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La notte, forse, stavolta ha portato consiglio. Non ci sarà nessuna revoca coatta della concessione ad Autostrade, ma una lenta e graduale uscita della società dal perimetro di Atlantia, per far posto a un nuovo socio: Cassa Depositi e Prestiti, che diventerà azionista di Aspi al 51%. Il resto del capitale verrà collocato in Borsa, entro un anno, dando vita a un ampio flottante. I Benetton, per mezzo di Atlantia, se tutto andrà bene manterranno una quota del 10%. Restano però alcuni nodi: tariffe e pedaggi, su cui la partita è ancora aperta.

Sei ore e mezza di Consiglio di ministri (la seduta è stata tolta alle 5.30 del mattino), ha portato a questo risultato, che nei fatti sancisce il pieno accoglimento da parte della famiglia veneta delle rischieste del governo. Autostrade non perderà la concessione, come avrebbero voluto i 5 Stelle, ma avrà un nuovo padrone, lo Stato, almeno per qualche tempo visto che nei piani di Palazzo Chigi e del Tesoro, una volta conclusa la quotazione, c’è una progressiva diluizione dell’azionista pubblico, che comunque rimarrà socio di peso. Con una quota vicina al 10%, i Benetton non avrebbero comunque diritto a un posto nel board della società Autostrade. Ma è tutto da vedere.

Che non si sia trattato di una riunione tranquilla, scandita anche dalle trattative in tempo reale con Atlantia, si evince anche dalle numerose pause dei lavori, indicate nel comunicato di Palazzo Chigi. “Il Consiglio dei ministri, sospeso alle 23.30, è ripreso alle 0.30 del 15 luglio. Sospeso nuovamente alle 1.05, è ripreso alle 3.39 ed è terminato alle 5.16”.

Il premier Giuseppe Conte, è stato raccontato, avrebbe mantenuto una linea dura sul dossier Autostrade e ha chiesto più volte che Aspi accettasse le condizioni sul tavolo. Dopo un duro braccio di ferro, il punto di approdo è quello che prevede un’uscita dilazionata nel tempo di Atlantia da Aspi entro un anno, l’ingresso di Cdp e la quotazione della società in Borsa. Un’intesa, raggiunta poco dopo le 4 di mattina, dopo quattro lettere di intenti arrivate da Atlantia, su cui avrebbe mediato in particolare il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.

Rimane uno scoglio. La modifica dell’articolo 35 del decreto Milleproroghe, che riduce da 23 ad appena 7 miliardi di euro l’importo dell’indennizzo in caso di revoca della concessione. Secondo Aspi così come è formulato impedisce alla società di poter accedere al credito bancario, creando notevoli difficoltà finanziarie. Per il presidente del Consiglio invece la norma non va toccata. Qui la trattativa è ancora aperta.

 

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