Skip to main content

Solo un coordinamento ferreo fra Europa e Stati Uniti può evitare che la Guerra Fredda con la Cina si trasformi in una nuova Sarajevo. Quel coordinamento, dice a Formiche.net Joseph Nye, tra i massimi politologi americani, già sottosegretario di Stato alla Difesa con Bill Clinton, decano della Kennedy School di Harvard e presidente della Trilaterale, “è mancato del tutto” in occasione dell’accordo sugli investimenti appena siglato fra Bruxelles e Pechino.

È un problema non da poco, spiega Nye. La maxi-intesa, celebrata da una videoconferenza con i presidenti di Commissione e Consiglio europeo Ursula von der Leyen e Charles Michel insieme al presidente cinese Xi Jinping, ha sì aperto dopo sette anni di negoziati una crepa in un muro apparentemente infrangibile, quello che impedisce agli investitori europei di fare affari nel Dragone, rallentati o del tutto frenati dall’iper-centralizzazione dei processi decisionali e da un’imponente macchina burocratica. Ma, aggiunge, i suoi effetti andranno soppesati nel tempo.

Il primo, già tangibile, è una reazione irritata che filtra da Washington DC, da parte del transition team di Joe Biden e Kamala Harris. Tanto che, alla vigilia della firma, il consigliere per la Sicurezza nazionale designato dal presidente-eletto, Jake Sullivan, ha rotto gli indugi su Twitter: “Consultazioni tempestive con i nostri partner europei sulle nostre comuni preoccupazioni circa le pratiche economiche della Cina sarebbero gradite all’amministrazione Biden-Harris”.

Cartellino giallo, anzi arancione. “Sarebbe stato saggio permettere all’amministrazione Biden di esprimere le sue opinioni prima di siglare quell’accordo – confida Nye a Formiche.net. Non a caso, “sembra che la Cina fosse intenta a completare il trattato prima che Biden entrasse nello Studio ovale, e io sospetto che non volesse vedere una cooperazione europea e statunitense su come rispondere al mercantilismo cinese”.

Al vertice inaugurale online, oltre alle due istituzioni Ue, erano presenti il presidente francese Emmauel Macron ed Angela Merkel, ma non Giuseppe Conte, il premier che, ormai due anni fa, ha siglato la prima adesione ufficiale di un Paese G7 alla Via della Seta cinese.

C’è chi ha parlato di un’esclusione non casuale, che certifica l’irrilevanza italiana sul dossier cinese. Per Nye sono dubbi mal riposti. Il politologo, che per primo ha inventato il termine “soft power” negli anni ’90, spiega che quest’intesa ha poco a che vedere con l’influenza diplomatica: “Credo che entrambe le parti in causa fossero molto più preoccupate dall’hard power economico che dal soft power”.

Dopotutto, come tante firme hanno rilevato su Formiche.net in questi giorni, il forfait italiano potrebbe non nuocere nel medio periodo, come dimostrano i nervi tesi negli Usa per il patto fra Ue e Cina. Biden, ne è convinto Nye, seguirà in parte le orme di Donald Trump sul dossier.

“È probabile che Biden abbia un approccio più prevedibile e meno ideologico di quello di Trump, ma su temi come la manipolazione cinese del commercio o del sistema di investimenti internazionale, credo che le politiche saranno simili. Su dossier quali l’interdipendenza ecologica, il cambiamento climatico o la pandemia, ci sarà un aumento della cooperazione”.

Due, secondo il politologo di Harvard, le mine che rischiano di esplodere nel confronto fra Stati Uniti e Cina nel 2021. “Sarà difficile elaborare regole nel Sistema di commercio che permettano la protezione contro i rischi alla sicurezza senza al contempo innescare una spirale sempre più profonda di protezionismo. La Cina lamenta che gli Stati Uniti ritengano, a mio avviso giustamente, aziende come Huawei un rischio per la sicurezza nazionale e vedono a loro volta in aziende come Google e Facebook una minaccia al loro sistema autoritario. Nel campo militare, il comportamento cinese nel Mar Cinese meridionale, dove continua a ignorare le decisioni normative del Tribunale della Legge del mare e gli sforzi americani per garantire la libertà di navigazione continueranno”.

Per disinnescare il fronte tecnologico, ribadisce, Ue e Usa devono parlarsi. Il 2021 sarà l’anno del 5G, la rete di ultima generazione ormai pronta alla fase di implementazione, anche in Europa. Prima, però, bisogna risolvere il nodo sicurezza: escludere le compagnie cinesi come Huawei e Zte accusate di spionaggio dagli Usa o tenere tutti dentro? Nye non ha dubbi. “Gli Stati europei farebbero cosa saggia a realizzare che permettere alle aziende cinesi di controllare i loro sistemi di telecomunicazione li espone a enormi rischi alla sicurezza in futuro. Non importa quali promesse o incentivi queste aziende discutano oggi, saranno sempre sottomesse al Partito comunista cinese e al governo”.

