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A distanza di poco meno di un mese dalle dichiarazioni al vetriolo (“assassinio”, “chi lo dice sa di esserlo”) il presidente statunitense Joe Biden e l’omologo russo Vladimir Putin hanno avuto un colloquio telefonico. La nota della Casa Bianca suggerisce una conversazione piuttosto complicata. I due hanno parlato di “perseguire il dialogo strategico” su temi come il controllo degli armamenti e questioni di sicurezza emergenti, sulla base dell’estensione del Nuovo Trattato START. La telefonata, fa sapere il Cremlino, è nata “su iniziativa americana”. E non era del tutto inaspettata vista l’escalation delle ultime settimane.

LA MINACCIA CYBER

“Il presidente Biden ha anche chiarito che gli Stati Uniti agiranno con fermezza in difesa dei propri interessi nazionali in risposta alle azioni della Russia, come le intrusioni informatiche e le interferenze elettorali”, si legge ancora. Il riferimento cyber è al recente SolarWinds.

LA QUESTIONE UCRAINA

Biden ha sottolineato, recita il comunicato, “l’impegno incrollabile degli Stati Uniti per la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Il presidente ha espresso le nostre preoccupazioni per l’improvviso rafforzamento militare russo nella Crimea occupata e ai confini dell’Ucraina e ha invitato la Russia ad allentare le tensioni”.

VERSO IL FACCIA A FACCIA

Il presidente Biden “ha ribadito il suo obiettivo di costruire una relazione stabile e prevedibile con la Russia coerente con gli interessi degli Stati Uniti e ha proposto un incontro al vertice in un Paese terzo nei prossimi mesi per discutere l’intera gamma di questioni che devono affrontare gli Stati Uniti e la Russia”, si legge.

IL CONTESTO

“Biden ha cercato di bilanciare il suo desiderio di una relazione stabile con la Russia – in particolare quando si tratta di sicurezza nucleare – con i suoi sforzi per rispondere alle mosse russe come l’incarcerazione del leader dell’opposizione Alexei Navalny”, ha sottolineato la testata Axios.com.

BLINKEN A BRUXELLES

La telefonata è avvenuta nelle stesse ore in cui il segretario di Stato americano Antony Blinken è tornato a Bruxelles (con lui c’è anche il numero uno del Pentagono Lloyd Austin) per la seconda volta nel giro di poche settimane per discutere con gli alleati della Nato diversi temi caldi, tra cui le tensioni russo-ucraine. “Continueremo il nostro importante impegno con i nostri alleati più stretti su queste questioni mentre cerchiamo di far fronte ai maligni attori statali e alle altre sfide condivise”, ha scritto su Twitter il capo della diplomazia americana che nei giorni scorsi aveva avvertito così Mosca: Se la Russia agirà “in modo sconsiderato e aggressivo” in Ucraina, “il presidente è stato chiaro” sul fatto che “ci saranno dei costi, ci saranno delle conseguenze”. E ancora: “Ci sono più soldati russi ammassati ai confini di quanto nel 2014 la Russia invase per la prima volta. Per questo siamo in contatto stretto e in coordinamento con gli alleati e i partner in Europa”.

IL PRESSING USA SUGLI ALLEATI

Come raccontato su Formiche.net, recentemente la diplomazia americana aveva messo pressione su Germania e Francia sull’Ucraina e avvertito Berlino sul gasdotto Nord Stream 2. Intanto, da Berlino, il capo del Pentagono Austin ha annunciato il dispiegamento di ulteriori 500 militari americani in Germania. Stanziati a Wiesbaden, serviranno a potenziare “difesa e deterrenza” in Europa, con gli occhi puntati alle manovre della Russia in Ucraina. Ad accogliere il “forte segnale” è Annegret Kramp-Karrenbauer, ministra della Difesa tedesca. Questo rientra in una logica di deterrenza impostata dagli Stati Uniti.

L’AFGHANISTAN

La stessa che si scorge dietro una riunione ristretta e straordinaria, convocata nelle ultime ore per domani, dei Paesi framework su Afganistan a cui parteciperanno anche il segretario Blinken e il ministro egli Esteri Luigi Di Maio. Proprio domani Biden dovrebbe annunciare il ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan entro il prossimo 11 settembre, data simbolo legata all’attacco alle Torri gemelle che trascinò gli Stati Uniti nella loro guerra più lunga. La decisione significa che migliaia di soldati a stelle e strisce resteranno in Afghanistan oltre il primo maggio, scadenza che l’amministrazione Trump aveva negoziato con i talebani per l’uscita delle truppe americane.

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