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Poche settimane fa il Cremlino ha voluto flettere i muscoli, impiegando per la prima volta il missile “Oreshnik” (lemma russo per “Albero di nocciole”) per colpire i sistemi di infrastruttura energetica nei pressi della cittadina ucraina di Dnipro. Dopo il lancio lo stesso presidente russo Vladimir Putin ha decantato le lodi del nuovo sistema, minacciando di utilizzarlo per colpire “le strutture militari di quei Paesi che permettono alle loro armi di essere usate contro le nostre strutture. In caso di escalation di azioni aggressive, risponderemo in modo altrettanto deciso e simmetrico”. Ma così come molte altre armi, e specialmente quelle più tecnologicamente sofisticate, l’albero di nocciole potrebbe essere dipendente da materiale di fabbricazione occidentale per il suo effettivo funzionamento.

A rivelarlo è un’inchiesta portata avanti dal Financial Times, che ha monitorato l’attività del Moscow Institute for Thermal Technology e della compagnia Sozvezdie: queste due importanti realtà della dimensione ingegneristica russa sono infatti legati a doppio filo alla dimensione militare, e sono stati indicati dall’intelligence ucraina come sviluppatori del sistema “Oreshnik”.

Il Moscow Institute for Thermal Technology, istituzione leader in Russia per lo sviluppo dei missili balistici a combustibile solido, ha diffuso nel corso del 2024 degli annunci di lavoro in cui l’azienda fa riferimento ai “sistemi Fanuc, Siemens, Haidenhein”. Gli stessi nomi sono citati negli annunci pubblicati da Sozvezdie, che ha indicato tra le sue specializzazioni “sistemi di controllo automatizzati e sistemi di comunicazione” per uso militare.

Fanuc, Siemens e Haidenhain sono tre aziende occidentali (la prima giapponese, le altre due tedesche) che si occupano di produrre sistemi di controllo numerico computerizzato (Cnc), una tecnologia vitale per la produzione dell’Oreshnik poiché consente alle fabbriche di modellare rapidamente i materiali ad alta precisione utilizzando i computer per controllare gli utensili.

L’impiego di questi sistemi viene riaffermato anche da un video diffuso da Titan Barrikady, una terza azienda della difesa coinvolta nella produzione dell’Oreshnik, dove viene mostrato un operaio in piedi davanti a un dispositivo di controllo che porta il marchio Fanuc. E persino gli annunci di lavoro di Stan, l’azienda che guida i tentativi russi di costruire un’industria nazionale per la produzione di sistemi Cnc, utilizza apparecchiature Heidenhain.

Data l’importanza mostrata da questi esempi, non stupisce il fatto che fermare il flusso di simili componenti verso la Russia è stata una priorità per i Paesi partner dell’Ucraina. I componenti Cnc sono stati inclusi nella cosiddetta “lista dei beni comuni ad alta priorità”, un elenco di articoli che gli alleati desiderano negare a Mosca. Ma sebbene i controlli sulle esportazioni abbiano rallentato il flusso di questi prodotti verso la Russia, l’analisi dei documenti russi realizzata da Ft suggerisce che componenti per un valore di almeno tre milioni di dollari siano entrati nel paese dall’inizio del 2024.

“Se si potesse limitare l’accesso a queste unità di controllo Cnc occidentali, si potrebbe rallentare la produzione russa”, ha dichiarato Nick Pinkston, amministratore delegato di Volition (azienda di componenti industriali) ed esperto di utensili automatizzati. “Alcuni di questi sistemi di controllo di alto livello consentono di tagliare più velocemente mantenendo la precisione. E se si dovesse passare a un nuovo sistema di controllo, si dovrebbe riconfigurare l’hardware fisico della macchina e gli utensili, oltre a riprogrammare completamente ogni pezzo, il che costerebbe tempo e denaro e potrebbe ridurre anche la qualità dei pezzi”.

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