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Nelle ultime ore il leader della Lega Matteo Salvini si è messo in evidenza per due polemiche a distanza, che vale la pena di analizzare.
La prima è con il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, che Salvini vuole allontanare dall’incarico attraverso una mozione di sfiducia da sottoporre al voto del Parlamento.
La seconda è con il sindaco di Benevento Clemente Mastella, a seguito di una manifestazione svoltasi in quella città con il leader della Lega presente in piazza senza mascherina.
Ne parliamo perché le due situazioni (diversissime tra loro e per nulla collegate), sono però assai rappresentative della condizione “politica” in cui il “Capitano” si ritrova da qualche mese a questa parte, diciamo dall’autunno dello scorso anno.

Cominciamo dalla mozione di sfiducia alla Azzolina, che otterrà (come da tradizione) un solo risultato tangibile, cioè compattare la maggioranza di governo (pur attraversata da mugugni forti verso la ministra, soprattutto dalle parti del Nazareno), non fosse altro per il fatto che Conte, Di Maio, Zingaretti e Renzi si stanno certamente attrezzando per un rimpasto, ma non sono certo disponibili a farselo dettare da Salvini.

Quanto a Mastella (vecchio lupo di mare della politica, navigatore esperto ed inaffondabile) è ben evidente che a guadagnarci nella polemica è proprio il sindaco di Benevento, che se ne può fregiare con orgoglio.

Salvini cioè sembra alla ricerca di uno spazio, di un ruolo, di una missione per sé e per il suo partito, obiettivo che sembra improvvisamente diventato difficile. Va detto che molto è cambiato dalla stagione al Papeete del 2019. Salvini non è più al governo (e non va dimenticato che proprio da ministro ottiene per la Lega lo spettacolare successo delle Europee, portando il suo movimento politico allo stratosferico risultato del 34%, un po’ come Renzi che arrivò da premier al 41% nel 2014), Conte ha rafforzato il suo ruolo politico in modo marcato, la pandemia ha tolto ossigeno ai temi cari alla Lega (immigrazione in testa) generando un certo clima di fiducia verso il governo che ha caratterizzato gli ultimi mesi e, infine, con la vittoria di Bonaccini in Emilia Romagna si è spezzato il mito dell’invincibilità del Capitano (anche se la sfida era quasi impossibile).

A tutto ciò va aggiunto un rilevantissimo aspetto di carattere internazionale, con l’arretramento un po’ in tutta Europa delle istanze sovraniste, di cui l’elezione di Ursula von der Leyen alla guida UE è pietra miliare (nonché prima concreta convergenza tra M5S e PD).

Ecco allora la condizione di Salvini di oggi, un po’ personaggio in cerca d’autore. Sia chiaro, non c’è motivo di maramaldeggiare sul punto.
L’ex ministro dell’Interno negli ultimi anni ha fatto un capolavoro vero e proprio, prendendo un partito (dicembre 2013) allo sbando, reduce dal peggior risultato elettorale di sempre (il 4 % delle politiche di quell’anno) per portarlo al lusinghiero 17 % del 2018 (cifra mai raggiunta da Bossi), guidando l’intera coalizione a successi robusti nelle elezioni regionali e toccando il picco alle europee dello scorso anno.

Il tutto trasformando un partito regionale nella forza politica più votata d’Europa poco più di un anno fa. Quindi, tanto per essere chiari, numeri alla mano Salvini è un vincente senza se e senza ma. Adesso però sembra navigare un po’ senza bussola, come mostrano anche le sue foto su Instagram: un po’ troppo piene di riferimenti gastronomici e poco inclini ai contenuti politici.

A destra peraltro stanno succedendo cose di non poco conto, compreso l’emergere assai “tonico” della figura di Giorgia Meloni, che potrebbe risultare anche il principale beneficiario del voto regionale di fine settembre (soprattutto in caso di vittoria di Raffaele Fitto in Puglia).

Insomma è un Salvini obbligato a cercare di reinventarsi quello che si appresta alla campagna d’autunno. Lo spazio c’è, perché non sarà facile per Pde M5S reggere l’onda d’urto del malumore che andrà crescendo nei prossimi mesi. Ma non possiamo più dire con certezza che sarà il Capitano a beneficiarne, anche se escluderlo non ha senso.

Diciamo 1X2, per fare un pronostico.
Il che può apparire salomonico, ma in realtà è già un cambiamento importante.

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