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“Se approviamo una licenza di fornitura e poi, a metà della sua attuazione, la blocchiamo, con quale credibilità possiamo presentarci a un altro Paese?”. È questa la domanda con cui chiude la telefonata Carlo Festucci, segretario generale dell’Aiad (la Federazione delle industrie italiane dell’aerospazio, difesa e sicurezza), che abbiamo raggiunto mentre si trova tra gli stand di Idex, il salone di Abu Dhabi, il primo ad aver riaperto i battenti dall’inizio della pandemia. Dopo il recente stop alle forniture verso gli stessi Emirati Arabi (oltre all’Arabia Saudita), l’Italia c’è arrivata con una presenza rilevante, con tanta industria (qui il focus), e con una delegazione guidata dal generale Enzo Vecciarelli, capo di Stato maggiore della Difesa, e dall’ammiraglio Dario Giacomin, vice segretario generale della Difesa e vice direttore generale degli armamenti.

Carlo Festucci, che salone è Idex?

È un salone di grande interesse per l’Italia, sia per l’industria, sia per il governo e le istituzioni. Storicamente, vantiamo una presenza importante negli Emirati Arabi, con altrettanto rilevanti rapporti industriali.

Tra l’altro è il primo salone dopo tanto tempo dallo scoppio della pandemia…

Sì. Devo dire che c’è un discreto movimento. Si riprende dopo circa un anno; e non è poca cosa. Come Italia riprendiamo con una presenza rilevante, con Leonardo, Fincantieri, Elettronica, Iveco Defence Vehicles e tante altre realtà. Da quanto visto finora tra stand e delegazioni ufficiali degli altri Paesi, l’interesse per la nostra industria è come sempre molto rilevante. È un buon modo di ripartire.

Si riparte dopo circa un mese dalla decisione con cui il governo italiano ha deciso di revocare le licenze all’export di missile e bombe verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi. Come legge la presenza a Idex in tal senso?

Il momento di tensione legato al blocco delle licenze per RWM rende la presenza italiana qui (con l’industria e, soprattutto, con le alte cariche delle Forze armate) particolarmente rilevante. È un segnale della disponibilità del nostro Paese a lavorare per superare le incomprensioni. Se non fossimo venuti, sarebbe stato un segnale di criticità difficile da spiegare. A mio avviso è giusto essere qui e dimostrare che l’Italia è vicina agli Emirati e che vuole continuare a cooperare.

L’Aiad è presente, come sempre, con uno stand condiviso con il segretariato generale della Difesa (SegreDifesa). Quanto conta il supporto delle istituzioni per questo settore?

Tantissimo. Questo settore non avrebbe senso di esistere senza il supporto delle istituzioni. La presenza del capo di Stato maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli, dimostra come sempre l’attenzione del dicastero per il comparto che rappresentiamo. Lavoriamo insieme e incontriamo insieme le delegazioni degli altri Paesi. La volontà è comune ed è giusto che sia così, ed è proprio questo il messaggio che vogliamo dare agli emiratini.

Intende con riferimento al blocco delle licenze di export?

Sì. Siamo qui per dire che l’Italia è pronta a cooperare per risolvere i problemi, sempre nel pieno rispetto delle leggi del Paese e delle decisioni del governo. Ciò non significa che tali scelte non possano essere riviste.

Secondo lei il blocco delle licenze è una scelta da rivedere?

Secondo me, sì. Un Paese che approva una licenza e poi, a metà del processo di fornitura, la blocca, non ha più nessuna credibilità. Con quale credibilità possiamo proporci a un altro Paese? Questo è il vero problema e da qui occorre ripartire. Non si può fermare un accordo nel bel mezzo della sua attuazione. Già me li immagino i nostri competitor che si presentano da potenziali nuovi clienti a raccontare che l’Italia blocca le licenza dopo averle approvate. Perciò, la presenza qui ha proprio l’obiettivo di assicurare credibilità al sistema-Paese.

difesa

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