Skip to main content

La bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) destina 27,7 miliardi alle infrastrutture per una mobilità sostenibile. Troppi? Troppo pochi? Difficile dirlo perché il Pnrr non illustra quale metodo è stato adottato per ripartire tra missioni le risorse che dovrebbero arrivare all’Italia dal Resilience and Recovery Facility del Next Generation EU.

Come ho scritto anche altrove, non si sa la ripartizione dei finanziamenti tra i sei settori è il risultato di un lavoro “top down” o “bottom up”. Ossia, se è frutto di un’analisi effettuata con la modellistica econometrica disponibile al Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef ) o all’Istat per trovare, tra le tante ripartizioni possibili, quella che meglio ottimizza gli obiettivi in termini di crescita del Pil e dell’occupazione. Si sarebbe potuto utilizzare il modello Macgem-It sviluppato dal Mef e che ci viene invidiato da altri Paesi europei. Oppure, se è la mera sommatoria dei fondi richiesti per la sessantina di progetti prescelti. E non si sa neanche sulla base di quali parametri i progetti siano stati valutati e di quali criteri scelti.

La missione include due linee di azione che prevedono quattro progetti. La prima componente – Alta velocità di rete e manutenzione stradale –contempla la realizzazione di una serie di opere infrastrutturali sia sulla rete ferroviaria sia su quella stradale per facilitare la mobilità dei cittadini e delle merci, contribuendo anche a renderla sostenibile. Le opere ferroviarie sono volte a realizzare l’Alta Velocità, a rafforzare i collegamenti Nord-Sud ed Est-Ovest del Paese così come i corridoi europei Ten-T, e ad innalzare gli standard tecnologici e di sicurezza della rete e dei suoi principali nodi.

Un obiettivo chiave è estendere l’Alta Velocità al Sud per migliorare la connettività del Paese, riducendo significativamente i tempi di viaggio. Le opere ferroviarie al Nord sono invece sinergiche con gli investimenti previsti sui porti di Genova e Trieste (aumenteranno la capacità di trasporto merci su ferro dai porti verso l’Europa centrale), mentre le opere ferroviarie nel Centro miglioreranno i collegamenti di rete Est-Ovest. Gli investimenti previsti sullo sviluppo tecnologico di vari nodi e direttrici della rete (applicazione della tecnologia Ertms), infine, aumenteranno significativamente la capacità e sicurezza del trasporto ferroviario nazionale, con effetti importanti anche sul trasporto ferroviario regionale e sulla frequenza del traffico pendolari in entrata a Milano, Roma e Napoli. In questo quadro si pone anche la messa in sicurezza e monitoraggio digitale di strade, viadotti e ponti

La seconda componente –Intermodalità e logistica integrata – attiene al miglioramento della competitività, capacità e produttività dei porti in chiave green. Questa componente prevede due elementi progettuali: il miglioramento della capacità e produttività dei principali porti attraverso una serie di interventi puntuali che coinvolgono, ad esempio, la diga foranea di Genova, e l’accessibilità portuale e dei collegamenti ferroviari e stradali con i porti; inoltre, la sostenibilità ambientale dei porti attraverso il miglioramento della situazione ambientale e la riduzione delle emissioni di CO2 dei porti (riducendo le emissioni inquinanti da combustibili fossili.

Nel Pnrr non ci sono cenni di analisi economica. Il che è sorprendente perché dai tempi di Jules Dupuit (ossia dal 1840) i trasporti e la logistica sono stati il primo campo d’azione dell’analisi economica degli investimenti pubblici. Sorprende ancora di più perché in Italia esistono manuali in materia quale quello del Ministero del Bilancio e della Programmazione economica ed opere come quelle di Bruno Trezza e Vittorio Marrama, per non citare che le più note. Inoltre l’Italia è uno dei rari Paesi dell’Unione europea (Ue) che ha realizzato un piano generale dei trasporti con la consulenza di Wassily Leontief: il piano approvato nel 1986 si sarebbe dovuto aggiornare ogni tre anni. È stato aggiornato dal secondo Governo Berlusconi nel luglio 2001. Il Pnrr sarebbe stato una buona occasione per un nuovo aggiornamento.

