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Nel mondo prima della pandemia, le vendite militari globali sono aumentate dell’8,5%, raggiungendo quota 361 miliardi di dollari. In testa ancora gli Stati Uniti ma, a conferma del ritorno al confronto tra grandi potenze, è evidente l’emersione del Dragone d’Oriente, sempre più determinato a perseguire (anche) il binario dell’hard power. Sono alcuni degli ultimi dati pubblicati dall’autorevole Stockholm international peace research institute (Sipri), che prende in considerazione le vendite nel settore difesa dei primi 25 produttori al mondo. Con i campioni russi in diminuzione a causa delle difficoltà dell’economia interna, cresce l’Europa. Per l’Italia c’è Leonardo, dodicesima, con una crescita annuale del 18% e un valore complessivo di vendite militari pari a 11 miliardi di dollari.

CRESCITA GLOBALE

Nel complesso, i primi 25 produttori d’armamenti al mondo hanno venduto prodotti e servizi militari per 361 miliardi di dollari nel 2019, un aumento dell’8,5% rispetto all’anno precedente. Diciannove di loro hanno aumentato le vendite. Invariato il podio, tutto americano, con Lockheed Martin (+11%, pari a un incremento di 5,1 miliardi, il più alto), Boeing e Norhrop Grumman. Seguono altri due campioni a stelle e strisce, Raytheon e General Dynamics. I cinque (tutti con il segno positivo anno su anno) hanno realizzato vendite per 166 miliardi. Sono accompagnati da altri sette produttori americani, tra cui figura al decimo posto anche L3Harris Technologies, newentry, frutto della fusione tra Harris Corporation e L3 Technologies, con vendite complessive che sfiorano i 14 miliardi.

NEW ENTRY

L’altra nuova entrata segna l’ingresso nella top 25 di Sipri di un’azienda mediorientale. È l’emirata EDGE, creata lo scorso anno dalla fusione di 25 aziende più piccole, e posizionata al 22esimo posto con vendite per 4,7 miliardi. “È un buon esempio di come il combinato disposto tra un’elevata domanda nazionale di prodotti e servizi militari, e il desiderio di diventare meno dipendenti da fornitori stranieri stia guidando la crescita delle compagnie di armi in Medio Oriente”, ha spiegato Pieter Wezeman, ricercatore senior dell’istituto di Stoccolma.

SE LA CINA SALE…

Spiccano in classifica le aziende cinesi. A inizio anno, Sipri aveva riportato per la prima volta i dati delle maggiori aziende del Draonge del settore Difesa, finora escluse dalle classifiche a causa della mancanza di dati sui quali elaborare ragionevoli stime. Scavando a fondo tra “informazioni finanziare credibili”, Sipri ricostruiva le vendite di quattro colossi: Avic, Cetc, Norinco e Csgs. Sono le stesse integrate ora nella Top 25, di cui le prime tre nella Top 10. In tutto, sono cresciute del 4,8% tra il 2018 e il 2019. La sola Avic, già finita tra le preoccupazioni americane, ha venduto prodotti e servizi per 22,5 miliardi lo scorso anno. “Le aziende di armi cinesi stanno beneficiando di programmi di modernizzazione militare per l’Esercito popolare di liberazione”, ha notato il ricercatore senior di Sipri Nan Tian. Dopo gli Stati Uniti, la Cina si guadagna la quota maggiore di vendite in Top 25, pari al 16% delle vendite totali.

… E LA RUSSIA SCENDE

E se il Dragone sorride, l’Orso russo piange. Le vendite delle due aziende presenti in classifica (Almaz-Antey e United Shipbuilding) sono scese di 644 milioni. UAC, scesa di 1,3 miliardi, è addirittura uscita dalla Top 25. “La concorrenza interna e la riduzione della spesa pubblica per l’ammodernamento della flotta sono state due delle principali sfide per United Shipbuilding nel 2019”, ha notato la ricercatrice Alexandra Kuimova.

L’EUROPA (E L’ITALIA)

Le sei aziende europee presenti in classifica coprono il 18% delle vendite della Top 25. Per trovare la prima azienda del Vecchio continente bisogna arrivare al settimo posto. È la britannica BAE Systems, con vendite per 22,2 miliardi di dollari, in aumento del 7,6%. Segue Leonardo, in dodicesima posizione, che con 11,1 miliardi (+18%) ha superato il colosso franco-tedesco Airbus, 11 miliardi (-1,3%). Segue la transalpina Thales, con 9,5 miliardi, in aumento del 4,2%. In 17esima posizione spicca invece Dassault Aviation, che l’anno scorso era 38esima. Un balzo considerevole per la francese, le cui vendite sono aumentare secondo Sipri del 105%, fino a 5,8 miliardi; è l’aumento più elevato della classifica in termini percentuali, dovuto soprattutto all’aumento delle vendite dei caccia Rafale.

PRESENZE GLOBALI

Novità di quest’anno è il focus sulla presenza internazionale delle aziende che realizzazione sistemi d’arma. Le prime 15 società sono presenti in 49 Paesi con controllate, joint venture e centri di ricerca. Al primo posto Thales e Airbus, entrambe a quota 24 Paesi raggiunti. Seguono Boeing e Leonardo, entrambe a 21 Stati toccati, e poi Lockheed Martin, con 19 Paesi. Per quanto riguarda i soggetti ospitanti di entità straniere, guidano Regno Unito, Australia e Stati Uniti. Il trend, nota Sipri, è destinato ad aumentare, considerando che i grandi programmi sono sempre più multinazionali. In Europa il processo è alimentato dalla prospettiva di Difesa comune, nonché dai progetti internazionali che si muovono oltre il confine dell’Ue.

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