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Le industrie di Francia e Germania hanno sbloccato lo stallo sullo sviluppo del velivolo di sesta generazione del Fcas. Dopo le indiscrezioni di stampa della scorsa settimana, la conferma ufficiale sull’accordo industriale è arrivata ieri dal Senato francese. Conferma che sa di sigillo politico da parte di Parigi, contenente anche il riferimento alla necessaria approvazione da parte del Bundestag, lì dove il programma in passato ha rischiato di arenarsi, tra la cautela tedesca e una certa insoddisfazione francese per i ritardi.

LO STALLO

D’altra parte, lo stallo industriale si era manifestato proprio alla Commissione Difesa del Senato francese, con le audizioni delle scorse settimane dei vertici delle due industrie che guidano i rispettivi impegni: Dassault e Airbus. Lo stallo riguardava la governance complessiva del programma, da definire in vista del passaggio alla Fase1B, successiva a quella avviata lo scorso anno con i primi 150 milioni di euro assegnati alle aziende, per iniziare i lavori sul dimostratore (per farlo volare a partire dal 2026).

L’INTESA

A dividere Dassault e Airbus era una diversa idea di divisione del lavoro, con la francese a premere per mantenere un’impronta con prime contractor, e la tedesca a spingere per un rapporto più equilibrato tra i soggetti industriali coinvolti, superando il ruolo di appaltatore. Coinvolgeva anche i diritti di proprietà industriale, nonché l’intesa da trovare con i partner spagnoli. Non è chiaro né dalla stampa, né dalla nota della Commissione Difesa del Senato, quale sia l’accordo raggiunto. Come riportato da DefenseNews, sia Airbus sia Dassault si sono rifiutate di commentare. È chiaro che riguarda il pacchetto più succoso del programma, il Next Generation Aircraft (Ngf), velivolo principale di quello che sarà un “sistema di sistemi”.

LA PARTITA AL BUNDESTAG

L’accordo è stato “accolto positivamente” dal presidente della Commissione stessa, Christian Cambon, firmatario della nota che dà ufficialità all’intesa industriale. L’impressione è che la nota serva soprattutto a scuotere i colleghi tedeschi. “Dai miei recenti scambi con alcuni dei miei colleghi del Bundestag – ha dichiarato Cambon – sono piuttosto ottimista; li invito a sostenere questo progetto storico che dà contenuti molto concreti all’autonomia strategica europea”. Emerge l’urgenza dettata dai tempi. I promotori del progetto sperano nell’approvazione del Bundestag entro l’estate, prima della pausa che potrebbe accumulare ulteriori ritardi in vista del voto di fine settembre e del successivo iter di formazione del nuovo esecutivo.

I FATTORI ACCELERANTI

Le aziende premono per un’accelerata, considerando che simili accordi industriali dovranno riguardare anche il resto dei “pacchetti” e gli altri attori coinvolti: MTU Aero Engines e la transalpina Safran per la parte motoristica, MBDA per la missilistica e l’altro big francese Thales per i sistemi, senza contare il contributo spagnolo, che è ancora da definire in termini di responsabilità complessive. L’altro fattore di accelerazione arriva dagli utilizzatori finali. I capi di Stato maggiore delle Aeronautiche dei tre Paesi impegnati nel progetto hanno espresso più volte l’esigenza di dare rapidità al progetto, così da avere un dimostratore in volo nel 2026 e un velivolo operativo dal 2040.

SCRICCHIOLII DELL’ASSE

Di fondo, restano da risolvere gli altri “scricchiolii” dell’asse franco-tedesco manifestatisi negli ultimi mesi. Riguardano sia le divergenze sul concetto di “autonomia strategia europea”, sia le prospettive di export dei programmi comuni. Un paio di settimane fa, La Tribune raccontava che “oltre al Fcas, la maggior parte dei grandi progetti di armamenti in cooperazione con la Germania è in grave pericolo”, elencando una serie di programmi che, secondo i francesi, i tedeschi non avrebbero rispettato, dai elicotteri ai pattugliatori, dall’A400M allo spazio. In questi scricchiolii dell’asse franco-tedesco potrebbe inserirsi l’Italia, con l’obiettivo di riequilibrare i rapporti di forza interni alla Difesa europea.

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