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Potrebbe non essere solo di carattere economico la crisi con cui l’Italia si sta confrontando già da mesi a causa del coronavirus e che minaccia di farsi ancora più dura da settembre. Una situazione di difficoltà ovviamente non  solo del nostro Paese – per la verità, però, colpito molto più di altri sotto il profilo economico, almeno stando alle previsioni (ultime quelle di oggi della Banca d’Italia secondo cui il nostro Pil calerà quest’anno del 9,5%) – che da noi rischia di produrre ripercussioni ulteriori dal punto di vista della tenuta sociale e della diffusione della criminalità. D’altronde, a dirlo senza troppi giri di parole è stato il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese che ha paventato apertamente il pericolo di tensioni sociali, di violenze contro le forze dell’ordine, di ramificazione delle mafie.

Un allarme in piena regola. Un mix micidiale di fattori potenzialmente esplosivi che potrebbe rappresentare, secondo il ministro, l’innesco di una stagione caldissima. Ma “il disagio sociale e la criminalità organizzata sono problemi che esistono già da prima, la pandemia semmai li ha accelerati”, ha sottolineato con Formiche.net Mario Caligiuri, professore ordinario di Pedagogia della comunicazione all’Università della Calabria e Presidente della Società Italiana di Intelligence. Ed è chiaro che a causarli siano le condizioni economiche sempre più svantaggiate che si registrano in vaste fette della popolazione. Tanto più dopo la pandemia e il relativo lockdown: “Bisognerà vedere quale sarà il punto di equilibrio che si verrà a determinare tra riduzione del livello medio di ricchezza e scivolamento nell’indigenza e nella povertà assoluta”.

Tutto, o molto, dipenderà dall’efficacia delle misure del governo varate per far fronte alla crisi senza precedenti con cui siamo stati costretti a confrontarci. Di sicuro – ha evidenziato Caligiuri – è arrivato il momento che dalle parole si passi ai fatti: “La mia non è una valutazione politica né moralistica, ma tecnica. Al momento, stiamo ascoltando soprattutto annunci. Aspettiamo provvedimenti concreti i cui effetti siano immediati. Nella società della disinformazione in cui ci troviamo immersi troppo spesso si confondono la realtà con gli annunci e la politica con le promesse”. Una tendenza da cui possono anche derivare speranze tradite tali da alimentare ancor di più la rabbia sociale citata dal ministro Lamorgese. “Quello che si promette, si realizzi il prima possibile, subito”, ha osservato Caligiuri. Che poi ha aggiunto: “Il tempo non è una variabile indifferente, tutt’altro. E poi non si può pensare di risolvere il problema della crisi generata dalla pandemia solo con i fondi per i monopattini o i voucher per il turismo”.

La reattività è dunque l’elemento fondamentale per scongiurare o, quantomeno, mitigare gli effetti più pesanti della stagione di rabbia temuta dal ministro dell’Interno. Prontezza anche dal punto di vista della sicurezza, a proposito della quale – ha concluso Caligiuri – occorre prepararsi con una serie di azione concrete per evitare di arrivare “quando i buoi sono già scappati”: “Anche perché sotto questo profilo l’allarme era già scattato nei mesi scorsi, pure da parte del capo della Polizia Franco Gabrielli. Sulle infiltrazioni della criminalità organizzata, ad esempio, è necessario controllare tutti i movimenti delle imprese presso i registri delle Camere di Commercio. Si prevede, per così dire, una grande trasmigrazione di rondini”.

Tensioni sociali e criminalità? Il governo mantenga le promesse. Firmato Caligiuri

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