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“La bottiglia è nel mare”, diceva Giancarlo Giorgetti nel maggio dello scorso anno. Dentro c’era un messaggio di cui tutti conoscevano il contenuto, ma che, per vari motivi, nessuno voleva o poteva accettare.

A distanza di otto mesi è stato Sergio Mattarella a raccogliere e a rilanciare quel messaggio, convinto che non ci fossero alternative a un governo di unità nazionale con Draghi Premier. La visione politica di Giorgetti aveva bisogno della spregiudicatezza di Renzi e della capacità di mediazione del Capo dello Stato.

La gravità della situazione sanitaria, economica, finanziaria e sociale imponeva, come ha detto Mattarella, “un governo di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica”, in grado di risolvere problemi giganteschi che, se non affrontati adeguatamente, rischiano di condizionare il nostro Paese per i prossimi cinquant’anni. Mario Draghi, per la sua solida preparazione e la sua credibilità internazionale, è la persona giusta.

Ma è possibile che solo Giorgetti avesse una tale visione che oggi si è rivelata vincente in tutta la sua drammaticità? Per chi lo conosce bene il leader leghista deve la sua capacità di visione politica non solo alla più che trentennale esperienza nella Lega, ma soprattutto alla sua principale qualità, che è l’umiltà, qualità rara in politica, ma che è quella che ti permette di andare oltre il tuo “ego”, a volte sconfinato, e di guardare al bene comune del Paese, bene comune che, assieme alla solidarietà e alla sussidiarietà, costituiscono i tre pilastri della politica.

È da qui che è necessario ripartire, e dicendo questo penso ai maestri di Draghi, i grandi economisti Federico Caffè e il Nobel Franco Modigliani, con le loro teorie keynesiane e postkeynesiane a favore della piena occupazione e della tutela dei ceti più deboli.

Mercoledì mattina – e mi ha fatto molto piacere – Matteo Salvini mi ha confermato il sodalizio che lo unisce a Giorgetti, smentendo le voci sempre ricorrenti di una presunta incompatibilità, mentre la loro forza è la piena sinergia.

Come anche mi ha spiegato l’esigenza di un sostegno al Governo Draghi nell’emergenza di una vera e propria crisi di sistema, che impone una grande responsabilità, nella prospettiva di quelle elezioni tanto invocate quanto indispensabili alla democrazia come l’aria che respiriamo.

Ora però è il momento della responsabilità, che è l’altra faccia della libertà, bene primario. Il momento è cruciale, come ha sottolineato il Presidente Mattarella, e sono convinto che anche Meloni, che ha già annunciato la possibilità dell’astensione del suo partito, da donna intelligente qual è, potrà poi votare ciò che condivide delle future scelte di Draghi, nella consapevolezza che la formula, “la sovranità appartiene al popolo”, peraltro sacrosanta, possa essere applicata quanto prima, ma nelle condizioni migliori per lo stesso popolo.

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