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Le entrate di imprese e famiglie sono improvvisamente crollate, mentre le uscite sono rimaste fisse e invariabili. E dopo il decreto firmato dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nella serata di mercoledì 11 marzo, che prevede dal 12 marzo al 25 marzo la chiusura di negozi, bar e ristoranti per contrastare il diffondersi del virus, le condizioni potrebbero peggiorare. Cosa fare? Per l’avvocato Stanislao Chimenti, docente di Diritto commerciale e partner dello studio internazionale Delfino Willkie Farr&Gallagher sono necessari due tipi di interventi di supporto da parte dello Stato: misure immediate per alleggerire la carenza di cassa e misure successive, ma non meno urgenti ed essenziali, di natura strutturale. Ecco quali.

Avvocato, varato il decreto c.d. Lockdown ora sono allo studio misure a sostegno di famiglie e imprese per affrontare l’emergenza coronavirus: come giudica questa iniziativa?

Ritengo sia un’iniziativa non solo necessaria, ma da realizzare con la massima urgenza, vista l’eccezionale crisi che sta attraversando non solo il Paese, ma il mondo intero. Ciò anche a maggior ragione visto che il decreto Lockdown è già operativo, mentre le misure c.d. economiche sono appena all’inizio di un iter che appare ancora alquanto lungo e incerto sotto vari profili.

Sulla base di quanto appreso, sarebbero allo studio misure relative, fra l’altro, alla sospensione dei mutui e degli obblighi fiscali. Qual è il suo pensiero?

L’emergenza coronavirus, a differenza di tante altre crisi che hanno attraversato anzitutto la finanza e le banche, si muove invece in prima battuta immediatamente sul piano dell’economia reale: è venuta improvvisamente a mancare alle famiglie e alle imprese cassa e circolante dapprima a causa di un crollo spontaneo dei consumi e servizi in determinati settori (turismo in primis, ma anche ristorazione, intrattenimento e cultura, servizi legati alle professioni); e poi a causa di provvedimenti normativi necessari per la salute e sicurezza pubbliche, ma molto molto stringenti. Insomma, le “entrate” di imprese e famiglie sono improvvisamente crollate, mentre le “uscite” sono rimaste fisse e invariabili (debito bancario per mutui per abitazioni, imposte, utenze, oneri contributivi relativi ai dipendenti ecc.). In questo contesto sono necessari almeno due ordini di interventi di supporto: 1) misure immediate volte ad alleggerire la carenza di cassa; 2) misure successive, ma non meno urgenti ed essenziali, di natura strutturale.

Vista l’urgenza, cosa può dirci delle misure del primo tipo?

Il primo strumento importante è la leva fiscale. Con un’accortezza relativa al suo ben noto meccanismo: a parte acconti e anticipi, in linea di principio le imposte dirette relative a un anno vanno in scadenza l’anno successivo. Nel nostro caso, dunque, le imposte relative all’anno 2020 andrebbero in scadenza nel 2021. Ma sarebbe troppo tardi. Per essere davvero efficaci nell’urgenza e gravità del momento, i provvedimenti di sostegno dovrebbero prevedere la sospensione immediata e integrale di tutti gli obblighi fiscali e contributivi di prossima scadenza, sia se riferibili a parte del 2019, sia se riferibili ad anticipi inerenti al 2020.

In concreto?

Vanno sospesi e rinviati almeno sino a novembre 2020, ad esempio, Iva relativa al IV trimestre 2019, Irpef dipendenti e contributi Inps relativi al febbraio 2020, e così tutte le prossime scadenze, operando un conseguente slittamento di tutti gli adempimenti successivi. Egualmente, il provvedimento di sospensione dovrebbe riguardare tutti i pagamenti riguardanti le cartelle esattoriali, di natura tributaria e non tributaria, già emesse o da emettere dai c.d. agenti di riscossione, essendo identica la ratio. Diversamente, le prime misure sarebbero comunque del tutto inefficaci.

Il secondo strumento?

Si è parlato di sospensione delle rate di mutui bancari. Si tratta di un provvedimento certamente utile, anche se non riguarda l’intera popolazione, ma soltanto la parte che sta appunto finanziando l’acquisto di una casa. Questo è un provvedimento che richiede necessariamente la cooperazione con il sistema bancario. Si è così parlato di sospensione delle rate di mutuo inerente all’acquisto di abitazioni ma, dovendo effettuare agevolazioni per i più bisognosi, è opportuno che tale beneficio riguardi i mutui di abitazioni dove il nucleo familiare o il mutuatario ha collocato la propria effettiva abitazione principale: in altre parole, non dovrà valere un criterio formale di residenza o il criterio fiscale di c.d. “prima casa”, bensì quello di effettivo domicilio. Ciò consentirà di fornire un sostegno efficace e soprattutto di evitare distorsioni e l’insorgere di un assai probabile contenzioso.
Se mi è consentito voglio però indicare un’altra ed essenziale misura di cui pure si è parlato ma che è essenziale implementare al più presto.

Prego.

Mi riferisco alla sospensione immediata dei pagamenti delle utenze di acqua, energia elettrica e gas. Si tratta di una voce importante delle uscite fisse di famiglie e imprese che presenta una caratteristica essenziale: in caso di mancato pagamento, come tutti sanno, il gestore interrompe la fornitura. Una rata di mutuo saltata o un F24 non pagato creano di per sé problemi quali, in primo luogo, interessi e sanzioni; bollette non pagate, di contro, oltre a interessi e sanzioni, possono condurre molto rapidamente al distacco dell’utenza. E una famiglia e un’impresa senza energia elettrica e gas non può in alcun modo sopravvivere. La questione è maggiormente grave e urgente per gli anziani i quali, oltretutto, sono meno dotati di strumenti tecnologici per effettuare il pagamento “on line” e quindi sono costretti a recarsi fisicamente presso gli uffici postali o gli sportelli bancari. È dunque essenziale e urgente che questo provvedimento venga adottato e implementato con la massima urgenza e, come per la sospensione dei mutui, al fine di evitare distorsioni, dovrà riguardare l’abitazione dove la famiglia effettivamente vive e il sito dove l’azienda effettivamente opera, e non considerare la mera sede legale.

Restano le misure cd. strutturali.

Si tratta di un tema ancora più vasto e complesso, ma non meno grave e urgente. In primo luogo è essenziale tutelare i mercati finanziari da manovre speculative che potranno essere devastanti. In questo settore, visto il ben noto livello di integrazione della finanza, è essenziale che le regole e le procedure di controllo avvengano quanto meno a livello europeo, in modo perfettamente coordinato. Non è possibile che fenomeni che potrebbero scatenarsi vengano gestiti dai singoli Stati e in ordine sparso.

Dove potrebbe ancora intervenire lo Stato?

Un altro, fra i moltissimi problemi, riguarda la tutela del mondo dello sport: mi riferisco all’attività sportiva che riguarda non solo il professionismo, ma tutto il vastissimo spazio delle molteplici discipline sportive intorno alle quali si genera un indotto pari all’1,7% del Pil. L’intervento dello Stato – che dovrà trovare forme adeguate ed efficaci – è anche lì indispensabile perché una crisi di questo genere rischia di mettere davvero in ginocchio l’intero settore.

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