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Autostrade cambia pelle. Provando a diventare un vero e proprio gestore della mobilità integrata, evolvendosi da semplice concessionario di infrastrutture. Con un occhio di riguardo alla digitalizzazione e un piano di assunzioni da 2.900 persone entro il 2024. Il tutto nell’attesa di un riassetto azionario, frutto del negoziato, ancora in corso, tra Cassa Depositi e Prestiti e Atlantia.

Questo pomeriggio Roberto Tomasi, al vertice della società da poco meno di due anni, ha presentato il piano industriale, con un unico obiettivo: lavorare a testa bassa per ridare valore al marchio dopo il tragico crollo del Ponte Morandi, cercando di non aizzare polemiche. “Noi abbiamo fatto lo sforzo di tenere la barra dritta. Diamo il massimo supporto all’azionista, chiunque esso sia”, ha spiegato Tomasi.

Per Aspi, però, ora è necessario guardare al presente, segnato dal Covid e dalle incertezze sui mercati per i grandi player del mondo delle infrastrutture. La risposta è chiara: andare forte nei prossimi quattro anni, con un Piano Delivery che prevede un’accelerazione degli impegni di investimento del 110% sia per le nuove opere sia per l’upgrade degli asset esistenti, con circa 6,1 miliardi fino al 2024, rispetto ai 2,9 miliardi del Piano 2015-2019. Il totale delle spese di manutenzione passa da 1,6 a 2,5 miliardi, un “piano pluriennale di manutenzioni senza precedenti”.

E fino al 2028 si prevede una spesa di 21,5 miliardi, con 7 dedicati alla manutenzione (dei quali 600 per il 2021). E ancora: per le infrastrutture digitali emergenti ecco 550 miliardi di euro di investimenti in smart road stimati al 2025 nel mondo (100 green-field). Si punta ad avere il 30% della rete autostradale “connessa” al 2030 con sensori e tecnologie 5G.

“Il nostro piano industriale disegna e attua una nuova visione”, ha spiegato Tomasi. “Da un lato consolidiamo la rivoluzione avviata sul fronte degli standard per la gestione della rete autostradale, programmando il più rilevante piano di manutenzione e investimenti del nostro Paese, che ci consentirà in pochi anni di ammodernare e innovare profondamente la rete, prolungandone lo stato di conservazione ottimale al 2080.

 

Dall’altro lato, trasformiamo quella che era una concessionaria autostradale in un operatore integrato di mobilità di livello europeo, dove il ciclo di vita delle infrastrutture, le attività di ingegneria e di innovazione tecnologica, la gestione della viabilità e dei servizi al cliente vengono gestiti in modo sinergico e con un’attenzione forte allo sviluppo sostenibile. In questo modo, potremo mettere il nostro know-how, i nostri servizi e le nostre soluzioni a disposizione anche delle grandi aree metropolitane italiane ed europee, così da dare vita a sistemi di mobilità sempre più efficienti e sostenibili. Questa è la nostra sfida: gestire al meglio le infrastrutture con il supporto delle tecnologie più avanzate, generare innovazione e crescita sostenibile, attivare occupazione stabile e di qualità, a servizio del sistema Paese”.

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Il ceo Tomasi illustra il piano industriale: investimenti a +110% e quasi 3 mila nuove assunzioni entro il 2024. Sullo sfondo il riassetto azionario tra Atlantia e Cdp

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