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Il Paese rallenta come sta rallentando tutta l’economia europea, ma l’Italia rallenta più degli altri paesi. E l’unico modo per risalire la china è puntare sull’industria con investimenti mirati.

Gli investimenti privati, ma soprattutto pubblici sono l’unico modo per dare al Paese le infrastrutture materiali e immateriali che servono all’industria per essere competitiva.

Sono desolanti gli ultimi dati relativi al settore industriale.

A novembre 2019 i prezzi alla produzione industriale hanno registrato una diminuzione congiunturale dello 0,2% mentre a livello tendenziale la flessione è stata del 2,5%. Secondo l’Istat “sul mercato interno i prezzi alla produzione dell’industria sono diminuiti dello 0,2% rispetto al mese precedente e del 3,6% rispetto a novembre 2018”. Al netto del comparto energetico, la variazione congiunturale è pari a -0,1% mentre quella tendenziale è pari a +0,3%.

Mai come ora c’è bisogno di sindacato nelle industrie, che sono il cardine della rinascita. E c’è bisogno di un patto tra imprese e sindacati, che sia condiviso dalle istituzioni. Il settore chimico e quello farmaceutico sono le punte di diamante per la ripresa economica del Paese. Ma ora soffrono anche loro.

Solo per fare un esempio, l’industria chimica viaggiava nel 2017 a un ritmo percentuale di crescita del 3,5%. Oggi rischia, invece, di sfiorare soltanto l’1%.

Da dove partire dunque? Dagli Stati generali dell’economia. Negli altri Paesi si è sempre partiti da un’idea per poi svilupparla in modo efficiente e pratico. L’ha fatto Roosevelt nel dopoguerra col New deal partendo dall’energia idroelettrica; l’ha fatto Reagan negli anni Ottanta quando l’economia americana è stata superata dall’economia giapponese, partendo dalla ricerca sui semiconduttori industriali. Ora in Europa tocca farlo a noi. Ci vogliono investimenti materiali e immateriali, strade e anche digitale, sennò il Paese non ce la fa e questa è l’ultima chiamata.

Ecco gli investimenti sull'industria per reagire alla crisi

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