L’altra faccia della medaglia vede un duro braccio di ferro in corso fra Washington DC e Bruxelles sulle big tech. Con il Digital Services Act e il Digital Market Act la Commissione Ue ha stretto la morsa normativa sulla Silicon Valley, dalla privacy alle tasse. Forse troppo, chiude il politologo americano. “Se non sarà gestita nel modo giusto, questa potrà diventare una fonte di frizioni. Ma ci sono tutte le buone ragioni per riprendere il dialogo fra Ue e Usa sulla tecnologia, l’economia. E la democrazia”.

Ue-Cina, quell'accordo avrà un prezzo (e non sarà soft). Parla Nye

Il politologo americano di Harvard, padre del soft power, spiega a Formiche.net perché l’intesa fra Ue e Cina sugli investimenti avrà ricadute negative nei rapporti con gli Stati Uniti di Biden, “una manifestazione di hard power economico” di Xi Jinping. Huawei, 5G, guerre marine. Ecco le mine da disinnescare nel 2021 per evitare una nuova Sarajevo, a Pechino

Perché il 2021 di Erdogan e Putin si somiglia. Analisi di Ottaviani

Entrambi uomini forti nei loro Paesi, il presidente turco e quello russo dovranno affrontare un 2021 non semplice. Dalla transizione del potere ai consensi per i loro rispettivi partiti, fino alla crisi del Covid… L’approfondimento di Marta Ottaviani

Ribaltare il voto? Se anche Pence dice no a Trump

Respinta un’azione legale per costringere Pence a cambiare i voti del Collegio elettorale che mercoledì ratificherà la vittoria di Biden. Il vicepresidente già si era opposto all’istanza. E Trump… Il punto di Gramaglia

Il Bilancio della Scuola dell’anno 2020 lancia gli assist di azione dell’anno 2021

  Abbiamo guardato al 2020 come al ventennio della Legge sulla parità. Avevamo programmato quasi tutto: convegni per celebrare il ventennio, sale in prestigiosi teatri per raccontarci che cosa non ha funzionato. Le agende dei padri e delle madri della legge sulla parità erano fitte di eventi celebrativi, autoanalisi: gli articoli della Costituzione sarebbero stati passati al setaccio. In prima…

Russia 2020, l’inizio della transizione? Il bilancio del prof. Savino

L’idea di fondo dell’agire politico di Putin in questi mesi non è cambiata, nonostante tutto, ed è da questo elemento che l’analisi su quando accaduto nel 2020 e su cosa riserva il futuro alla Russia deve partire: la stabilità del sistema e la sua perpetrazione in futuro. L’analisi diGiovanni Savino, senior lecturer presso l’Istituto di scienze sociali dell’Accademia presidenziale russa dell’economia pubblica e del servizio pubblico a Mosca

Il 2020 della politica italiana su Twitter. Ecco il report Utopia (con sorprese)

Un report sull’attività di partiti e leader sul social cinguettante rivela che Matteo Salvini è il leader più presente, ma non il più seguito. E a riuscire a catturare maggiormente l’attenzione degli utenti, a sorpresa, è Roberto Speranza

Conte, Renzi e la partita del Quirinale. Ecco gli scenari secondo Palano

“Sostituire Conte alla guida del governo pare essere l’obiettivo di Renzi”, ma “è fantapolitica”. All’orizzonte un possibile rimpasto, ma il premier è intoccabile. E le opposizioni… Conversazione con Damiano Palano, direttore del dipartimento di Scienze politiche dell’Università Cattolica

Calvino e il secchio vuoto che ci porta nel nuovo anno

La lezione di Calvino ha una conclusione che ben si adatta a chi ha voglia di volare, nonostante tutto (pandemia inclusa): restare leggeri per attraversare tempi e situazioni. La riflessione di Rocco D’Ambrosio

vaccino covid

Vaccini, la lezione tedesca e le mancanze dell’Italia. Parla Varvelli

Roma dovrebbe guardare il modello (eccelso) di Berlino sulla gestione della pandemia e impegnarsi per superare le inefficienze del sistema burocratico. Tutto a beneficio della salute dei cittadini. Conversazione con Arturo Varvelli, direttore dell’ufficio di Roma del think tank European Council on Foreign Relations (ECFR)

La politica estera dell’Italia? Analisi (e consigli) del prof. Parsi

Il politologo Vittorio Emanuele Parsi analizza con Formiche.net i cardini della politica estera italiana alla fine di un anno complesso e davanti alle sfide del futuro. Europa, Mediterraneo, Stati Uniti e Cina: problemi e opportunità per Roma

×

Iscriviti alla newsletter