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Settantadue anni e non sentirli. L’Alleanza Atlantica non è mai stata così giovane, tra team universitari a sfidarsi su proposte per il futuro e 14 esperti under-35 a suggerire direttamente al segretario generale Jens Stoltenberg sulle sfide da affrontare. È tutto nella “Nato 2030”, l’iniziativa lanciata l’anno scorso per preservare la capacità di adattamento dell’Alleanza al contesto internazionale, tra minacce ibride, cambiamenti climatici, nuove tecnologie e sicurezza sanitaria. Oggi, nell’evento organizzato con Chatham House, Stoltenberg ha ascoltato le idee e le proposte degli “young leaders” individuati a novembre nel corso della Munich Security Conference, lì dove si è tenuto il primo Nato Youth Summit. Poco dopo è andato in scena il primo “policy hackathon” nella storia dell’Alleanza, per contribuire alla medesima riflessione.

#NATO2030

L’obiettivo dell’iniziativa è dare spinta “giovane” alla riflessione strategica sul futuro dell’Alleanza, l’iniziativa Nato2030 lanciata da Stoltenberg dopo l’invito arrivato dai capi di Stato e di governo nel vertice di Londra a dicembre 2019. Così l’Alleanza assorbiva allora le critiche sollevate da Emmanuel Marcon sulla sua “morte cerebrale”, il rischio di strappo con la Turchia sul tema S-400 e le rimostranze di Donald Trump sul fatidico 2% del Pil da destinare alla Difesa. Obiettivo: un’Alleanza più politica e più globale, “to be best prepared for any threats at any time”, spiegava Stoltenberg. A tal proposito, già all’inizio dello scorso anno il segretario generale nominava un gruppo di dieci esperti (con l’italiana Marta Dassù) chiamati a contribuire alla riflessione. Un paio di mesi fa, la task force ha presentato il suo rapporto dal sottotitolo “uniti per una nuova era” (qui il focus).

VERSO IL CONCETTO STRATEGICO

Al gruppo di esperti si è dunque quello dei “giovani”, 14 professionisti “young” specializzati sui temi della difesa e sicurezza (ma non solo). Tra loro c’è anche l’italiana Claudia Maneggia, attualmente security strategy and governance specialist presso Unicredit, intervenuta con i tredici colleghi nel dialogo con Stoltenberg. Gli input, insieme a quelli degli esperti, confluiranno nell’iniziativa Nato 2030 che il segretario generale presenterà ai capi di Stato e di governo al summit di Bruxelles, in programma quest’anno. Gli osservatori più attenti ritengono che possa essere la base per la formulazione del nuovo Concetto strategico, la bussola di riferimento per l’intera azione dell’Alleanza (quello attuale risale al 2010).

SFIDE VECCHIE E NUOVE

Lo richiede il contesto internazionale, denso di nuove sfide e di vecchie minacce, in continua e rapida evoluzione. Come notato da Stoltenberg, non muta di certo il tradizionale impegno della Nato, la deterrenza sulla Russia, la difesa dello spazio europeo e l’impegno nelle missioni interazionali, a partire dall’Afghanistan (che sarà al centro della prossima ministeriale Difesa tra un paio di settimane). Tra l’ascesa cinese, la pandemia e i cambiamenti climatici, occorre però ampliare l’orizzonte e aumentare il peso politico dell’Alleanza. Due domini (spazio e cyber) si sono aggiunti in pochi anni al campo di applicazione dell’art. 5 del Trattato atlantico, relativo alla clausola di difesa collettiva su cui poggia la Nato. Due domini che si legano a un’evoluzione tecnologica rapidissima, a colpi di ipersonica, 5G, intelligenza artificiale e Big data. Sono le tecnologie “disruptive”, su cui l’Alleanza ragiona da tempo tramite le proprie articolazioni. C’è poi la sfida interna, relativa alla “coesione”, messa a dura prova da quattro anni di presidenza Trump ma anche da alcuni allunghi interni, tra le sentenze francesi e l’assertività turca. Da qui nasce la riflessione Nato 2030, pronta a rinnovare l’approccio dell’Alleanza al mondo.

L’HACKATHON

Sarà un rinnovamento decisamente “giovane”, considerando che oggi, oltre ai 14 young leaders, i protagonisti dell’evento sono stati i team di studenti di dieci università di nove Paesi membri dell’Alleanza. Si sono sfidati a colpi di proposte rapide e interattive su cinque diversi temi di discussione, di fronte a una giuria di esperti chiamata a valutare utilità e fattibilità delle proposte. Tra resilienza, decarbonizzazione e innovazione, è stata un’iniziativa assolutamente nuova per l’Alleanza, da inserire nella spinta a un dialogo più aperto e costante con la società civile, think tank, esperti e mondo industriale.

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