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Quanto soffre il made in Italy del digitale in questa crisi? Il sottosegretario allo sviluppo economico Mirella Liuzzi (M5S) prova a rispondere a questa domanda, ragionando con Formiche.net sulle conseguenze economiche del coronavirus e del decreto Cura Italia, con uno sguardo all’utilizzo di tecnologie e dati per questa fase assolutamente eccezionale.

Quanto soffre il made in Italy del digitale in questa crisi?

Soffre come tutte le altre attività produttive e manifatturiere, perché purtroppo anche con l’ultimo Dpcm siamo arrivati a bloccare attività molto importanti chiaramente per la tutela della salute. Penso al blocco del settore metallurgico, uno dei pilastri della nostra industria. Anche il comparto tecnologico è in affanno, ma in verità ne soffriva anche quando l’emergenza era limitata alla sola Cina in quanto molti materiali provenivano proprio dalla zona di Whuan. Una delle più grandi aziende che produce fibra ottica è dislocata lì.

I provvedimenti economici del decreto Cura Italia come impattano sul comparto tecnologico?

Sono un primo passo che va nell’ottica dell’emergenza grazie ai 25 miliardi di euro, tutti utilizzati: una parte per il sistema sanitario ed una parte cospicua per tutti i lavoratori e per le imprese. In questo momento sono coinvolti sia grandi fabbriche che piccoli negozi nel decreto, come chi ha la partita Iva o chi ha pochi dipendenti per cui può usare la cassa integrazione. In questo senso tutto il comparto ne risente, ma era solo un primo passo e adesso stiamo già lavorando a quello successivo.

Controlli ai dipendenti, chiusure precauzionali, smartworking: la robotica può sostenere il comparto?

Per lo smartworking fino ad oggi in Italia abbiamo avuto qualche difficoltà. Dai dati disponibili emerge che nel 2019 solo 500mila persone lavoravano così, oggi sono 8 milioni di persone. Siamo dovuti così piombare in questa fase emergenziale adattandoci anche con strumenti personali, così come accade nella Pubblica Amministrazione, dove il ministro ha dato l’ok ad utilizzare i propri pc da casa. La stessa cosa si può dire per il comparto della robotica, che in Italia è molto avanzato. Ma la componente umana, soprattutto per lavori di tipo creativo, è sempre necessaria e la robotica non può del tutto sostituirla in settori dove noi siamo molto forti a livello internazionale.

Cosa pensa dello sciopero nelle fabbriche del nord?

Se ne sta occupando il ministro Patuanelli in queste ore incontrando i sindacati. Come governo ci troviamo a dover bilanciare due richieste: quelle delle parti sociali che abbiamo ascoltato prima di scrivere il decreto, a cui hanno fatto seguito le forti contestazioni di Confindustria. Per cui abbiamo dovuto fare sintesi. L’ottica credo debba essere quella di prendere atto che tutti stiamo facendo dei sacrifici in questo momento. C’è chi ne sta facendo di più, come il personale medico anche per mancanza di strumenti a cui stiamo tentando di dare risposte con il lavoro del ministero degli Esteri. È chiaro che prima ne usciamo e prima riusciamo a rialzarci. Dove c’è bisogno di prendere delle decisioni ferree bisogna farlo e quindi se si può trovare un dialogo per evitare questa mobilitazione è bene che si faccia. E spero che il dialogo seguito dal ministro Patuanelli in queste ore abbia portato risultati.

Un’app anti Covid-19 è il progetto di alcuni professori della Bocconi e del Politecnico di Milano. L’emergenza ha evidenziato quanto siano fondamentali la connettività, il digitale e i dati: con quali limiti di utilizzo?

Oggi è partita la call approntata dal ministro dell’Innovazione, da quello dell’Università e da quello dello Sviluppo Economico dedicata alle start-up e alle fondazioni per ricevere tecnologie per il monitoraggio di informazioni utili all’emergenza. Si va dalla telemedicina alla tracciabilità di movimenti e dati. Su questo molti parlano del modello del Sud Corea, che è partita immediatamente con questa possibilità ma è un Paese più abituato a utilizzare tali strumenti tecnologici. Bisogna stare attenti a tutelare anche la privacy dei cittadini e noi abbiamo creato una task force a cui sarà presente anche il Garante della Privacy per darci una mano nello scegliere le soluzioni più adatte, assieme all’Autorità indipendente che si occupa di questo tema. La call scade il prossimo giovedì.

twitter@FDepalo

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