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La visita a Roma di Rajesh Kumar Singh, segretario alla Difesa dell’India, rappresenta un passaggio significativo nell’evoluzione del partenariato strategico tra Italia e India. Singh è una figura chiave nella macchina amministrativa indiana, e oggi coordina le grandi direttrici della politica della difesa di Nuova Delhi. Il suo arrivo in Italia si inserisce anche in un momento di crescente attenzione europea verso il Subcontinente, catalizzata dalla visione di un Indo-Pacifico “libero e aperto” – obiettivo che passa necessariamente dalla stabilità dell’Indo-Mediterraneo, corridoio di connessione tra Europa e regione indo-pacifica e ambito di proiezione geopolitica diretta dell’India.

Il viaggio si colloca sulla scia dell’iniziativa italiana di rafforzare le connessioni euro-asiatiche: il Corridoio Economico dell’Indo-Mediterraneo (noto con l’acronimo “Imec”), recentemente rilanciato dal ministro Antonio Tajani come la “Via del Cotone” durante il Business Forum Italia-India della scorsa settimana a New Delhi, è un vettore determinante, sia a livello geopolitico che geoeconomico (vi si lega per esempio il Fta tra India e Ue). Ma senza sicurezza non esistono progetti di connettività.

La difesa può essere dunque uno dei vari snodi di questa nuova interconnessione: da un lato, l’Italia punta a proporsi come partner tecnologico e industriale di lungo periodo (e lo dimostra l’attività delle eccellenze italiane presenti all’evento dei giorni scorsi), dall’altro l’India cerca interlocutori affidabili per sviluppare capacità nazionali sotto l’ombrello dell’iniziativa “Make in India” — spinta nel caso anche dalla necessità di diversificare le proprie collaborazioni militari ed industriali.

La dimensione della sicurezza — militare, marittima, tecnologica — è oggi inseparabile da quella economica, come recentemente evidenziato dal ministro Tajani. Ed è proprio in questa intersezione che Italia e India possono trovare uno spazio di cooperazione profondo, con potenziali ricadute su export, co-produzioni, addestramento e interoperabilità (già sperimentata durante le attività del Cavournell’Oceano Indiano).

In prospettiva, il dialogo potrebbe toccare anche aspetti più operativi, in un momento in cui la sicurezza delle rotte nel Mar Rosso, nell’Indiano e nel Mediterraneo orientale torna a essere una priorità condivisa. Il corridoio di Suez è destabilizzato dagli Houthi, la cui attività è collegata alla guerra a Gaza che sta complicando lo sviluppo di Imec, mentre nell’Oceano Indiano orientale rinasce la pirateria a causa dell’erosione della sicurezza regionale. Tutto si tiene.

L’Italia, con la sua proiezione navale militare (come dimostrano le attività centrali in operazioni europee nella regione come Aspides e Atalanta) e industriale, può inserirsi come partner di valore nella strategia dell’India, che punta a consolidarsi come potenza marittima e hub regionale nella sicurezza dell’Indo-Pacifico occidentale — anche con nuove partnership operative con il Golfo e con l’Africa.

Sotto quest’ottica, la visita del Defence Secretary a Roma serve a muovere una doppia sensibilità. Durante gli incontri con la componente istituzionale — anche del mondo delle Forze armate — si parlerà di cooperazione tecnica per collegare il destino securitario della regione indo-mediterranea; durante i meeting con le industrie del settore difesa si affronteranno i termini di contrattualistiche attraverso cui l’India potrà essere in grado di sviluppare maggiore capacità di proiezione militare, dunque contribuire in modo più efficace a quella architettura di sicurezza in costruzione nell’IndoMed.

In questa architettura rientrano anche i colloqui — sul nucleare e non solo — che Usa e Iran stanno portando avanti, con Roma che offrirà la piattaforma diplomatica per un secondo round sabato, dopo un primo, nuovo contatto due giorni fa in Oman.

India e Italia allineano anche la difesa. La visita del segretario di New Delhi

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