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Cresce l’ottimismo per il rinnovo del trattato New Start, ultimo baluardo del sistema di controllo degli armamenti nucleari che affonda le radici nella Guerra fredda. Gli Stati Uniti premono per trovare l’intesa con la Russia entro le prossime tre settimane, così da offrire a Donald Trump una carta in più nel mazzo elettorale. Mosca ha per ora giocato d’attesa, ma qualcosa potrebbe essere cambiato nell’ultima settimana. Resta comunque un grande assente, la terza potenza che americani e russi vorrebbero far sedere al tavolo dei negoziati: la Cina.

IL TRATTATO

Siglato da Barack Obama e Dmitrij Medvedev nel 2010, il trattato New Start ha sostituito i precedenti Start I, Start II e Sort, fissando a 1.550 il limite di testate nucleari per le due superpotenze e a 700 il massimo di vettori nucleari dispiegati contemporaneamente (tra velivoli, missili e sottomarini). Negli ultimi anni è stato lo strumento grazie a cui le due potenze hanno ridotto i rispettivi arsenali. Entrato in vigore il 5 febbraio del 2011, ha una durata decennale e può essere prorogato per non più di cinque anni. Con scadenza in meno di quattro mesi, i negoziati sono apparsi in stallo per settimane, almeno fino agli ultimi dieci giorni, secondo quanto riporta Axios.

IL MOMENTO BUONO?

A sbloccare la situazione l’incontro lo scorso 2 ottobre a Ginevra tra i due consiglieri per la sicurezza nazionale, Robert O’Brien e Nikolai Patrushev, primo faccia-a-faccia dopo una sola telefonata ad aprile. Poi, la riunione a Helsinki tra i due inviati al controllo degli armamenti, Marshall Billingslea e Sergei Ryabkov, con il primo a ridurre il tour asiatico proprio per tornare in Europa a incontrare la controparte russa. Secondo le fonti vicine al dossier sentite dal sito americano, l’intesa sarebbe possibile e potenzialmente vicina, addirittura nel giro di una settimana dalla ripartenza dei negoziati a Vienna. Permetterebbe a Donald Trump di presentarsi al voto del 3 novembre con un altro dichiarato successo in politica estera. Il presidente si starebbe muovendo direttamente con Vladimir Putin (ne avrebbero parlato nei diversi colloqui degli ultimi mesi), sperando di siglare un’intesa a stretto giro.

LA PROPOSTA

La proposta di base è quella presentata diverse settimane fa dagli Stati Uniti. Secondo il Washington Post punta a siglare un’intesa politica tra i due presidenti per un rinnovo del trattato ridotto nei tempi (per uno o due anni), ma allargato a ogni tipo di testata nucleare. Aggiungerebbe inoltre un sistema di monitoraggio più imponente, con un numero maggiore di ispezioni e un accesso più rapido da consentire agli ispettori dopo la richiesta di visita. Inoltre, si permetterebbe a russi e americani di osservare gli armamenti in ingresso e in uscita dagli stabilimenti dell’altro Paese per modifiche e dispiegamenti. Tutto questo sarebbe proposto in forma di accordo politico con la specifica di trasformarlo in vero e proprio trattato una volta che la Cina accetterà di aderirvi. Nell’ottica americana ciò lancerebbe il pressing della comunità internazionale per portare portare Pechino dentro al sistema di controllo degli armamenti, obiettivo su cui Mosca è sembrata convergere.

L’ATTENDISMO RUSSO…

Per ora, la strategia negoziale russa ha puntato tutto sull’attendismo. Mosca è consapevole della fretta dell’amministrazione Trump per chiudere l’accordo, e nei vari passaggi pubblici i rappresentanti continuano a definire “poco realistica” l’ipotesi di farlo in tempi stretti. Lo stesso Ryabkov ha raccontato sabato che ci sono ancora “enormi differenze di approccio”. D’altra parte, anche il Cremlino desidera sapere chi gestirà a Washington il dossier dopo il voto del 3 novembre. Quando il New Start fu siglato nel 2010, l’attuale candidato alla presidenza Joe Biden era vice presidente di Obama. Nella “2020 Democratic Party Platform” approvata dalla convention democratica ad agosto, si pone esplicitamente il rinnovo del New Start tra gli obiettivi, elemento ribadito a più riprese dallo stesso Biden, per cui si potrebbe procedere con il rinnovo quinquennale senza modifiche. Nella piattaforma repubblicana del 2016 (ripresa per la corsa attuale) il trattato veniva invece definito “troppo debole” (qui un focus sui diversi programmi).

…E QUELLO AMERICANO

A fronte dell’attendismo russo, i negoziatori americani hanno cercato di accelerare i tempi ricorrendo a toni più forti. Billingslea ha chiarito a più riprese l’esigenza di giungere a un’intesa prima di novembre, tanto da lanciare agli omologhi del Cremlino un velato avvertimento: se la Russia non accetterà la proposta americana, quella successiva avrà “un numero di nuove condizioni” così elevato da rendere tutto più complicato. Una decina di giorni fa, Politico ha raccontato della richiesta rivolta dall’amministrazione allo Strategic Command per verificare i tempi con cui bombardieri, sottomarini e rampe di lancio terrestri possono essere armati con gli assetti nucleari in caso di mancato rinnovo del New Start.

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