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Poche cose mettono d’accordo democratici e repubblicani americani al Congresso. La Cina è una di queste. Raramente il presidente Donald Trump ha dovuto faticare per avere dal Congresso il via libera alla linea dura con Pechino. Dal commercio ai diritti umani, un fronte trasversale agli schieramenti ha garantito una certa continuità della politiica estera trumpiana. È successo anche in questi giorni, e il governo cinese non l’ha presa bene. “Avrà un impatto sulle prossime elezioni di novembre” ha tuonato il quotidiano inglese del Partito comunista cinese (Pcc) Global Times.

CONGRESSO UNITO CONTRO PECHINO

Un gruppo di senatori repubblicani guidato da Marco Rubio è riuscito a far approvare una legge che chiede al presidente di sanzionare le violazioni dei diritti umani da parte del governo cinese contro gli Uiguri, popolazione turcofona e musulmana della regione dello Xinjiang sottoposta a un regime di controllo sociale e internamento dalle autorità centrali.

L’ “ARCHITETTO” DI XI JINPING

La legge, approvata all’unanimità senza ricorrere al voto per appello nominale, prevede il blocco dei visti e degli asset finanziari per gli ufficiali cinesi ritenuti responsabili delle condizioni degli Uiguri. Fra gli altri, nel mirino c’è Chen Quanguo, il segretario del Pcc per lo Xinjiang. Chen, 63 anni, originario della provincia dell’Henan, già governatore dell’Hebei e segretario del Pcc in Tibet, è considerato l'”architetto” della repressione degli Uiguri e delle minoranze musulmane nella regione. Dal 2017 è membro del Politburo e si vocifera da tempo che il lavoro nello Xinjiang gli possa valere a breve una promozione nello Standing Committee, il più alto centro decisionale del Partito (e dunque del Paese). Più volte nei mesi scorsi il Pcc ha minacciato “ritorsioni proporzionali” nel caso in cui Chen fosse stato toccato dalle sanzioni Usa.

PALLA ALLA CAMERA

Il presidente repubblicano della Commissione Affari esteri del Senato James Risch e il suo collega democratico Bob Menendez hanno definito la nuova legge “un passo importante nel contrasto ai diffusi e orribili abusi dei diritti umani del governo totalitario cinese”. Ora la palla passa alla Camera in mano ai democratici, che, una volta approvato, consegnerà il disegno di legge sulla scrivania di Trump per la firma definitiva.

Un ok che difficilmente sarà negato dallo Studio Ovale. In un’intervista a Fox Business con Maria Bartiromo, Trump ha detto di non voler parlare con Xi e che gli Usa prenderanno contromisure per accertare le responsabilità cinesi sul Covid-19. Il provvedimento andrà a depositarsi su una lunga pila di leggi approvate dal Congresso per mettere alle strette il governo cinese. L’ultima è stata presentata al Senato questo martedì dal repubblicano Lindsey Graham, la più autorevole voce del partito in politica estera, legato al presidente da un rapporto di odi et amo. Si chiama “Covid-19 accountability act” e invita il presidente a richiedere entro 60 giorni al governo cinese prove della collaborazione alle indagini sull’origine del virus. In caso contrario, può scegliere da un ventaglio di proposte per sanzionarne l’inerzia: misure contro singoli ufficiali del Pcc, congelamento degli asset finanziari, blocco dei visti per gli studenti cinesi.

LA RISPOSTA CINESE (E LA MINACCIA PER USA2020)

Il pacchetto di misure è destinato a trascinare i rapporti con il Pcc, peraltro già in caduta libera. Lo stesso gruppo di senatori repubblicani che in questi mesi si è prodigato nell’attività legislativa di deterrenza cinese è infatti finito nel mirino di Pechino, annuncia il Global Times.

La Cina è “estremamente scontenta” delle accuse sulla responsabilità del virus e sanzionerà chiunque abbia avanzato questa ipotesi, a cominciare dai proponenti delle class-action contro il Pcc, come quella dei procuratori generali del Missouri e del Mississipi Eric Schmitt e Lynn Flitch. Sotto sanzioni finiranno in “falchi” repubblicani Josh Hawley e Tom Cotton. “Hanno accusato senza prove la Cina e infiammato la farsa politica del ‘rendiamo la Cina responsabile’ e andranno incontro a severe conseguenze” spiega il foglio di partito, con una minaccia finale: “Ciò che verrà dopo avrà anche un impatto sulle prossime elezioni di novembre”.

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