Skip to main content

Migranti, geopolitica e Siria: il presidente turco Erdogan lascia Bruxelles con poche certezze, rispetto alle iniziali aspettative. Avrebbe voluto far valere in seno ai vertici dell’Ue la minaccia di aprire le sue frontiere, dopo che nelle ultime 48 ore ha ordinato alla sua Guardia Costiera di non far partire più profughi verso le isole greche dell’Egeo. Ma ha raccolto poco o nulla, anche in considerazione del fatto che con Atene continua a schierarsi Washington.

LA POSIZIONE DELL’UE

Erdogan lascia Bruxelles evitando la conferenza stampa congiunta con von der Leyen e Michel e dirigendosi direttamente sul suo volo. Il motivo? Piuttosto che ascoltare le sue preoccupazioni, come si aspettava con un eccessivo ottimismo, von der Leyen e Michel hanno di fatto appoggiato la Grecia durante i colloqui, poiché lo “scudo” europeo contro i migranti ha incoraggiato a lasciare la Turchia a specchiarsi da sola nelle sue minacce. I leader dell’Ue gli hanno rammentato di rispettare i termini del precedente accordo per tenere i migranti lontani dai confini dell’Europa, accordo che egli stesso ha violato aprendo i confini, dopo che il leader turco è venuto a Bruxelles per chiedere più sostegno e altri soldi.

E al termine dell’incontro non è stato possibile nascondere la tensione in seno al Consiglio europeo, con Erdogan che ha scelto di dirigersi direttamente all’aeroporto. “Chiaramente abbiamo i nostri disaccordi, ma abbiamo parlato chiaramente e ci siamo parlati apertamente”, ha detto ai giornalisti il capo della Commissione europea. E ha sottolineato che l’accordo del 2016 tra l’Ue e la Turchia in base al quale Ankara ha accettato di impedire a migranti e rifugiati di recarsi in Grecia in cambio di miliardi di euro in aiuti dell’Ue, resta valido.

RISULTATI

Nei prossimi giorni l’Alto rappresentate della politica estera dell’Ue, Josep Borrell, lavorerà con il ministro turco degli esteri Mevlut Cavusoglu per essere certi di remare nella stessa direzione, in Turchia e a livello dell’Unione europea, al fine di attuare l’accordo. Anche l’incontro con il numero uno della Nato Jens Stoltenberg non ha prodotto i frutti auspicati per Erdogan, visto che si va verso un congelamento della proposta turca che l’alleanza scenda in campo al suo fianco in Siria. E le parole al vetriolo di Erdogan confermano il suo risentimento: “La Nato è in un processo critico in cui deve mostrare chiaramente la sua solidarietà di alleanza. I nostri alleati dovrebbero mostrare la loro solidarietà al nostro Paese senza discriminazioni e senza stabilire condizioni politiche. È molto importante che il supporto che chiediamo venga soddisfatto senza ulteriori ritardi”.

LE MINACCE DELLA TURCHIA

Un’amarezza che si fa minaccia quando si rivolge agli altri attori in causa, come Atene, contro cui attacca ancora: “Non permetteremo a questo paese di provare a ottenere guadagni ingiusti utilizzando la sua posizione attuale”, con riferimento agli 800 milioni di dollari che la Grecia ha ottenuto da Bruxelles per proteggere i suoi confini e far fronte ai nuovi arrivati. Secondo il premier greco Kyriakos Mitsotakis la Grecia spende così tanto in difesa “perché il nostro vicino è la Turchia e non la Danimarca, come primo ministro greco non devo ascoltare lezioni sui diritti umani dalla Turchia”.

“L’Europa non verrà ricattata dalla Turchia. Non siamo noi a intensificare questo conflitto, ma abbiamo tutto il diritto di proteggere i nostri confini sovrani. E continueremo a farlo” ha aggiunto il premier dai microfoni della Cnn.

Cipro intanto manda l’esercito a Evros, a sostegno di Atene per gestire i flussi al confine ellinoturco, aggiungendosi al fronte Usa. Infatti il vicesegretario americano agli affari Ue e mediorientali, Matthew Palmer, in visita in Grecia al porto di Alexandrupolis ha detto alla stampa che la situazione delle frontiere non influenzerà l’interesse economico e geostrategico degli Stati Uniti nella regione.

LA VISITA AL PORTO DI ALEXANDRUPOLIS

“Sosteniamo il diritto della Grecia di difendere i suoi confini. Personalmente, sono rimasto colpito dalla professionalità dei servizi di sicurezza greci oltre confine, dal modo in cui hanno gestito la situazione, dal modo in cui hanno gestito una serie di eventi molto difficili e la Grecia ha il nostro sostegno per ciò che fa, sia qui a Evros che nell’Egeo per garantire la sicurezza delle frontiere”, ha aggiunto Palmer.

