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La parata del 9 maggio tenuta a Mosca per celebrare l’ottantesimo anniversario della vittoria nelle “Grande Guerra Patriottica” assume quest’anno un significato particolare. Putin vuole dimostrare all’opinione pubblica mondiale e ai 29 Capi di Stato e di governo che presenzieranno alla sfilata (tra cui il cinese Xi Jinping e il brasiliano Lula da Silva) la potenza delle FF.AA. russe, il cui prestigio è uscito alquanto mal ridotto dall’“operazione militare speciale” in Ucraina.

Le cose sono peggiorate nei giorni scorsi. I nuovi “drones” ucraini a lunga gittata – che montano dispositivi che li rendono resistenti al “jamming” elettronico e, parzialmente, all’individuazione radar – hanno sconvolto il traffico aereo russo. Gli aeroporti di Mosca sono stati particolarmente colpiti e obbligati più volte alla chiusura, proprio mentre stavano arrivando le delegazioni straniere. 350 voli con 60.000 passeggeri sono stati cancellati da lunedì. Ciò ha nociuto sul valore simbolico che le autorità russe attribuiscono alla parata. Ai disturbi al traffico aereo, si sono aggiunte le comunicazioni di Zelensky ai governi stranieri che l’Ucraina non poteva garantire la sicurezza della parata, ma che non escludeva che gli stessi russi, potessero organizzare qualche attentato provocatorio, che le forze di sicurezza ucraina non avrebbero evidentemente potuto evitare. Le dichiarazioni ucraine avevano subito provocato la minaccia del “bombarolo” Medvedev – vice del Consiglio di Sicurezza – di distruggere Kyiv con un bombardamento nucleare. Non è la prima volta che lo fa. È una sua fissazione che nessuno prende sul serio. Ormai è caduto nel ridicolo, talché Putin ha subito cercato di mettere una “pezza a colore” sulla minaccia, affermando che prima o poi russi e ucraini (non si è capito bene se si riferisse ai soli ucraini russofoni (il 18% della popolazione ucraina) o di tutti gli ucraini, dovranno trovare un’intesa. Forse l’ha fatto per non suscitare l’“ira funesta” dell’imprevedibile e irascibile Trump, che sembra si sia accorto che chi ostacola le sue fantasie di pace in Ucraina sia Putin e non Zelensky.

Meglio tardi che mai! Ma le cose non muteranno. Putin non può accettare un compromesso. Per mantenere il potere – ormai la sua “verticale del potere” è insidiata progressivamente dall’“orizzontale del potere” (il cui maggiore esponente è Patrusev, a cui fanno capo gli estromessi dalla “verticale” che Putin non ha avuto la forza di escludere completamente da posizioni di responsabilità) – deve conseguire una vittoria completa (de-nazificazione e smilitarizzazione dell’Ucraina e installazione a Kyiv di un “governo fantoccio”). Nessuno dell’élite del Cremlino è disposto ad accontentarsi di qualche provincia. Sia Putin che Trump hanno sottovalutato le capacità di resistenza e resilienza dell’Ucraina, ormai in condizioni di costruire il 40% degli armamenti necessari e che con i suoi “drones” sempre più sofisticati, costruiti a decine di migliaia dalle sue “start-up”, sta dissanguando le fanterie russe. La Russia non ha alternative che quella di continuare a bombardare le città ucraine. Ma nessuna guerra è vinta con i bombardamenti, tanto più che Mosca non ha un “Bomber Command” capace di sganciare decine di migliaia di tonnellate di bombe al giorno come gli anglo-americani nella Seconda guerra mondiale.

Resta l’interrogativo se convenga a Kyiv attaccare la Piazza Rossa durante la parata con i suoi “drones” o con il suo nuovo missile balistico. Indubbiamente, un attacco che obblighi a sospendere la sfilata e che provochi in mondovisione un’ondata di panico fra le autorità costituirebbe una forte umiliazione per Putin e i suoi, ma anche il rischio di una reazione patriottica nel popolo russo. Inoltre, l’attacco dovrebbe avere certamente successo. Se fallisse sarebbe un disastro per Kyiv, anche perché non ha accolto la tregua di tre giorni proposta da Putin per l’anniversario della vittoria. Ad ogni buon conto il Cremlino ha schierato la maggior parte delle sue forze antiaeree e antimissili a difesa di Mosca (da 220 a 290 batterie). Un attacco ucraino alla sfilata coinvolgerebbe poi gli spettatori, provocando numerose perdite civili. Anche ciò diminuirebbe la simpatia nei confronti di Kyiv. Giustificherebbe per molti – specie nel Sud Globale – la paranoia russa sul pericolo rappresentato dall’Ucraina e, quindi, l’attacco preventivo del 24 febbraio 2022.

In definitiva, credo che per Kyiv gli inconvenienti di attaccare la parata superino i vantaggi di farlo, anche con completo successo. A parer mio, converrebbe a Kyiv attaccare altri obiettivi, approfittando del fatto che le loro difese antiaeree e antimissili sono spostate a Mosca, a meno beninteso che i “drones” su Mosca non si limitassero a lanciare volantini. L’effetto psicologico realizzato in mondovisione sarebbe enorme. Particolarmente significativa sarebbe anche la distruzione del ponte di Kerch che unisce la Crimea alla Russia continentale.

Perché a Kyiv non conviene attaccare la Piazza Rossa durante la parata. La versione di Jean

L’ottantesimo anniversario della vittoria nella “Grande Guerra Patriottica” assume quest’anno un significato particolare. Putin vuole dimostrare la potenza delle FF.AA. russe mentre per Kyiv gli inconvenienti di attaccare la parata superano i vantaggi di farlo, anche con completo successo. Converrebbe attaccare altri obiettivi, approfittando del fatto che le loro difese antiaeree e antimissili sono spostate a Mosca

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