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La visita in Libia del presidente del Consiglio, Mario Draghi, è molto importante, in quanto sarà il primo capo di governo europeo a incontrare il nuovo premier libico Abdelhamid Dabaida – sebbene seguito a poche ore di distanza dal greco Kyriakos Mītsotakīs.

Ma non c’è solo la tempistica a dare valore all’incontro, che l’Italia individua come proiezione primaria della propria strategia geopolitica. Per esempio, la condivisione della visita col primo ministro greco, nel momento in cui questo annuncerà la riapertura dell’ambasciata a Tripoli, significa che – visto la grande influenza di cui Draghi gode in ambito Ue – l’italiano porterà con sé anche il sostegno dell’Europa. Tutto per altro da traslare sul piano dell’atlantismo, ossia del legame tra Roma, Bruxelles e Washington.

Draghi si muoverà nel solco tracciato dalle Nazioni Unite, secondo quel percorso avviato con il processo di stabilizzazione spinto dal voto del Foro di dialogo libico da cui è uscito il nuovo governo onusiano di Dabaida. L’obiettivo è chiaro: arrivare alle elezioni di dicembre, massima espressione della democraticità e libertà, fattori di primissimo rilievo per l’Onu come per Ue e Usa.

Non mancherà chiaramente spazio per il rilancio delle relazioni bilaterali di carattere economico-commerciale-finanziario. Primo fra tutti il tema infrastrutturale, con progetti come quello dell’autostrada che collega Est-Ovest, commessa su cui sono attive società italiane, di fondamentale importanza per i libici. Ma poi la riattivazione dell’aeroporto con il progetto di allargamento, e ancora quelli di carattere energetico.

L’Eni ha un ruolo centrale per la Libia, e si è già posto nelle condizioni di essere d’aiuto alle attività del nuovo esecutivo. C’è in discussione un progetto energetico nel Sud, c’è da affrontare il problema dei blackout elettrici, c’è l’idea di portare la Libia – paese petrolifero – in un percorso di transizione energetica attraverso alternative sostenibili su cui la ditta di San Donato Milanese è tecnologicamente molto preparata.

Inoltre, Draghi parlerà con Dabaida del grande dossier dell’immigrazione, che è una questione problematica per l’Italia quanto per l’Europa. Sotto questo punto di vista, il rafforzamento della cooperazione in termini di sicurezza è anche funzionale al mantenimento del cessate il fuoco. La pace è fattore di stabilità fondamentale. Una pace duratura che dipende anche dal ritiro dei mercenari stranieri dal teatro libico.

Questo sarà un tema delicato per il nuovo governo, su cui il supporto dall’esterno è molto importante in un quadro in cui la Russia s’è arroccata attorno alla Cirenaica, e gli Stati Uniti hanno alzato i toni contro questo schieramento. Insomma, questo è un governo in cui il ruolo d’appoggio di paesi come l’Italia ed entità come l’Ue è fondamentale – anche per le dinamiche interne come la prossima approvazione del bilancio, fondamentale per poter permettere all’esecutivo di Tripoli di muoversi e portare avanti la propria azione.

 

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