difesa che per le industrie ad essa collegate, ponendo l’imperativo della collaborazione sempre più stretta tra i due comparti. Sempre nel settore dell’innovazione, la creazione nel 2018 dell’Agenzia per l’innovazione di Difesa, voluta dal ministero della Difesa Florence Parly, è stata accolta dal think tank con positività, vista proprio nell’ottica di potenziare il lavoro di analisi per affrontare le difficoltà crescenti che continueranno a porsi in futuro.

APPROCCIO GLOBALE E COOPERAZIONE EUROPEA

“Mentre le crisi aumentano – recita il report – la Francia deve diventare più resiliente, deve diventare più capace ad assorbire i colpi e a reagire”. Per fare ciò, secondo gli autori, Parigi deve dotarsi di un approccio strategico che includa le dimensioni diplomatica, economica, politica, informativa e anche sociale oltre a quella militare. Il primo passo verso questa direzione è l’autonomia strategica, declinata in maniera meno netta rispetto alle dichiarazioni del presidente Emmanuel Macron: “La Francia e l’Unione europea non potranno fare affidamento esclusivamente sul loro alleato americano per la loro sicurezza”, aggiungendo che “nella nuova era dei grandi giochi di potere e della rivalità sino-americana, la Francia non può garantire da sola la resilienza e l’autonomia strategica: l’unica risposta è la cooperazione europea”. Tuttavia, questo rafforzamento della capacità autonoma dell’Europa è letto come inserita nel quadro dell’Alleanza Atlantica, orientata ad una maggiore assunzione di ruoli da parte del Vecchio Continente. Secondo il rapporto, il primo e principale obiettivo di questo potenziamento europeo è la Germania: “perché solo una visione comune franco-tedesca guiderà il resto dell’Unione europea”. Un’affermazione di cristallina realpolitik dalla quale l’Italia resta per ora esclusa.

I DODICI PUNTI

La dozzina di raccomandazioni che il rapporto indirizza al governo francese, dunque, riassumono e articolano quanto evidenziato nelle premesse iniziali. Per quanto riguarda il potenziamento della Difesa, l’analisi suggerisce di puntare ad un’organizzazione militare più specializzata e integrata, con migliorate capacità di prontezza che ne migliorino anche l’impatto e la consistenza nel tempo. Strumento necessario a questo potenziamento sarà una nuova Legge di programmazione militare che ne assicuri le basi finanziarie. Il rapporto sottolinea anche, unico nel suo genere, l’importanza di migliorare l’attrattività della professione militare, in modo da attrarre personale qualificato, entusiasta e preparato. Per questo la cultura dell’innovazione dev’essere diffusa anche al di fuori delle istituzioni dedicate, come l’Agenzia d’innovazione della Difesa. Sul piano operativo, la Francia deve dotarsi di un approccio flessibile, pronto ad affrontare la conflittualità ibrida del futuro, in scenari multidimensionali. Il settore privato dovrà essere pienamente coinvolto in questo processo, coordinato a livello governativo. Infine, la Francia dovrà guidare l’autonomia strategica dell’Europa e avere un ruolo unificante nel potenziamento della Nato.

Francia

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