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Come se non bastasse lo scenario politico movimentato degli ultimi giorni, una nuova grana si abbatte sui partiti italiani come un fulmine a ciel sereno.

La maxi operazione contro la ‘ndrangheta che ha portato all’arresto di tredici persone e quarantacinque ai domiciliari ha colpito l’Udc con l’arresto ai domiciliari del segretario calabrese Francesco Talarico (assessore al bilancio in regione) e fatto finire sotto indagine il segretario nazionale Lorenzo Cesa.

La motivazione dell’indagine, associazione a delinquere, è grave e Cesa ha subito annunciato le dimissioni in una nota in cui si è detto “totalmente estraneo” confidando nell’operato della magistratura.

Come sempre accade in queste occasioni, vale la pena ricordare un principio alla base dell’ordinamento giuridico e democratico italiano: si è innocenti fino a sentenza definitiva di condanna. Un valore, il garantismo, che deve valere per tutti, amici e non.

In attesa che la magistratura faccia chiarezza, prendiamo la palla al balzo per una riflessione sul ruolo dell’Udc (e dei moderati) all’interno della colazione di centrodestra.

Sarebbe un errore perdere il sostegno della gamba centrista ed è necessario che i leader del centrodestra, soprattutto in questa fase delicata per il Paese, riescano a tenere unita la colazione.

Anche alla luce dell’indebolimento di Forza Italia, il rischio di uno sbilanciamento della coalizione su posizioni ritenute da una parte del Paese eccessivamente sovraniste, provocherebbe un calo dei consensi.

Non dimentichiamoci che tra pochi mesi si voterà alle elezioni amministrative nelle principali città italiane e, negli ultimi anni, il punto di debolezza del centrodestra è stato proprio non riuscire a sfondare nelle città, come è emerso dalle elezioni regionali.

Il motivo è la difficoltà di intercettare un elettorato che vorrebbe una proposta politica nei toni e nei contenuti più moderata. Ciò non significa cancellare o negare posizioni conservatrici, quanto essere in grado di realizzare un’offerta politica eterogenea basata su alcuni valori condivisi e in grado di intercettare quella fetta di elettorato necessario per raggiungere la maggioranza.

Una gamba centrista nella coalizione di centrodestra può inoltre fungere da contraltare al rischio di posizioni che strizzano l’occhio al populismo e che diventano perciò controproducenti.

Infine, pur con tutti i passaggi storici, le diaspore, le contraddizioni, l’Udc è l’erede di una gloriosa tradizione cattolica che, a partire dal Partito Popolare di Don Luigi Sturzo, passando per uomini come De Gasperi, deve essere ricordata dal centrodestra e non dissipata.

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