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Da vent’anni l’uomo abita stabilmente l’orbita terrestre. Era il 2 novembre del 2000 quando il comandante americano William Shepherd e i due ingegneri di volo russi Sergej Konstantinovič Krikalëve e Jurij Pavlovič Gidzenko aprirono il portellone del modulo Zvezda e fecero il loro ingresso nella Stazione spaziale internazionale. Da allora si sono susseguiti altri 238 astronauti, di cui cinque italiani, per un’avventura destinata a durare ancora diversi anni, seppur in diverse modalità, tra turismo spaziale ed evoluzione commerciale.

Venti candeline per “un laboratorio unico e indispensabile per lo sviluppo del settore spaziale a livello mondiale – ha detto il sottosegretario Riccardo Fraccaro – grazie al quale sarà possibile costruire la stazione cislunare e raggiungere le prossime tappe dell’esplorazione umana dello spazio”. E per l’Italia, ha detto il presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia, “grazie all’esperienza acquisita sull’Iss, adesso possiamo giocare un ruolo da leader anche sull’orbita lunare e sulla superficie del nostro satellite”.

UN LABORATORIO IN ORBITA

A 400 chilometri dalla superficie, grande quanto un campo da calcio da 450 tonnellate, la Stazione viaggia a 28mila chilometri orari compiendo il giro della Terra ogni ora e mezza. Per i fortunati (e preparati) viaggiatori, ciò si traduce in 16 albe e altrettanti tramonti al giorno, indimenticabili a sentire i racconti dei vari inquilini che si sono susseguiti a bordo. In tutto 241, di 19 diverse nazionalità, esempio di grande collaborazione internazionale che ha saputo unire oltre l’atmosfera anche Paesi in competizione al di sotto. La Iss ha coinvolto la Nasa, l’omologa russa Roscosmos, l’europea Esa, la giapponese Jaxa e la canadese Csa.

PRIMATI ITALIANI

La stazione ha ospitato cinque italiani per dieci missioni: Umberto Guidoni, Roberto Vittori, Paolo Nespoli, Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti. Quest’ultima è attualmente in addestramento in previsione di un suo nuovo volo pianificato tra il 2022 e il 2023. Tanti i primati italiani. Per la parte scientifica l’Asi ha fatto volare ben 73 esperimenti (69 con la Nasa, 1 con Roscosmos e 3 con Esa) sui più svariati campi scientifici, dalla medicina all’esplorazione. Per la parte astronautica, Guidoni è stato il primo europeo (nel 2001) a salire a bordo dell’Iss; Nespoli il “meno giovane” ad avervi soggiornato per una missione di lunga durata; Parmitano (primo italiano al comando, che qui si è raccontato) ha conquistato nella missione dello scorso anno il record europeo di attività extra-veicolare.

UN MODELLO DA REPLICARE

“La Stazione Spaziale Internazionale – ha commentato il sottosegretario Riccardo Fraccaro – è un centro di ricerca aperto a tutti, che ha spianato la strada alla New Space Economy coniugando i dati forniti dallo spazio con le attività industriali più tradizionali”. Ora, ha aggiunto, “proprio lo spazio può essere uno strumento indispensabile per vincere le sfide che abbiamo di fronte, fornendoci nuove soluzioni per garantire la sostenibilità ambientale”. E così, da vent’anni, ha rimarcato, “il più complesso oggetto mai costruito rappresenta ciò che la cooperazione tra i Paesi può realizzare. Stati Uniti, Russia, Europa, Canada e Giappone lavorano in sinergia per tenere in orbita questa preziosa fucina scientifica dimostrando come lo spazio possa essere un esempio assoluto di politica internazionale; un modello che andrà replicato anche per il futuro, per i prossimi vent’anni e oltre”.

L’AVAMPOSTO

Vent’anni di presenza umana stabile per una stazione già in orbita dal 20 novembre del 1998 quando, a bordo di un vettore Proton, il modulo russo Zarya partì alla volta dell’orbita terrestre. Due settimane dopo lo raggiunse lo statunitense Unity, trasportato dallo Space Shuttle, poi dismesso nel 2011. In tutto, ci sono voluti ben 52 lanci per rendere la Stazione abitabile. L’Italia vi fece capolino a marzo del 2002, con il primo dei quattro moduli pressurizzati (Mplm) che hanno consentito, grazie a un accordo tra Asi e Nasa, un accesso privilegiato per i nostri astronauti oltre a quello previsto dalla partecipazione in Esa.

IL CONTRIBUTO ITALIANO

L’agenzia americana ci ha riconosciuto infatti tre voli di breve durata e altrettanti di lunga durata, oltre allo spazio per i nostri esperimenti. Lo ha fatto a fronte di un contributo industriale notevole, considerando che circa il 40% della parte abitabile è stata realizzata da Thales Alenia Space. Spicca per le sue caratteristiche di innovazione e bellezza la Cupola: sette finestre affacciate sul mondo che conferiscono all’Iss il privilegio di uno sguardo panoramico verso la Terra che non può avere uguali in nessun altro posto. I moduli logistici Leonardo, Donatello e Raffaello hanno avuto il compito di fare la spola, trasportati nella stiva dello Shuttle, per costruire e trasferire sulla Iss materiale vario. Moduli impeccabili secondo la Nasa, che ha richiesto che Leonardo nel 2011 fosse lasciato permanentemente agganciato alla stazione.

IL COMMENTO

“Partecipare fin dall’inizio al più grande programma di cooperazione spaziale internazionale come è quello della Iss è stato per il nostro Paese un’occasione unica che ci ha permesso di diventare un riferimento mondiale nel settore dell’esplorazione spaziale soprattutto per quanto riguarda i moduli pressurizzati”, ha notato Giorgio Saccoccia, presidente dell’Agenzia spaziale italiana. “Questo è un grande punto d’orgoglio per l’Asi”, che guarda ora alle prossime missioni. “Adesso – ha aggiunto Saccoccia – grazie all’esperienza acquisita sulla Iss possiamo giocare un ruolo da leader anche sull’orbita lunare e sulla superficie del nostro satellite”. Eppure, “anche il futuro della Iss ovvero quello commerciale vede per l’Italia e le nostre industrie nuove opportunità economiche grazie alla possibilità di sviluppare nuovi prodotti sfruttando la microgravità”.

LA STAZIONE COMMERCIALE

L’Italia darà infatti il suo contributo sia per la stazione che orbiterà intorno alla Luna (il Gateway), sia per la nuova fase della Iss. Quando l’attuale stazione cesserà la sua vita operativa, infatti, sulle nostre teste viaggerà l’avamposto affidato dalla Nasa ad Axiom Space. Per i suoi due moduli principali, l’azienda di Houston ha scelto Thales Alenia Space. Dalla seconda metà del 2024, i moduli di Axiom verranno collegati al Nodo 2, ampliandone abitabilità e utilizzo. Una volta che la Iss concluderà la sua vita operativa, il segmento di Axiom si staccherà, iniziando la sua esperienza di “stazione commerciale autonoma”. In base all’accordo con la Nasa, Axiom garantirà da ottobre 2021 anche un massimo di due trasferimenti all’anno di astronauti (o privati), nell’ambito del più ampio piano statunitense per avere piena autonomia nell’accesso all’avamposto spaziale, un progetto inaugurato a giugno con il lancio da Cape Canaveral della Crew Dragon di SpaceX.

 

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