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L’Iran aspetta Joe Biden. Prima le provocazioni della guida suprema Ali Khamenei: “Che spettacolo! Qualcuno dice che sono le elezioni più fraudolente della storia degli Stati Uniti. Chi lo dice? Il presidente attualmente in carica”, ha detto riferendosi a Donald Trump. Poi le parole, affidate a Twitter, del ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif: “Un messaggio sincero ai nostri vicini: Trump uscirà di scena tra 70 giorni. Noi, invece, resteremo qui per sempre. Scommettere su estranei per avere sicurezza non è mai una buona scommessa. Tendiamo la mano ai nostri vicini per dialogare e risolvere le differenze. Solo insieme possiamo costruire un futuro migliore per tutti”.

GLI SFORZI DI BIDEN

Non è un mistero che il presidente eletto stia pensando a come riportare in vita l’accordo nucleare Jcpoa, firmato nel 2015 da Barack Obama (di cui era vicepresidente) e abbandonato tre anni più tardi da Trump. Biden ha più volte espresso la sua disponibilità a ridiscutere il ritorno statunitense ai tavoli. Ma “la situazione attuale è mutata rispetto a cinque anni fa quando l’accordo fu firmato”, come illustra un recente rapporto Ispi. “Anche da parte di Teheran potrebbe non esserci la stessa disponibilità al dialogo, e l’obiettivo di Biden sarà comunque quello di evitare lo sviluppo del programma nucleare della Repubblica islamica. Tuttavia il ritorno al multilateralismo e al rispetto del diritto internazionale promesso da Biden dovrebbe portare la nuova amministrazione a evitare strumenti come le sanzioni unilaterali e a cercare una convergenza con i vecchi alleati europei”.

GLI ULTIMI 70 GIORNI

Manca però dieci settimana. E l’amministrazione Trump sembra pronta ad alzare, in questi ultimi 70  giorni, un “muro di sanzioni”, per riprendere l’invito avanzato un anno e mezzo fa sulle colonne del Wall Street Journal da Mark Dubowitz, amministratore delegato della Foundation for Defense of Democracies e grande critico dell’accordo del 2015. Axios.com ha rivelato che l’amministrazione Trump, Israele e diversi Paesi del Golfo stanno lavorando a una nuova ondata di sanzioni contro l’Iran. Sul dossier — in attesa del viaggio in Medio Oriente del segretario di Stato americano Mike Pompeo previsto per la prossima settimana — c’è Elliott Abrams, inviato speciale del presidente Trump per l’Iran, in questi giorni in viaggio tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita.

IL PIANO USA

Ogni settimana una nuova tranche di sanzioni: è questo il piano di Washington rivelato da Axios.com. Le misure non saranno collegate al programma nucleare bensì a quello missilistico oltre che al contributo iraniano alle organizzazioni terroristiche e alla violazione dei diritti umani. Secondo Esfandyar Batmanghelidj, fondatore del think thank Bourse & Bazaar ed editorialista di Bloomberg, “la frequenza di queste sanzioni e il fatto che vengano ‘annunciate’ in questo modo” dimostra l’intento dell’amministrazione Trump di “provocare volatilità sui mercati valutari iraniani, che hanno già risposto positivamente alla vittoria di Biden. Si tratta di alimentare l’inflazione. Niente di più”, ha scritto su Twitter. E ancora, sempre su Twitter:  “L’idea è di far aumentare ulteriormente l’inflazione per provocare proteste proprio intorno all’anniversario delle manifestazioni per i sussidi al carburante del novembre 2019. Si tratta di rendere disperate le persone comuni”.

WIN-WIN PER TRUMP?

Se Batmanghelidj si dice dunque “scettico” sul fatto che l’amministrazione Trump voglia mettere in difficoltà Biden, Heiko Wimmen del Crisis Group ha spiegato su Twitter che si tratta di una soluzione win-win per l’amministrazione uscente: se Biden rimuove le sanzioni “può essere accusato di essere accomodante” nei confronti del regime di Teheran; ma “se non lo fa, gli iraniani potrebbero non cooperare” sul Jcpoa. Impossibile prevedere come sceglierà di agire Biden. Molto dipenderà anche dalla sua squadra di governo e da chi occuperà ruoli al Consiglio di sicurezza nazionale, al Pentagono e al dipartimento di Stato. Ma mentre gli Accordi di Abramo e l’ambasciata statunitense a Gerusalemme non sembrano a rischio — per la gioia del premier israeliano Benjamin Netanyahu che ha aspettato 12 ore dopo l’annuncio della Cnn per scrivere due tweet, il primo per congratularsi con Biden, il secondo per ringraziare Trump —, l’accordo Jcpoa potrebbe essere il primo dossier su cui Biden tenterà di cancellare l’eredità di Trump. Che, proprio sul Jcpoa e poi su molte altre questioni, fece lo stesso con il lascito di Obama.

(Official White House Photo by Shealah Craighead)

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