“Speriamo di vedere risolta la situazione alla frontiera in un periodo di tempo relativamente breve – ha proseguito – e in particolare speriamo che la tregua concordata tra Ankara e Mosca a Idlib deprima in qualche modo la situazione, così come l’aiuto che gli Stati Uniti e altri paesi hanno offerto per sostenere gli immigrati e i rifugiati in Turchia. Gli Stati Uniti hanno fornito aiuti supplementari di 108 milioni di dollari all’Unhcr per aiutare a decomprimere la situazione alla frontiera”.

twitter@FDepalo

Migranti, geopolitica e Siria. Cosa porta a casa Erdogan da Bruxelles

Migranti, geopolitica e Siria: il presidente turco Erdogan lascia Bruxelles con poche certezze, rispetto alle iniziali aspettative. Avrebbe voluto far valere in seno ai vertici dell'Ue la minaccia di aprire le sue frontiere, dopo che nelle ultime 48 ore ha ordinato alla sua Guardia Costiera di non far partire più profughi verso le isole greche dell'Egeo. Ma ha raccolto poco…

Così Maduro aggira (ancora) le sanzioni internazionali grazie all'amico Erdogan

Il regime di Nicolás Maduro sfrutta il legame con il governo della Turchia per aggirare le sanzioni internazionali imposte dagli Stati Uniti e dall’Unione europea. La strategia comporta il contrabbando di denaro in contante e lingotti d’oro in valigie diplomatiche su aerei privati che arrivano senza dovere superare alcun controllo sul territorio turco. Questo denaro, a sua volta, è distribuito…

Carceri e profughi sono bombe virali. Giannuli spiega come limitare i danni

Le epidemie al tempo della globalizzazione richiedono una elasticità mentale ed una rapidità di comprensione che, ahimè, i nostri decisori non sembrano possedere, con il risultato che, inconsapevolmente, producono vere bombe virali destinate a peggiorare la situazione. E voglio fare due esempi. In primo luogo quello dei profughi alla frontiera fra Grecia e Turchia. Questa situazione nasce da un errore…

Perché il crollo del greggio non è un cigno nero. Parla Nicolazzi

Un collasso di portata storica per il petrolio, su questo non c'è dubbio. Un capitombolo che è arrivato a toccare il meno 30% e che ha avuto ricadute sia dirette su tutti i titoli dei giganti petroliferi, spesso rilevanti sugli indici azionari delle Borse, sia indirette esacerbando un già elevato allarmismo per la diffusione del coronavirus e le sue ricadute…

Olimpiadi e cyber sicurezza, Atos dice Italia. Parla Di Franco

Chi non innova è perduto, anche ai tempi del coronavirus. Per Atos, azienda europea leader globale nella fornitura di servizi per la trasformazione digitale, dal 1992 partner strategico dei Giochi Olimpici,  il 2019 si è chiuso all'insegna della crescita. Lo dicono i numeri. L'utile ha toccato quota 834 milioni e il margine operativo ha coperto una quota del 10% sui…

BlackRock, niente panico da coronavirus. Non è una crisi alla Lehman Brothers

Nel settembre del 2008 con il fallimento della casa d’investimenti Lehman Brothers il mondo della finanza si ritrovò improvvisamente nudo. Il default della banca americana aveva messo sotto gli occhi del mondo la fragilità del sistema finanziario e la superficialità con la quale erano stati creati strumenti finanziari inaffidabili cartolarizzando mutui emessi con fin troppa facilità. Ma tutto questo non…

Come prendere il timone della ripresa. I consigli di Bella (Confcommercio)

Non c'è molta scelta. O ci si fida del governo, o ci si fida del governo. Le piccole e medie imprese che in questo 2020 da incubo sotto il segno del coronavirus pagano il prezzo più alto, prima o poi si risolleveranno. Nel 2021, non prima. Mariano Bella è dal 2007 a capo del Centro studi di Confcommercio, la principale…

Sulle nomine delle partecipate è ora il tempo delle scelte. Parla Pirani

La seria situazione emergenziale che l’Italia sta fronteggiando avrà fra le sue conseguenze anche quella di prolungare l’attesa per le nomine che riguardano i vertici delle società a partecipazione pubblica. Paradossalmente però tali nomine finiranno per avere una importanza ancora maggiore rispetto al passato perché l’immagine di una Italia colpita dal coronavirus ha indubbiamente ricevuto un duro colpo. Perché mai…

Perché il governo di salute pubblica non è un tabù

La domanda inevitabilmente si pone, anche se la risposta non è così scontata. Nell’ora probabilmente più buia della storia repubblicana – tra emergenza sanitaria, tracollo economico e rivolta nelle carceri – l’ipotesi di un governo di unità nazionale, o di salute pubblica sarebbe il caso di dire, compare e scompare come un fiume carsico. Ma c’è. Nei commenti degli osservatori…

Pericolo scampato (per ora). Perché Huawei fa traballare Boris Johnson

Brividi a Downing Street. La rivolta di un gruppo di parlamentari Tories contro il governo conservatore di Boris Johnson sulla partecipazione della cinese Huawei alla rete 5G non è andata in porto, per ora. Guidato da un pivot di 4 ex ministri, l’ex segretario alla Brexit David Davis, l’ex segretario per il Lavoro Duncan Smith, Owen Paterson e Damian Green,…

×

Iscriviti alla newsletter