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Lo scorso 30 aprile, in occasione di un simposio dedicato alle tematiche economiche tenutosi nella città di Shangai, il presidente cinese Xi Jinping ha tenuto un discorso che ha fornito delle preziose anticipazioni sulle caratteristiche del Quindicesimo Piano Quinquennale della Repubblica Popolare Cinese, che coprirà il lasso di tempo compreso tra il 2026 e il 2030. Pur senza entrare nelle questioni specifiche, le parole di Xi sembrano suggerire che il prossimo Piano Quinquennale si distanzierà in modo marcato dai precedenti, strutturandosi attorno a dei “nuovi” (almeno rispetto a questo piano di sviluppo) elementi centrali come sicurezza nazionale, autosufficienza tecnologica e resilienza interna, interpretata sia sul piano economico che su quello sociale.

Su Jamestown Foundation, l’analista Matthew Johnson riflette sul significato dietro alle parole del leader cinese, e alle “nuove priorità che non appaiono più come semplici strumenti per sostenere la crescita, ma come condizioni strategiche indispensabili per garantire la sopravvivenza del modello cinese in un contesto internazionale percepito come sempre più ostile e competitivo. Xi ha infatti sottolineato come le sfide esterne, con particolare riferimento al rallentamento dell’economia globale e alle pressioni esercitate dagli Stati Uniti nei confronti del Paese asiatico, impongano un ripensamento strutturale della traiettoria di sviluppo nazionale. L’attenzione del Partito sembra ora focalizzarsi sulla capacità della Cina di reggere a una competizione di lungo periodo, in cui la posta in gioco non è tanto la crescita percentuale del Pil quanto la tenuta complessiva del sistema politico-economico cinese.

Xi ha anche invitato i quadri del Partito a “essere lungimiranti nell’analizzare l’impatto dei mutamenti della situazione internazionale sul nostro Paese” e a utilizzare “i vantaggi della Cina per guidare l’adattamento e l’ottimizzazione della struttura economica nazionale”. A emergere è dunque un lessico profondamente segnato dalla retorica della sicurezza e della resistenza, che si salda con i concetti di “nuovo modello di sviluppo” e “nuovo modello di sicurezza”. Lo sviluppo economico, in questa visione, non è più solo questione di efficienza o competitività, ma assume una funzione difensiva: garantire l’autosufficienza, proteggere le infrastrutture critiche e ridurre le vulnerabilità sistemiche.

Una delle innovazioni più significative del discorso di Xi è la ridefinizione del concetto stesso di sviluppo “di alta qualità”, ora intrinsecamente legato alla sicurezza nazionale. Investimenti in settori chiave come semiconduttori, intelligenza artificiale, energie rinnovabili e aerospazio sono presentati non solo come motori di crescita, ma come fondamenta della sovranità tecnologica del Paese. Il capitale, tanto pubblico quanto privato, viene sempre più canalizzato verso obiettivi industriali strategici, trasformando i mercati finanziari in strumenti al servizio della politica nazionale piuttosto che in arbitri neutrali dell’efficienza allocativa.

Infine, questo nuovo approccio segna una transizione dalla gestione tattica delle crisi alla pianificazione strategica di lungo periodo. Il principio guida non è più quello di “recuperare terreno” rispetto agli Stati Uniti in termini di crescita, bensì quello di “resistere più a lungo”, sviluppando una struttura economica e sociale capace di assorbire urti prolungati e mantenere stabilità interna.

“Se attuato come previsto, il Quindicesimo Piano Quinquennale rappresenterà un distacco deciso della governance economica dai parametri di crescita di breve periodo. Invece, ancorerà la valutazione delle performance agli obiettivi strategici nazionali più ampi di resilienza, sicurezza e sovranità tecnologica. Xi non si concentra più su quanto velocemente la Cina possa crescere per raggiungere gli Stati Uniti, ma si chiede se possa resistere abbastanza a lungo da superarli” nota Johnson in chiusura della sua analisi.

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