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“La Regina degli Scacchi” è una delle serie di Netflix di maggior successo. È verosimilmente seguita anche dal mondo politico perché le dichiarazioni e gli “spifferi” sulle consultazioni in corso sembrano più relativi a una partita a scacchi che a una riflessione su come affrontare i seri problemi del Paese: dalla lotta alla pandemia al programma vaccinale, dal Pnrr (che deve essere rimesso a posto in tre-quattro settimane non in tre-quattro mesi) alle grandi riforme (giustizia, istruzione, Pubblica amministrazione, sanità).

È naturale che l’opposizione sollevi problemi di contenuti e chieda che la squadra che è stata al timone in questi anni riconosca di essere arrivata al capolinea, là dove scendono tutti, a cominciare dal conducente. È anche naturale che Italia Viva dopo avere fatto da detonatore per la crisi, punti più sui contenuti che sulla struttura di governo e sugli incarichi ministeriali.

È, invece, meno comprensibile la partita a scacchi che pare stiano giocando il Movimento 5 Stelle (M5S), il Partito Democratico (Pd) e Liberi e Uguali (Leu). I loro elettori – mi consta – non gradiscono che si parli tanto di come muovere le pedine sulla tavola degli scacchi, e di come trovare una “sistemazione adeguata” per il prof. avv. Giuseppe Conte e per i suoi stretti collaboratori (in primo luogo, il suo portavoce Rocco Casalino) piuttosto che dei problemi che affliggono gli italiani. Senza turbare il sonno dei concittadini, il primo potrebbe tornare in università e al suo studio legale e il secondo alle sue occupazioni tradizionali.

Ad esempio, è stato suggerito uno swap tra Giuseppe Conte e Paolo Gentiloni: il secondo verrebbe a Roma a guidare un nuovo governo mettendo a disposizione le sue conoscenze nell’Unione europea (Ue) e la sua preparazione in materia economica, mentre il primo (con il fido Casalino) andrebbe a fare il Commissario europeo. Probabilmente chi ha proposto questa “mossa” non tiene conto che l’incarico rivestito da Gentiloni richiede buona dimestichezza con l’economia, più che con il Diritto civile, e non ricorda che quando nel lontano 1972 un italiano lasciò un incarico di peso alla Commissione europea per tornare a fare politica attiva nel nostro Paese, il danno reputazionale per l’Italia durò per tre lustri.

Altra “mossa” sulla scacchiera riguarderebbe Roberto Fico che traslocherebbe a Montecitorio lasciando il più alto scranno della Camera dei Deputati a Dario Franceschini, il quale, in tal modo, sarebbe sulla pista di lancio per scalare il colle del Quirinale.

Non ci resta che sperare che, grazie alla saggezza del Capo dello Stato, la partita a scacchi termini presto e qualcuno governi avendo come primo obiettivo quello di risolvere i problemi dei concittadini.

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