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Intervento militare, se necessario. Alexander Lukashenko ha dovuto chiamare per la seconda volta il potente alleato al Cremlino. Putin nonostante le ritrosie ha voluto concedere una dichiarazione più “sovietica” dopo quella morbidissima di ieri. Il presidente della Bielorussia non deve vivere giornate serene ed il nervosismo è stato forse il segno di maggiore distinzione in questa giornata di ennesime proteste nel paese. Lukashenko ha ribadito che non ci saranno nuove elezioni, che risponderà ai tentativi di eterodirezione dall’estero e che comunque l’amico Vladimir è pronto a schierarsi al suo fianco. Tutto da verificare, ovviamente.

Intanto, decine di migliaia di persone hanno sfilato oggi a Minsk in una manifestazione “storica”. Secondo i giornalisti presenti, circa 100 mila manifestanti in gran parte vestiti di bianco, con fiori e palloncini, hanno risposto all’appello di Svetlana Tikhanovskaia. La donna trentasettenne, che ha sfidato il presidente alle elezioni della scorsa settimana e che contesta il risultato elettorale, si e’ rifugiata nella confinante Lituania, da dove ha annunciato di aver costituito una commissione per il trasferimento del potere. Per cercare di contrastare il fiume della protesta, Lukashenko aveva convocato alcune migliaia di suoi sostenitori sulla piazza dell’Indipendenza; prima dell’inizio della manifestazione degli oppositori, e’ intervenuto incitandoli alla difesa “del vostro paese e della sua indipendenza”. Respingendo la richiesta di nuove elezioni, affiancato dal figlio Nikolai, ha denunciato il tentativo di imporre un governo “dall’estero”.

LA PRESSIONE INTERNAZIONALE

La situazione in Bielorussia è seguita con molta attenzione e preoccupazione da tutto l’Occidente. In particolare, l’Unione europea sembra in questo caso intenzionata a non chiudere gli occhi. Dopo le dichiarazioni della presidente della Commissione, Von der Leyen, e dell’Alto Commissario Borrel, oggi è intervenuto l’italiano Paolo Gentiloni. “Il popolo di Minsk chiede diritti e libertà: Europa per la Bielorussia” ha twittato l’ex premier. E a Roma è soprattutto il Pd a tenere alta la pressione. Andrea Romano lancia un messaggio chiaro proprio all’indirizzo del Cremlino. L’Europa, spiega il deputato dem, “metta in chiaro con Mosca che ogni intervento militare russo a sostegno della dittatura di Lukashenko, come il despota di Minsk ha apertamente chiesto a Putin, sarebbe in aperto contrasto con lo spirito di collaborazione presente e futura che serve alle relazioni tra la Federazione Russa e l’Unione europea”.

La Nato per parte sua è intervenuta ufficialmente per respingere le accuse del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko secondo cui sarebbe in corso un rafforzamento della presenza militare lungo in confini occidentali del paese. La portavoce dell’Alleanza Atlantica, Oana Lungescu, ha ricordato che “la presenza multinazionale della Nato nel fianco orientale dell’Alleanza non è una minaccia per alcun paese. E’ una presenza a scopo rigorosamente difensivo, proporzionato ed è progettata per prevenire i conflitti e preservare la pace”. Messaggio per Minsk ma anche per Mosca. Così come alla Russia parlano anche le voci religiose. A partire dal Santo Padre che nell’Angelus della domenica ha detto: “il pensiero va alla cara Bielorussia. Seguo con attenzione la situazione e faccio appello al dialogo, al rifiuto della violenza, al rispetto della giustizia e del diritto”.

Parole ancora più esplicite sono state poi pronunciate dall’arcivescovo capo di Kiev-Haly e capo della Chiesa greco-cattolica dell’Ucraina, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, che ha indirizzato una lettera all’arcivescovo metropolita di Minsk e presidente della Conferenza episcopale bielorussa, monsignor Tadeusz Kondrusiewicz, e al visitatore apostolico dei greco-cattolici bielorussi, l’archimandrita Sergei Gayek. “Crediamo che il Signore Dio, unico sovrano della storia dell’umanità, sia presente in modo invisibile nelle strade e nelle piazze della Bielorussia per dare a questo popolo sofferente la sua vicinanza e la sua salvezza”. Amen.

putin

Lukashenko (con Putin) minaccia ma non ferma il popolo di Minsk. E la pressione sulla Russia aumenta

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