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È doppia la tensione che si distende nei Balcani: in Slovacchia Robert Fico appare stretto tra Bruxelles e Mosca per la questione del gas russo, mentre nella diatriba fra Serbia e Kosovo c’è una defezione. Quella dell’ex presidente sloveno Borut Pahor che ha annunciato la non ricandidatura come inviato della Ue per il dialogo Belgrado-Pristina. Troppo distanti i due Paesi e troppo ghiotta l’occasione per i players esterni di influenzare il quadro.

Qui Bratislava

Al momento la Slovacchia (al pari di paesi vicini come Austria e Repubblica Ceca) non presenta grosse criticità nella esigenza di gas, a seguito dello stop deciso da Gazprom lo scorso 1 gennaio alla fornitura. La capacità di stoccaggio non preoccupa, quindi, anche perché il paese ha molte alternative. Il nodo quindi è soprattutto politico, dal momento che il premier Robert Fico è stato impegnato in una serie di colloqui a Bruxelles e a Mosca. All’Ue ha fatto presente che l’interruzione del gas russo avrebbe avuto serie conseguenze sui Paesi europei, presagio che non ha sortito gli effetti desiderati; a Putin ha chiesto di non fermare il gas perché in questo modo avrebbe perso i guadagni derivanti dall’invio di gas russo ai Paesi vicini.

Per questa ragione Fico ha annunciato che la Slovacchia potrebbe adottare misure di ritorsione contro l’Ucraina: nello specifico il suo partito Smer potrebbe tagliare le forniture di elettricità a Kyiv e ridurre anche gli aiuti a 130mila rifugiati. Dietro questa posizione ci sono i numeri: la Slovacchia perderebbe 500 milioni di euro in tasse di transito da altri paesi. Politico sostiene che la mossa di Fico si è ritorta contro di lui, indebolendo la sua influenza sull’Ucraina e aggravando le tensioni con Bruxelles. Un nuovo incontro ci sarà il prossimo 9 gennaio, quando Fico discuterà della fine del transito del gas russo attraverso l’Ucraina con i rappresentanti della Commissione europea.

Qui Balcani

Preoccupa lo stallo nella situazione tra Serbia e Kosovo, a tal punto che l’ex presidente sloveno Borut Pahor ha annunciato che non si candiderà come prossimo inviato della Ue per il dialogo Belgrado-Pristina, nonostante in precedenza aveva espresso la sua disponibilità ad assumere la carica. In secondo luogo le frizioni politiche aggiungono tensione ad una situazione in perenne fibrillazione. Il movimento Vetevendosje che fa capo al primo ministro del Kosovo, Kurti, e la Lista serba stanno dando vita ad una battaglia legale prima delle elezioni parlamentari previste in Kosovo il prossimo 9 febbraio. Nell’ambito della campagna elettorale il presidente serbo, Aleksandar Vučić, ha dichiarato che il primo ministro del Kosovo considera la Lista serba come il suo più grande nemico e lo ha messo in guardia contro una crescente pressione da parte del suo Paese nei confronti del Kosovo.

“Kurti non vuole la partecipazione della Lista serba alle elezioni, è un fattore divisivo per lui, il suo più grande nemico è la Lista serba – ha detto – Sta cercando di controllare tutto il resto della comunità serba, il nostro popolo, ma lì non c’è controllo, ecco perché la Lista serba è il suo nemico”. Per questa ragione ha chiesto all’Ufficio per il Kosovo del Governo serbo di meglio informare il mondo sulla situazione in Kosovo. Oltre al Movimento per l’autodeterminazione di Kurti, i principali candidati sono la Lega democratica del Kosovo di Lumir Abdixhiku, il Partito democratico del Kosovo di Memli Krasniqi e l’Alleanza per il futuro del Kosovo di Ramush Haradinaj.

Scenari

Non sfuggirà che la questione del gas e quella delle elezioni in Kosovo rappresentano due occasioni per ragionare sulle mosse dei super players esterni che provano a destabilizzare il costone balcanico in chiave geopolitica. Cinque all’anno sono i miliardi di dollari che Gazprom è destinato a perdere dopo la decisione dello stop al transito. Per la prima volta dal 2001, nel 2023 Gazprom ha registrato una perdita netta di 5,5 miliardi di sterline, ma il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che “Gazprom sopravviverà” nonostante la scadenza dell’accordo. L’Ucraina perderà fino a 1 miliardo. La Russia è passata dal fornire il 41% del fabbisogno energetico europeo all’8%.

Sul fronte kosovaro Kaja Kallas ha deciso di inviare una missione europea di osservazione elettorale al fine di monitorare le elezioni parlamentari previste per il 9 febbraio, guidata da Nathalie Loiseau, Membro del Parlamento Europeo. “Le prossime elezioni parlamentari – ha spiegato Loiseau – saranno le prime a svolgersi con una nuova legge elettorale, che ha tenuto conto delle nostre precedenti raccomandazioni. Non vedo l’ora di interagire con le autorità, i partiti politici, i candidati, la società civile e altri stakeholder elettorali in Kosovo”. La principale preoccupazione verte la regolarità del processo elettorale, la prevenzione di possibili brogli, l’azione di disinformazione ad appannaggio degli interessi esterni che collimano con un peggioramento delle relazioni tra Serbia e Kosovo.

Gazprom perde sul gas, ma l'Ue teme sul fronte kosovaro

Non sfuggirà che la questione dello stop al transito del gas russo e quella delle elezioni in Kosovo, previste per il 9 febbraio, rappresentano due occasioni per ragionare sulle mosse dei super player esterni, che provano a destabilizzare il costone balcanico in chiave geopolitica

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