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Laureato all’accademia militare nei primi anni Ottanta, Vladimir Padrino López, è uno degli uomini di ferro del regime venezuelano. Lealista nel colpo di stato del 2002, ricompensato fa Hugo Chavèz con la nomina a capo delle forze armate e infine dall’erede Nicolas Maduro chiamato a dirigere il ministero della Difesa. Quattro anni fa, Bloomberg News lo descriveva come uno dei più potenti gerarchi venezuelani, “probabilmente il secondo in grado”; anche perché il primo, Maduro appunto, in quell’anno l’aveva messo a presiedere la grande missione bolivariana per per la Sicurezza e l’Approvvigionamento Sovrano.

In pratica il Comandante si trova anche in mano i poteri di distribuire cibo e medicinali alla cittadinanza. A contatto, il popolo si controlla meglio. Le sue forze armate, “anti-imperialiste rivoluzionarie e bolivariane” come le definisce, sono state fedeli a Maduro anche nei giorni complicati in cui il presidente dell’Assemblea Nazionale, Juan Guaidó, s’è autoproclamato capo dello stato ad interim nel tentativo di avviare un processo democratico per rovesciare il regime. Guaidò ha ricevuto l’appoggio convinto e repentino di molti Paesi (tra cui il blocco occidentale, Usa e Ue, con rare eccezioni come l’Italia).

Tuttavia, da mesi, la situazione è in stallo e Padrino nei giorni scorsi, parlando in occasione dell’anniversario dell’indipendenza (5 luglio 1811), ha messo un punto: “L’opposizione non potrà mai esercitare il potere politico” in Venezuela. Crudo quanto franco: inutile girarci intorno, a Caracas non c’è spazio per la democrazia; Maduro non è un presidente linearmente eletto; il paese è governato da un regime in cui il numero due, capo dei militari fedeli al leader, lo spiega con chiarezza.

Messaggio, tra l’altro, a tutti coloro che provano a raccontare il contrario. Non di certo al popolo venezuelano, che da anni subisce la soffocante sopraffazione di una leadership incapace che ha portato il paese con le più grosse riserve petrolifere del mondo alla fame. Letterale: su una popolazione povera che rappresenta il 96% dei cittadini venezuelani, l’80% non ha soldi per comprare gli alimenti, spiegava recentemente El Pais.

Padrino è uno dei grandi responsabili dell’imperdonabile tragedia umanitaria mentre briga per mantenere viva la liquidità che serve al regime per sopravvivere. Come con la vendita delle riserve auree facilitata dal signore della guerra libico, Khalifa Haftar, il regime ha bisogno infatti di attività illegali per far cassa. Soldi che servono a mantenere vivo il sistema dei notabili. Il generale Lòpez si occupa del narcotraffico: il dipartimento di Stato americano gli ha messo sulla testa dieci spettacolari milioni di taglia, con l’accusa di trasportare cocaina sul territorio statunitense con aerei registrati negli Usa illecitamente. È chiaro perché Padrino non voglia dar ossigeno alle opposizioni: non è tanto ideologia, quanto sopravvivenza. Un governo extra-regime estraderebbe negli Stati Uniti lui e i suoi amigos appena possibile. E per loro ci sarebbe solo il carcere.

(Foto: Wikipedia)

 

 

Niente opposizioni. Padrino Lòpez spiega il regime di Maduro

Laureato all’accademia militare nei primi anni Ottanta, Vladimir Padrino López, è uno degli uomini di ferro del regime venezuelano. Lealista nel colpo di stato del 2002, ricompensato fa Hugo Chavèz con la nomina a capo delle forze armate e infine dall’erede Nicolas Maduro chiamato a dirigere il ministero della Difesa. Quattro anni fa, Bloomberg News lo descriveva come uno dei più potenti gerarchi venezuelani, “probabilmente il secondo in grado”;…

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