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Correre ai ripari, prima che sia troppo tardi. La Cina prova a disinnescare la mina del debito sovrano, prima che sia troppo tardi. A pochi giorni dal termine di uno dei Congressi del Popolo più difficili della storia cinese, arrivano le prime indicazioni sulla strategia per la messa sotto controllo del debito. La questione è stata presa molto seriamente dalle massime cariche del partito, come dimostra il fatto che la riduzione del debito cinese figura tra gli avvertimenti ufficiali inseriti nel resoconto dei lavori del Congresso.

Tanto per cominciare, il governo centrale ha tagliato l’obiettivo di disavanzo di bilancio dal 3,2 per cento del Pil dal precedente target del 3,6 per cento fissato nel 2020. Ma ci sono altri due pilastri a sostegno di quella che ha tutta l’aria di essere un vero e proprio intervento strutturale sulle finanze cinesi e non certo un tampone. Il secondo tassello chiama direttamente in causa i mercati, che come in ogni economia avanzata prestano denaro allo Stato che emette debito, sotto forma di titoli di Stato.

A Pechino si starebbe ragionando su come rendere i titoli di Stato cinesi ancora più appetibili per il mercato. L’obiettivo sarebbe quello di aumentare massicciamente la domanda di titoli in modo da incassare la massima liquidità possibile, da utilizzare in un secondo momento per la riduzione del debito. Non solo. In Cina esiste da tempo un limite al prezzo giornaliero delle azioni delle grandi aziende quotate. Ora questo limite potrebbe presto cadere, facendo aumentare il valore delle azioni e attirare dunque più capitali stranieri. Ancora, nei piani di Pechino ci sarebbe anche un possibile riassetto dei governi locali, vera centrale del debito cinese, cercando così di razionalizzare l’esposizione dei territori, il progetto pilota partirà da Shenzen, e facilitando politiche per la riduzione dello stock.

Non è tutto. Il terzo elemento, dopo riduzione del deficit e aumento della domanda di titoli pubblici, arriva direttamente dalla riduzione degli stimoli pandemici. In qualità di prima grande economia a respingere il Covid-19, la Cina sta infatti ora assumendo strategie per attenuare i suoi sforzi di stimolo economico. Ed è il primo Paese a farlo, visto che a differenza degli Stati Uniti e dell’Europa, che stanno ancora inondando le loro economie di liquidità e spesa, la Cina ha iniziato a frenare questa ondata di stimoli.

A Congresso si sono accorti che la bolla immobiliare è dietro l’angolo e i dirigenti del partito si sono regolati di conseguenza, mettendo in campo strategie per prevenire degli squilibri. E il primo passo è ridurre la mole di stimoli fiscali destinati all’economia reale, limitando così, nell’ambito del finanziamento delle misure pandemiche, il ricorso al deficit. E quindi al debito.

Mercati, domanda e riduzione degli stimoli. Così Pechino prova a frenare il debito

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