Elementi utili sono nel volume appena pubblicato Mariano Bella (a cura di) Trasporti e Logistica: analisi e prospettive per l’Italia – Ricerche per Conftrasporto- Confcommercio Bologna, Il Mulino 2020. Gli studi includono vari aspetti economici del settore dai rapporti tra mobilità, energia ed ambiente, alla fiscalità sulle emissioni climalteranti, al sistema portuale italiano a, soprattutto, al valore perso dal sistema Italia a causa del deficit trasportici e logistici. Quest’ultimo è particolarmente importante – per le utili quantizzazioni che danno almeno un’idea della perdita di valore aggiunto (ossia di Pil) a ragione di un sistema trasportistico e logistico inadeguato (attorno a 100 miliardi di euro l’anno). Se ne raccomanda la lettura agli estensori del capitolo trasporti e logistica del Pnrr, di cui verrà certamente approntata una seconda bozza, anche a ragione delle critiche alla prosa del documento apparse sulla stampa quotidiana.

Pnrr e infrastrutture per la mobilità. Un'occasione da non perdere

La bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) destina 27,7 miliardi alla sostenibilità, ma non ci sono cenni di analisi economica. La lettura di Giuseppe Pennisi

Così insegniamo l'intelligenza artificiale ai satelliti. Parla Feruglio (Aiko)

Intervista a Lorenzo Feruglio, ceo e fondatore di Aiko, la startup specializzata in intelligenza artificiale applicata a sistemi spaziali che la scorsa settimana, per prima, ha ottenuto un finanziamento da Primo Space, il fondo italiano per la nuova economia dello Spazio

Alta tensione. Il piano di Trump per restare in pista

Torna la violenza negli Usa. Scontri e tafferugli in diverse città fra i sostenitori di Donald Trump contro la scelta della Corte Suprema di respingere il ricorso del Texas. Intanto William Barr rischia il licenziamento. Il punto di Giampiero Gramaglia

Prestipino

Zingaretti candidato sindaco a Roma? Magari. Parla Prestipino (Pd)

“Non sono nella sua testa e non mi permetto di parlare per lui. Dico solo che sarebbe il miglior candidato possibile”. Intervista a Patrizia Prestipino, deputata dem e coordinatrice laziale di Base Riformista. “Calenda? Tra i nomi attualmente in campo nel centrosinistra il suo è il più forte e autorevole, ma deve fare squadra, non può giocare da solo”

Microchip, una difficile (e costosa) corsa per l’autonomia strategica

La competizione tra Stati Uniti, Europa e Cina per i semiconduttori mette sotto pressione un’industria fortemente interconnessa e cruciale per la quarta rivoluzione industriale. In un contesto post-pandemico, la priorità è investire per colmare i ritardi lungo la catena del valore. Ma con quali implicazioni? Ecco le ultime novità

Il rimpasto, il manuale Cencelli e la Costituzione. Scrive Celotto

In epoca di Statuto albertino si parlava di “rotazioni” ministeriali per cui possiamo davvero pensare che il termine “rimpasto” sia da attribuire a Cencelli e al mondo della democrazia cristiana. L’analisi di Alfonso Celotto

Il libro del mese di Dicembre: "A riveder le stelle" di Cazzullo

Nei circoli letterari si sussurra che Aldo Cazzullo conosca a memoria la Divina Commedia, imparata con i ferrei insegnamenti di un tempo. Di certo c’è che il nostro autore Dante ce l’ha nel cuore e lo racconta con una vena didattica, soffermandosi sulla cantica più conosciuta al mondo: l’Inferno. Ci avvicina a versi e personaggi entrati nell’immaginario di tutte le genti.…

Missili e cacciatorpedinieri, così il Giappone continua il riarmo strategico

La Difesa di Tokyo annuncia nuovi assetti militari per proseguire nel piano di riarmo con cui spingere la deterrenza regionale e la rinnovata profondità strategica e trovare punti fermi dopo la pandemia. Il Giappone “sente ora il bisogno di mettere dei punti fermi per ripartire”, spiega Fischetti, esperto in politica internazionale dell’Asia orientale

Tecnologie, come tirare le somme tra il vecchio e il nuovo

Com’è cambiata la tecnologia negli ultimi anni? E qual è la percezione soggettiva che si può avere nei confronti del contesto delle tecnologie vigenti? La riflessione di Claudio Mattia Serafin

Climate Change, ecco perché il 2030 inizia oggi. Il commento di Clini

Le grandi economie del pianeta hanno assunto impegni unilaterali e non condizionati per azzerare le emissioni di carbonio e degli altri gas ad effetto serra. Le sfide dell’Europa

×

Iscriviti alla newsletter